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Analisi

KTM: la RC16 ora è pronta per fare grandi cose

Con tre vittorie, la Casa di Mattighofen è stata la grande rivelazione della MotoGP 2020. La crescita però non è stata per niente casuale, ma il frutto di un'ottima pianificazione. Ora però è chiamata a confermarsi e magari provare a fare addirittura meglio nel 2021.

Brad Binder, Red Bull KTM Factory Racing

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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Non ci sono grossi dubbi su quale sia il marchio che ha fatto i passi avanti più grandi nella stagione 2020 della MotoGP. I numeri parlano chiaro per la KTM: tre vittorie, tre pole position ed altri quattro piazzamenti a podio vanno probabilmente oltre anche a quelle che erano le speranze della Casa di Mattighofen, che fino al 2019 aveva colto solamente un podio sotto al diluvio, a Valencia nel 2018.

Il bottino di punti nella classifica Costruttori, infatti, è stato quasi raddoppiato rispetto al 2019 (200 contro 111), nonostante il calendario di quest'anno sia stato ridotto a soli 14 Gran Premi dalla pandemia del COVID-19, cinque in meno rispetto al campionato precedente. Inoltre Pol Espargaro ha chiuso quinto nella classifica piloti, mancando il podio iridato per sole 4 lunghezze.

Ma questa è stata tutt'altro che una crescita casuale. Anzi, in Austria c'è stata una grande programmazione, cominciata con l'ingaggio di un pilota esperto e di grande talento come Dani Pedrosa nel ruolo di collaudatore, avvenuto alla fine della stagione 2018, quando lo spagnolo ha deciso di appendere il casco al chiodo, dopo 13 anni nel team ufficiale Honda e ben 31 vittorie nella classe regina.

Dani Pedrosa, l’uomo della svolta

Dani Pedrosa, Red Bull KTM Factory Racing

Dani Pedrosa, Red Bull KTM Factory Racing

Photo by: MotoGP

La cosa curiosa è che il nome del pilota di Sabadell non apparirà mai nelle statistiche della MotoGP con accanto quello della KTM, ma a detta della maggior parte delle persone che lavorano a Mattighofen è quello che ha contribuito maggiormente a rendere la RC16 una moto molto versatile, dopo che solo un anno fa aveva quasi mandato dallo psicologo un talento come Johann Zarco, che aveva addirittura rinunciato ad un ricco biennale pur di non doverla più guidare. Ora invece si adatta sia alla guida aggressiva di uno "staccatore" come Espargaro, che a quella fluida e pulita di Miguel Oliveira.

Pedrosa è stato utilizzato per un intenso programma di test e piano piano la RC16 si è trasformata. Il motore è sempre stato uno dei suoi punti di forza, ma con il lavoro di Dani la sua potenza ha cominciato a scaricarsi a terra e i risultati si sono visti. Probabilmente, però, la chiave di questo è stata nel riuscire a convincere la KTM ad abbandonare un normale telaio a traliccio, pur senza violare del tutto la tradizione austriaca.

Dai test dei fine 2019 a Valencia, infatti, è apparso un design innovativo, che ha funzionato bene quasi subito. "Questo telaio è un ibrido, 80% tubolare e 20% trave. E' ancora un telaio tubolare. Non vogliamo cambiare stile perché non sappiamo se con il doppia trave saremmo veloci. Con questo telaio abbiamo molte informazioni, vediamo cosa ci offrirà", aveva detto Espargaro a conclusione della prima uscita.

Le concessioni sfruttate nel migliore dei modi

Dani Pedrosa, Red Bull KTM Factory Racing

Dani Pedrosa, Red Bull KTM Factory Racing

Photo by: MotoGP

In una stagione particolare come questa, Pedrosa è diventato quasi un’arma letale accoppiato al fatto che la KTM godeva ancora delle concessioni. Mentre le Case rivali infatti non potevano utilizzare i piloti titolari ed avevano limitazioni a livello di circuiti anche con i collaudatori, gli austriaci si sono ritrovati a poter sfruttare a piene mani il miglior tester del lotto. E la cosa si è vista nei risultati.

Pedrosa ha completato quest'anno un fitto programma di test, iniziato a febbraio a Sepang, che lo ha visto impegnato per almeno 20 giorni su vari circuiti, tra cui il Red Bull Ring (maggio e luglio), Brno (luglio ed agosto), Misano (agosto), Portimao (ottobre), Valencia (ottobre) e Jerez (dicembre).

Di fatto, la KTM ha "rispolverato" il lavoro che aveva dato grandi frutti alla Ducati nel biennio 2017-2018, quando la Casa di Borgo Panigale sfruttava le giornate di test privati per andare a preparare i Gran Premi chiave con i suoi titolari, ma lo ha fatto puntando soprattutto su un tester che ha tutto il potenziale per esserlo. E non deve stupire quindi che le vittorie ed i risultati migliori siano arrivati proprio sulle piste su cui Dani aveva già fornito un’ottima base di partenza.

Sarà da valutare quindi come si adatterà il prossimo anno al suo nuovo status di costruttore senza concessioni. Anche se, in caso di conferma di Pedrosa, l'unica differenza sarà quella di poter andare a provare su meno circuiti rispetto a quanto fatto in questo produttivo 2020.

Il primo sigillo con Binder a Brno

Brad Binder and Red Bull KTM Factory Racing festeggia la vottoria

Brad Binder and Red Bull KTM Factory Racing festeggia la vottoria

Photo by: MotoGP

Forte di un sesto e di un settimo posto nelle prime due gare dell’anno, disputate entrambe sul tracciato di Jerez, Pol Espargaro era indicato come un forte candidato al podio per il Gran Premio di Repubblica Ceca, visto che la KTM era stata la sola ad andare a provare a Brno. A sorpresa però a regalare questa gioia al marchio austriaco è stato il rookie Brad Binder, capace addirittura di vincere alla terza uscita nella classe regina.

Nei primi giri era stato proprio Espargaro a dare la sensazione di avere tutte le carte in regola per vincere la gara, ma i suoi sogni di gloria sono andati in fumo a causa di un contatto con Johann Zarco. Binder invece ha sfoderato una rimonta clamorosa dalla terza fila dello schieramento di partenza e, dopo aver ricucito il gap sul leader Franco Morbidelli, lo ha scavalcato ed ha preso il largo, involandosi a scrivere una pagina di storia della MotoGP.

"Non lo so come mi sento, non l’ho ancora ben capito. È una cosa folle, è un sogno che ho da sempre e ora l’ho realizzato. All’ultima vittoria in Moto2 mi sono detto ‘riproverò la stessa emozione?’ e ci sono riuscito dopo tre gare. È incredibile, pensavo che ci sarebbe voluto molto tempo, ma non so nemmeno da dove cominciare", ha detto un incredulo Binder, che ha costruito il suo successo grazie ad un’ottima gestione delle gomme, favorita proprio dal lavoro fatto nel test di luglio su una pista su cui le altre moto hanno faticato tantissimo a trovare il grip.

Una grande impresa, perché non solo Brad è stato il primo a portare la KTM sul gradino più alto del podio, ma si è anche tolto la soddisfazione di diventare il primo sudafricano capace di imporsi in MotoGP, oltre al primo a vincere nell’anno da un esordiente dopo un certo Marc Marquez nel 2013. Un’eredità di un certo peso, che però poi non è riuscito a confermare troppo nel proseguimento del campionato, nel quale sono arrivati solamente altri quattro piazzamenti nella top 10 e l’11esimo posto finale, che comunque gli è valso il titolo di "Rookie of the Year".

Espargaro semina, ma raccoglie Oliveira

Miguel Oliveira, Red Bull KTM Tech 3,  Jack Miller, Pramac Racing, Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Miguel Oliveira, Red Bull KTM Tech 3, Jack Miller, Pramac Racing, Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Non ci sono dubbi sul fatto che il pilota che è riuscito ad essere veloce con più regolarità nel corso dell’anno sia stato Pol Espargaro, ma alla fine il pilota spagnolo non è riuscito mai a trovare la zampata giusta. Nonostante cinque piazzamenti a podio (sempre terzo) e due pole position, sulla sua avventura in KTM rimarrà il neo di averla chiusa senza riuscire a centrare la tanto inseguita sua prima vittoria in MotoGP. Ed è un peccato, visto che lui ha fatto parte del progetto fin dagli albori.

Le due occasioni sprecate più clamorose sono sicuramente quelle delle due gare sulla pista di casa del Red Bull Ring. Nella prima, il Gran Premio d’Austria, era al comando quando è stata sventolata la bandiera rossa a causa del terribile incidente che ha coinvolto Johann Zarco e Franco Morbidelli. Purtroppo per lui, però, aveva terminato la sua dotazione di gomme posteriori medie e quindi alla ripartenza ha dovuto montare una soft, che però non ha reso allo stesso modo sulla sua RC16. E alla fine ha condito il tutto con una scivolata che è costata carissimo alla KTM, visto che ha coinvolto anche il compagno di marchio Miguel Oliveira.

Nella seconda gara, quella valida come Gran Premio di Stiria, ha comunque scritto un pezzo di storia, firmando la prima pole position del marchio austriaco nella classe regina. Ma, ancora una volta, non è riuscito a concretizzare alla domenica, in una gara che ad onor del vero sarebbe stata facilmente preda della Suzuki di Joan Mir se non fosse arrivata nuovamente una bandiera rossa, questa volta per l’incidente di Maverick Vinales, costretto a lanciarsi dalla sua Yamaha rimasta senza freni.

Alla ripartenza questa volta le RC16 hanno fatto da padrone e Pol è arrivato al comando all’ultima curva, ma nel tentativo di resistere all’attacco della Ducati di Jack Miller è finito larghissimo. Questa volta, se non altro, ad approfittarne però è stata l’altra KTM di Oliveira, che così è diventato il primo portoghese capace di vincere in MotoGP, regalando anche il primo sigillo ad un team storico come il Tech 3 di Hervé Poncharal.

"All’inizio dell’ultimo giro ho visto che Pol stava chiudendo ogni varco per impedire a Miller di passare e facendo così stava perdendo molto tempo. Nelle ultime curve Jack ha provato a superarlo, mentre io ho seguito la mia traiettoria e sono riuscito ad approfittare del loro duello", ha detto Oliveira. "Essere il primo portoghese a vincere in tutte le categorie mi rende molto orgoglioso, ma riuscire a vincere a casa della KTM rende il giusto merito al grande lavoro svolto. KTM sta dimostrando di aver imboccato la giusta direzione".

RC16 costantemente da podio, ma Pol saluta senza vittorie

Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Le parole di Oliveira in effetti sono state profetiche. Magari non per lui, almeno fino alla gara conclusiva di Portimao, ma per il trend della KTM. Nelle otto gare successive al Gran Premio di Stiria, infatti, Espargaro è riuscito a salire sul podio in ben altre quattro occasioni. Quello del Gran Premio d’Emilia Romagna è stato favorito da una penalità inflitta a Fabio Quartararo, che ha permesso a Pol di salire dal quarto al terzo posto.

Poi però il pilota di Granollers è riuscito a conquistare il gradino più basso del podio anche sotto al diluvio di Le Mans, dove si è reso protagonista di una bellissima rimonta nella seconda parte della gara, ma anche nelle due gare disputate sul Circuito Ricardo Tormo di Valencia, dove in occasione del Gran Premio d’Europa è riuscito anche a firmare la sua seconda pole position stagionale. Il rendimento della seconda parte di campionato quindi è stato molto costante e, anche se alla fine non è arrivata la tanto agoniata vittoria, Pol ha salutato la KTM senza rimpianti.

"Vi giuro che non sto mentendo. Non è quello che cercavo con KTM – ha detto Espargaro quando dopo l’ultima gara di Portimao gli è stato chiesto se fosse difficile lasciare KTM senza una vittoria – Molte persone mi hanno chiesto nei debrief media se avessi bisogno di vincere. Certo che voglio vincere, voglio vincere sempre, vado sempre in pista con questa mentalità vincente, ma non succede sempre. Alla fine, se vedete il risultato di Joan Mir, è campione del mondo avendo vinto una sola gara. Vincere non è sempre ciò di cui si ha bisogno".

"Non ho nessun rimpianto. Ho dato il massimo e se la vittoria non è arrivata, è perché non me la meritavo o perché non ho fatto la mossa giusta al momento giusto. Ho avuto l’occasione molte volte, a Brno era fuori dal nostro controllo, ma nelle due gare austriache sono stati i nostri errori a non farci vincere. Quindi, nessun rimpianto. Sono contento di me stesso e felicissimo di quello che ho ottenuto. Mi sento orgoglioso di quello che abbiamo realizzato come factory, quello che io ho realizzato come pilota e mi porto dietro un bagaglio pieno di conoscenze per il futuro. Posso solo dire grazie a KTM, perché è stato un periodo fantastico insieme", ha aggiunto.

Oliveira chiude in bellezza e ora pensa in grande

Miguel Oliveira, Red Bull KTM Tech 3

Miguel Oliveira, Red Bull KTM Tech 3

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Chi invece ha fatto centro ogni volta che si è presentata l’occasione è stato proprio Oliveira. Dopo la vittoria anche un po’ fortunosa del Red Bull Ring, il portoghese ha letteralmente dominato la scena nella "sua" Portimao. Velocissimo fin dalle prime sessioni di prove libere, il portacolori del team Tech 3 ha conquistato la sua prima pole in MotoGP e poi è andato ad imporsi con autorità, comandando dal via fino alla bandiera a scacchi. E il suo non è un successo banale, perché alla fine più di lui hanno vinto solamente i due portacolori della Yamaha Petronas, Franco Morbidelli e Fabio Quartararo, arrivati entrambi a quota tre.

Se è vero che Miguel non è riuscito ad avere un rendimento costante quanto quello di Espargaro, lo è altrettanto che non si è fatto scappare le opportunità che si sono presentate. Alla fine quindi la KTM sembra averci visto lungo decidendo di promuovere nella squadra ufficiale un altro pilota che come Binder è uno dei suoi pupilli fin dai tempi della Moto3 e che ha fatto tutta la trafila fino alla MotoGP proprio all’interno del marchio.

Senza contare che, ora che ha vinto delle gare, Oliveira si sente pronto a sognare un po’ più in grande, perché è convinto di non aver mostrato ancora tutto il suo repertorio: "Mi hanno lasciato l’amaro in bocca quelle gare in cui ho chiuso in quinta o sesta piazza, perché ero consapevole che avrei potuto fare decisamente meglio. Anche nei weekend dove sono finito in terra, però, ho avuto modo di raccogliere informazioni preziose per migliorare la moto per il prossimo anno. La KTM è performante in tutti i circuiti, ma ci serve solo il tempo per mettere tutto a posto".

Ma la parte più roboante delle sue dichiarazioni doveva ancora arrivare: "Sono pronto per giocarmi il titolo. Ovviamente bisogna avere la costanza di andare spesso a podio. In questa stagione abbiamo visto come non conti guidare una moto di un team ufficiale o di un team satellite, tutti i mezzi sono competitivi. Nel 2021 la lotta per il titolo sarà ancora più serrata". Crederci è lecito, perché la RC16 ora sempre una moto in grado di puntare costantemente al podio, toccherà a lui e Binder dimostrare di esserne all’altezza con regolarità e non solo per zampate sporadiche.

Un Danilo Petrucci da ricostruire

Danilo Petrucci, Ducati Team

Danilo Petrucci, Ducati Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Con l’uscita di scena di Espargaro, la KTM ha deciso di puntare su un pilota di esperienza per sostituirlo e la scelta è ricaduta su Danilo Petrucci, firmato con decisione prima del via della stagione, quindi credendo tanto in lui, visto che attendendo ancora qualche settimana si sarebbe potuto aprire uno spiraglio anche con un pezzo pregiato come Andrea Dovizioso.

Il pilota di Terni è reduce da una lunga avventura in Ducati, iniziata nel 2015 con i colori del Pramac Racing e conclusasi con il biennio da pilota factory, che gli ha regalato la grande gioia della prima vittoria in MotoGP al Mugello e il bis sotto al diluvio di Le Mans di quest’anno, ma anche un ultimo anno da separato in casa che non è stato affatto facile per lui.

Tolto l’exploit del GP di Francia, infatti, "Petrux" ha concluso solamente altre tre gare nella top 10, sottolineando più volte quanto il sentire la mancanza di fiducia da parte della Ducati sia stato determinante in questa crisi. A Mattighofen, ma anche nel team Tech 3 che lo accoglierà come compagno del confermato Iker Lecuona, devono sapere che la prima cosa da fare è manifestare fiducia a Danilo se vogliono ritrovare quel pilota che prima della crisi iniziata sul finire del 2019 era stato capace di conquistare nove podi in MotoGP.

Quel che è certo, è che Petrucci è impaziente di provare la RC16, proprio perché gli sembra una moto particolarmente versatile: "Una delle cose che mi hanno convinto quando sono stato in fabbrica è che Mike Leitner mi ha detto che hanno fatto un grandissimo step da quando è arrivato Pedrosa, che è un pilota molto fine, ma non frena forte come Pol Espargaro. Questo vuol dire che si può guidare in entrambi i modi. Quest'anno hanno fatto dei risultati importanti, hanno vinto tre volte, quindi sono molto curioso di provarla".

Ma c’è da scommettere che sarà pronto a dare il massimo per dimostrare di meritarsi il suo posto in MotoGP: "Cambiare marchio è una cosa che in una carriera succede poche volte, ma per me sarà un anno cruciale. Ho cominciato nel 2012 che ero il più giovane sulla griglia, ma l'anno prossimo sarò il terzo più vecchio, quindi sarà una stagione un po' 'lascia o raddoppia': se non faccio bene, non credo che avrò troppe occasioni. Ma credo che mi farà molto bene cambiare aria, cambiare metodo di lavoro, e sono molto curioso".

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