L’allarme di Zasa: "Siamo di fronte alla terza Guerra Mondiale”
Michele Zasa, responsabile della Clinica Mobile MotoGP, vuole rendere manifesta la gravità della situazione provocata dal Coronavirus.
Michelle Zasa, Clinica Mobile
Gold and Goose / Motorsport Images
L’epidemia del coronavirus ha già contagiato più di 275.000 persone in tutto il mondo ed il numero di morti supera gli 11.000. La crisi che è iniziata in Cina sta affliggendo anche l’Europa e questa pandemia sta risultando letale in Italia, che con più di 4.000 vittime è diventata la nazione con il maggior numero di deceduti, superando anche la Cina.
Gli ospedali stanno rimanendo senza materiale per curare gli ammalati a causa dell’elevata cifra dei contagiati e varie figure influenti nel nostro paese si sono mobilitate per dare un aiuto. La Ferrari ha effettuato una donazione milionaria, mentre Valentino Rossi ha avviato una raccolta fondi. Inoltre il Circuito del Mugello ha messo a disposizione dei centri sanitari il materiale della clinica della pista.
Anche il responsabile della Clinica Mobile della MotoGP, Michele Zasa, sta aiutando attivamente. Il medico lancia un appello affinché si rispetti alla lettera il decreto emanato dal Governo italiano, che impone di restare in casa.
Il Dottor Zasa, parlando con La Gazzetta dello Sport, afferma: “Ci sono momenti in cui mi piacerebbe portare le persone a casa, vediamo quando recupereremo i morti. Ho visto molte cose dure nella mia vita da medico, ma qui siamo oltre tutto. Ancora non abbiamo raggiunto il picco, ma la situazione è davvero brutta. Siamo in guerra e vorrei che sia chiaro. I primi che rischiano sono coloro che lavorano nella Sanità, i volontari, i lavoratori della Protezione Civile, che in pochissimo tempo hanno dovuto prepararsi a fronteggiare una situazione di emergenza assoluta. È uno stress costante, perché dobbiamo seguire dei procedimenti molto rigidi per evitare il possibile contatto con i pazienti”.
Mentre in Spagna la popolazione sta cercando di rispettare l’isolamento restando nelle proprie case, in Italia non sta avvenendo la stessa cosa: “Il vero problema ora è vedere tanti giovani che iniziano a stare male. La gente vede la tragedia umana solamente quando noi medici dobbiamo portare via qualcuno dalle proprie case. Tuttavia, per strada si vede gente seduta sulle panchine, che passeggia, che corre. L’Italia è diventata un paese di runners! Lottiamo contro un esercito invisibile, ma a molte persone non importa il rischio di aumentare i contagi. Noi lavoratori siamo allo stremo, è la terza guerra mondiale e la gente deve iniziale a capirlo”.
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