MotoGP | Acosta: "Tra due anni KTM sarà la miglior moto della griglia”
A soli 19 anni e 171 giorni, Pedro Acosta è diventato domenica scorsa a Sepang un due volte campione del mondo. È il più giovane a vincere in Moto2 e questo lo rende senza dubbio “un prescelto per la gloria”.
Tre anni fa, Pedro Acosta non aveva una moto per correre nel mondiale e all’ultimo momento è riuscito a trovare un posto nel team Ajo-KTM in Moto3. La risposta del murciano è stata vincere il mondiale al debutto, lasciando tutti con la bocca aperta. Dopo un primo anno in Moto2 con un infortunio che lo ha costretto a rimanere a casa, la separazione dal suo amico e mentore Paco Marmol e alcune difficoltà psicologiche derivate, quest’anno ha dominato con autorità la classe intermedia per conquistare il secondo titolo mondiale. Si presenterà al test MotoGP del prossimo 28 novembre a Valencia con lo stesso biglietto da visita da due volte campione del mondo che presentarono già leggende come Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e Marc Marquez.
“Suona tutto molto bene. Prima di venire a Sepang l’altro giorno ho visto che due anni fa abbiamo conquistato il titolo in Moto3. Quindi è stato bello vincerlo qui, dato che non siamo riusciti a vincerlo in Thailandia. Penso che sia stato molto più bello perché ci è costato di più”, ha spiegato domenica il neo campione del mondo, ancora sotto effetto delle emozioni dei festeggiamenti.
Anche se Rossi e Marquez sono arrivati alla classe regina con due titoli, nessuno ci è riuscito in soli tre anni: “Questo non mi dice nulla. Mi sono divertito in questi tre anni. Alla fine sono passato dal rimanere senza team ad arrivare al mondiale. Non sono state situazioni facili perché sono rimasto a piedi una settimana dopo aver firmato il contratto. Quindi mi vedevo un po’ fuori, come se tutto potesse finire. L’ho detto ad Albert (Valera, il manager, ndr)… Ed è andato tutto bene! Le cose non sembravano buone prima di firmare con Aki Ajo. Dopo tre anni nel suo team, vi assicuro che ora non me ne voglio andare. Quindi credo che sia andato tutto molto bene”.
Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images
Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo, se abraza con Aki Ajo
Per capire che un pilota così giovane abbia vinto il secondo mondiale con così tanta autorevolezza, bisogna andare a cercare il passato: “La chiave di questo campionato credo che sia stata l’anno scorso. Alla fine abbiamo fatto una preparazione molto grande. Le cose non venivano bene, mi arrabbiavo di più perché volevo farlo bene. Non trovavamo il setting che mi piacesse perché forse ero molto piccolo o ero anche molto magro rispetto ad ora. Penso che in tutto questo abbiamo fatto dei passi molto grandi. Ora arriverò in MotoGP senza aspettative, forse questo è stato l’aspetto che mi ha frenato al mio primo anno di Moto2… Averne troppo. Voglio divertirmi, imparare con il team e penso che dai ragazzi di KTM possa imparare”.
Per la differenza che ha fatto, si può pensare che sia stato un titolo semplice da vincere: “La cosa più difficile è stato gestire me stesso. L’anno scorso cadevo non perché la moto andasse male o perché non mi permettesse di fare certe cose. Il fatto è che volevo andare molto veloce troppo presto. Mi sono reso conto che avevo bisogno di un processo di adattamento, un po’ di tempo per acclimatarmi alla classe per sapere cosa dovevo fare sulla moto e fare in modo che le cose fossero più facili. Vedevo che in Moto3 era molto facile sorpassare ma in Moto2 faticavo tantissimo. I primi giri guadagnavo solo una posizione quando in Moto3 superavo facilmente dieci o dodici piloti. Quest’anno sono migliorato molto, l’anno scorso abbiamo fatto passi in avanti nei sorpassi, abbiamo migliorato l’inizio della gara, ora siamo competitivi già dalle FP1. Quindi penso che sia un po’ un insieme di tutto, ma soprattutto degli errori commessi l’anno scorso, che abbiamo messo in un angolo dicendo che da lì non potevano uscire”.
Mancano ancora due gran premi per finire la stagione, ma con il lavoro già fatto, all’orizzonte di Acosta si profila il salto alla MotoGP, dove sarà di quanto tempo avrà bisogno per andare veloce: “Non mi pongo scadenze. Ho molta curiosità di arrivare al test di Valencia, vedere come lavora un team di MotoGP, le cose nuove che dovrò capire, come guidano Brad Binder, Augusto Fernandez e Dani Pedrosa. Penso che mi servirà per compiere un passo molto grande, più del setting perché la moto di quest’anno è stata la stessa dall’inizio alla fine. Capire come devo frenare, girare, queste sono le cose su cui facevo fatica l’anno scorso. Mi piacerebbe cominciare con il piede giusto per compiere passi decisi”.
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Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo
Non sono poche le persone che credono che Acosta lotterà per le vittorie già al suo primo anno e lo vedono come il nuovo Marc Marquez nella classe regina: “È sempre bello che la gente pensi queste cose. È anche vero che pure io voglio fare le cose per bene. Non dico di voler lottare per il mondiale perché penso che sia una cosa molto grande ora. Ma vorrei far bene. Mi piacerebbe disputare buone gare, migliorare durante l’anno. Perché no, a fine anno essere competitivo con la KTM. Stiamo vedendo che Binder, da quando ha affinato lo stile e fa manovre meno aggressive, è sempre nei primi 6. Per ora diciamo che la moto è un piccolo passo indietro per lottare per il mondiale, ma fra due anni, per fortuna o sfortuna per altri, KTM sarà la miglior moto della griglia.
Uno dei passi che costeranno più fatica a Pedro sarà uscire dal box di Aki Ajo, dove è stato coccolato e aiutato molto nei suoi tre anni nel mondiale: “Beh, non lo lascio del tutto. Alla fine, ho la fortuna che Aki è come l’Academy KTM. Tomás, che è colui che più o meno diciamo che gestisce il team, ci fa andare a Barcellona ad allenarci, ci unisce un po’ tutti. a parte il mio allenatore a Murcia, che è un’altra cosa, ho approfittato di questi tre anni per andare a Barcellona e allenarmi con gente della MotoGP, ad allenarmi con un’altra mentalità con gli occhi più aperti. Perché io a Murcia faccio quello che penso mi serva, ma devo anche vedere quello che fanno gli altri. Allora non lascio del tutto. Anche se sarà breve, approfitterò dell’inverno per stare con loro. So che hanno provato di tutto per avere un team MotoGP, è vero che devo ringraziarli molto perché sono passato dal non ricevere fiducia da nessuno prima di arrivare in Moto3 al fatto che volevano creare un team MotoGP solo per me. Questa è una cosa molto grande. So che prima o poi le nostre strade si incroceranno di nuovo, che sia nel team ufficiale KTM o in satellite con loro, perché la verità è che mi piace molto l’idea di tornare a lavorare con loro”.
Approfittando del fatto che il murciano era diventato un po’ sensibile al tema di lasciare Aki Ajo, gli è stato chiesto di raccontare a chi fosse dedicato questo mondiale: “Lo dedico al Pedro a cui non venivano bene le cose, quel Pedro è esistito davvero e qui nel mondiale non lo abbiamo visto. Per me che le cose non vengano bene significa che non vinco, che è senza dubbio il mio grande problema. Devo risolverlo, penso, ma è sempre stato così. Il tema è della filosofia che se Pedro Acosta va al massimo in tutte e 22 le gare, le può vincere tutte e 22. Però sorgono imprevisti e non è che uno può gestire tutto. Quindi devo imparare a gestire quei momenti”.
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Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo
Nonostante i molti successi e le vittorie, Acosta è in grado di trovare le se debolezze e rivelare di essere arrivato a temere di deludere il suo team: “Diciamo che quelle sconfitte non erano state per colpa mia o per colpa di qualcosa che non posso controllare. Ma bisogna anche essere autocritici. Tutto ciò che non è vincere quando vesti i colori KTM, in più in un team ufficiale con ciò che c’è dietro e con tutta KTM che ti guarda, è negativo. Quello che ho imparato è che non tutto ciò che non è vincere deve essere negativo. Quindi il titolo va al Pedro che quest’anno ha dato tutto allenandosi”.
Acosta ha anche speso parole di ringraziamento per il suo manager Albert Valera: "È colui che mi ha dato l’opportunità quando nessuno mi cercava, la storia è un po' complicata perché all'inizio non voleva prendermi, nessuno l'ha detto. Era impegnato con Jorge Lorenzo, ma non voleva prendermi", ha rivelato lo spagnolo.
Un rapporto pilota-manager che, all'inizio, non era così buono come lo è ora: "Nell'ultimo anno e mezzo ci siamo avvicinati di più perché anch'io ero molto giovane quando ho iniziato. Avevo solo 16 anni, ora sono vicino ai 20. È stato lui a farmi il primo contratto per il mondiale, quel contratto che è sparito dopo la firma. È stato quello che all'improvviso, da un giorno all'altro, mi ha fatto firmare un contratto a lungo termine con KTM, che mi ha fatto passare in MotoGP e che mi sta facendo andare avanti con la mia vita, perché ho solo 19 anni e non è facile sapere come funziona la testa di un ragazzino”.
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Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo
Lo stesso Valera, oltre a Lorenzo, è il manager di piloti come Aleix Espargaró e Jorge Martín: "Quando avevo iniziato ad aver Albert come manager, mi aveva suggerito la splendida idea di trasferirmi ad Andorra e io sono andato a vedere il paese, avevo 18 anni e non c'ero mai stato prima. Appena arrivato, sono stato due giorni lì e gli ho detto: ‘Albert, non me ne vado da casa mia, mi è salita una depressione. Non dico che il Paese sia brutto, perché è molto carino, ma mi è salita una depressione enorme per il fatto di non vedere il sole o la spiaggia, che non ce la facevo più’. Sono rimasto quattro giorni e no, non volevo restare. Vivo ancora a casa con i miei. È vero che ora sto cercando di diventare un po' indipendente, ma sto cercando una casa nella strada sotto a quella dove vivo con la mia famiglia, non credo nemmeno che si possa dire che divento così indipendente. Mi trovo bene a Murcia, la gente si è abituata a vedermi, esco e quello che mi piace è che sono uno di loro. No, non sono uno a cui piace la fama, non vengo nemmeno fermato ogni dieci metri. La gente ha normalizzato questa cosa e la vedo come una cosa positiva. Mi trovo bene a Mazarrón, cioè io da casa mia vado in spiaggia e il nuovo appartamento è a 20 metri dalla spiaggia. Questo è importante, ad Andorra avrei difficoltà", anche se fiscalmente sarebbe un vantaggio... Preferisco pagare", assicura.
Nonostante il titolo, non ci sono stati grandi piani di festeggiamenti per la domenica sera in Malesia: "La stagione non è ancora finita, ci sono due gare che voglio fare bene, saranno belle per la squadra perché a parte questo sono ancora in lotta in questo campionato, non è tutto chiuso e penso che ci siano molti capitoli in Moto2 che vorrei chiudere. Siamo anche vicini ai 400 punti, e sono tanti. Vorrei fare molte cose in Moto2 prima di andarmene e non mi resta molto tempo. Quindi devo sbrigarmi”.
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