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Marquez: “È l’inizio del mio ritorno, ma non guardo al mondiale”

Marc Marquez si mostra felicissimo del settimo posto conquistato nella sua gara di rientro, a Portimao, e chiede tranquillità, necessaria per rispettare i tempi richiesti per tornare alla sua migliore versione.

Marc Marquez, Repsol Honda Team

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Marc Marquez non è famoso per essere uno sportivo dalla lacrima facile e per questo ha colpito il fatto che non sia riuscito a trattenere il pianto appena rientrato ai box dopo una gara che per lui ha avuto diverse fasi: la prima in cui ha cercato la posizione all’interno del gruppo do testa, la seconda in cui ha trovato il suo ritmo e ha iniziato a rimontare e la terza ed ultima in cui ha dovuto dosare le forze per poter passare sotto la bandiera a scacchi, più di 500 dopo l’ultima volta.

Dopo il calvario dell’ultimo anno, in cui è anche arrivato a dubitare se potesse tornare a gareggiare, la posizione finale era il suo ultimo pensiero. Eppure, chiudere a 13 secondi dal vincitore Fabio Quartararo è un motivo per essere più che soddisfatto.

“Normalmente mi trattengo le emozioni, ma quando sono arrivato al box, con i miei meccanici, non sono riuscito a controllarmi e sono esploso. Spero che sia l’inizio del mio ritorno. Questo è il passo più importante del mio recupero. In maniera diversa, ma sono tornato a sentirmi un pilota. Mentalmente mi sono liberato”, ha affermato Marquez, che insiste ancora una volta sul fatto che il cammino è ancora lungo prima di potersi porre gli obiettivi a cui aspirava abitualmente.

 

Lo spagnolo, che tuttavia è stato il migliore dei piloti Honda, ha dichiarato: “Ho già avvisato che non sarei stato lo stesso Marc da un giorno all’altro, ma è andata molto meglio di quanto mi aspettassi. Sto facendo la mia pre-stagione. Avrei bisogno di test privati, ma sono vietati. L’obiettivo non è il mondiale, ma recuperare il mio livello”.

Marquez è partito dalla sesta casella della griglia di partenza ed è arrivato ad occupare la quarta posizione nelle prime fasi di gara, prima che gli ‘squali’ mostrassero tutta la loro aggressività e cominciassero ad inghiottirlo: “La parte più dura della gara sono stati i primi giri, perché mi sentivo fuori posto. È come quando giochi a calcio a scuola con i ragazzi più grandi. Non avevo il ritmo né il controllo della moto per poter stare lì. Sono andato in progressione, ma negli ultimi giri mi sono limitato a girare perché non riuscivo toccare terra con il gomito”.

Ora il catalano dovrà riposarsi e allenarsi meno di quanto vorrebbe per dare ascolto ai medici: “Tornare a correre significa che a casa dovrò allenarmi di meno. Ora, tra le gare, non potrò andare in moto. La carica di stress sull’osso deve crescere in maniera progressiva. I medici mi hanno permesso di tornare a correre e ora devo ascoltarli”.

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