MotoGP | Bagnaia: "La domenica siamo sempre stati i più forti, ce lo meritiamo"
Il pilota della Ducati si gode il suo secondo titolo iridato consecutivo nella classe regina, che si è preso di forza vincendo la gara conclusiva di Valencia. Un successo sofferto, messo in discussione dal bruttissimo incidente di Barcellona, che ha pesato almeno in modo inconscio, ma che è andato a prendersi con la convizione di chi magari può aver sbagliato tante volte nella Sprint, ma era consapevole di essere l'uomo da battere alla domenica.
Pecco Bagnaia ha sofferto, se l'è dovuto sudare, ma oggi ha scritto la storia della MotoGP. Grazie alla vittoria conquista a Valencia, la settima del suo 2023, il pilota della Ducati ha centrato il suo secondo titolo iridato consecutivo nella classe regina. Un'impresa che nell'era delle moto quattro tempi era riuscita solamente a delle leggende come Valentino Rossi e Marc Marquez, ma che era stata fallita da grandissimi come Casey Stoner e Jorge Lorenzo. Un qualcosa che, di fatto, lo pone già nel firmamento dei grandi del motociclismo.
Arrivato a Valencia con 21 punti di vantaggio sul rivale Jorge Martin, ieri ha complicato le cose sbagliando la scelta della gomma posteriore e permettendo al madrileno di tenere ancora aperto il Mondiale. Ma, ancora una volta, di fronte alle difficoltà il piemontese ha tirato fuori tutto il suo talento, ripetendo un film già visto più volte quest'anno e tornando a brillare nella gara lunga.
"La figata è che ho vinto il campionato vincendo la gara. L'ho sempre sognato e oggi ce l'abbiamo fatta. Aver usato la gomma media ieri ci ha portato in una situazione un po' difficile, ma oggi sapevamo già come comportarci, quindi è stato una specie di aiuto diciamo", ha detto Bagnaia a caldo ai microfoni di Sky Sport MotoGP.
Anche l'anno scorso si è giocato il Mondiale fino all'ultima gara con Fabio Quartararo e, anche se sulla carta la situazione era molto più semplice, Pecco ha rivelato di aver vissuto più serenamente la gara odierna rispetto a quella del 2022.
"L'anno scorso eravamo in una situazione decisamente migliore, perché avevo 23 punti di vantaggio e Fabio avrebbe dovuto vincere per forza, mentre io potevo fare 14°. Era quasi un gol a porta vuota, ma avevo una gran pressione addosso e stavo malissimo. Invece oggi ero più pronto, perché sapevo perfettamente che noi alla domenica andiamo molto più forte. Adesso dovremo capire qualcosa per il prossimo anno, perché non possiamo andare avanti sempre così".
"Però anche oggi mi sono messo subito davanti e sono riuscito ad allungare un po'. Poi ho sentito che le gomme non andavano bene, quindi ho fatto passare gli altri per far salire un po' la temperatura. Ho fatto una gara normale e mi sono concentrato su quello, quindi questo mi ha aiutato a non pensare troppo al campionato. Alla fine è andata bene, anche se gli ultimi cinque giri ho avuto paura perché faceva freddo e temevo per la gomma dura sull'anteriore. Quando Miller è caduto ho capito che iniziava ad essere tosta, però è andato tutto bene", ha aggiunto.
Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images
Francesco Bagnaia, Ducati Team
Ma la sua rivelazione più clamorosa è che non si era reso conto della segnalazione che gli aveva dato il suo muretto con la tabella "Martin out" subito dopo il ritiro del madrileno, avvenuto nel sesto giro per un contatto con Marc Marquez, quindi ha sofferto fino alla fine, pensando che il rivale fosse ancora una minaccia concreta per il titolo.
"Io non l'avevo visto il segnale 'Martin out' e credevo che fosse quarto. Quindi pensavo che se fossi caduto lui avrebbe fatto terzo ed avrebbe vinto il Mondiale. Ma anche l'anno scorso non sapevo che avrei potuto fare anche ultimo, perché eravamo rimasti solo in 14 in gara".
Prima della contatto con Marquez che ha portato al ritiro di Martin, c'era stato un momento da brivido anche con Bagnaia, quando il pilota del Prima Pramac Racing è stato risucchiato dalla scia di Pecco al fondo del rettilineo di partenza, finendo lungo nella via di fuga dopo un leggero contatto. E quello è stato il momento che ha complicato la gara di Jorge.
"A Martin è successo quello che a me era successo in Qatar, perché è stato risucchiato dalla scia e purtroppo lì non ci puoi fare niente, perché tu freni ma vieni risucchiato. E' andata anche bene, perché se mi avesse preso un po' di più, mi avrebbe lanciato. Dopo questa situazione ha dovuto spingere veramente forte e per lui è diventata veramente dura".
Nella stagione del tre volte campione del mondo (ne ha vinto uno anche in Moto2) però ha indubbiamente pesato l'incidente del via di Barcellona, quando Brad Binder gli è passato sopra ad una gamba dopo un violento highside. Se le conseguenze fisiche erano state relative, sulla testa invece quell'episodio si è fatto sentire.
"Inconsciamente mi ha rallentato abbastanza. Magari non a Misano, perché sono tornato subito e ho dovuto correre in condizioni difficili, perché non riuscivo a muovere il ginocchio, ma sono riuscito a fare un risultato che mi ha portato a perdere solo 14 punti anche se lui ha fatto doppietta. Però nelle gare dopo, ogni volta che dovevo fare il time attack non riuscivo a spingere come prima. Ho comunque fatto tantissimi podi, a parte l'India dove mi sono steso. Però siamo stati sempre molto costanti e competitivi alla domenica, mentre al sabato mi è mancata quell'esplosività che avevo prima".
Quando poi gli è stato domandato se gli sarebbe pesato perdere il titolo anche dopo un duello così entusiasmante, ha aggiunto: "Con il numero 1 sì, soprattutto dopo la stagione che abbiamo fatto, perché siamo stati sempre primi, tranne che dopo i due zero consecutivi dell'Argentina e di Austin, perché lì Bezzecchi mi passò. Da lì in avanti sono sempre stato primo in campionato ed ho allungato fino a 62 punti in Austria. Dopo la Sprint di Mandalika ero finito anche sotto, ma la domenica siamo sempre stati i più forti e ce lo meritiamo. Dovevamo vincere noi e sono felicissimo".
Infine, ha già dato un piccolo scoop, confermando che porterà il numero 1 sul cupolino della sua Ducati anche nel 2024: "Il prossimo anno penso che me lo tengo, perché ha funzionato".
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