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Jarvis: "Avere un pilota spagnolo non è stato un'imposizione"

Il grande capo della Yamaha ha spiegato che si poteva puntare su un pilota pronto o su uno più futuribile e che in questo senso Pedrosa e Vinales erano i candidati ideali. La scelta alla fine è ricaduta su Maverick ragionando a lungo termine.

Lin Jarvis, Maverick Viñales, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Lin Jarvis
Lin Jarvis, Maverick Viñales, Team Suzuki MotoGP
Lin Jarvis
Lin Jarvis
Podium: third place Maverick Viñales, Team Suzuki MotoGP
Dani Pedrosa, Repsol Honda Team
Dani Pedrosa, Repsol Honda Team
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Se c'è una cosa che non si può dire di Lin Jarvis è che non sia un team principal che ci mette la faccia. Quando Jorge Lorenzo ha annunciato il suo addio alla Yamaha, il grande capo del team MotoGP della Casa di Iwata si è presentato in conferenza stampa a Jerez de la Frontera per dare la sua versione dei fatti.

E anche oggi, nel giorno dell'ufficialità dell'ingaggio di Maverick Vinales per le stagioni 2017 e 2018, nelle quali sarà il compagno di squadra di Valentino Rossi, Jarvis ha invitato i giornalisti nell'hospitality della squadra per spiegare come si è arrivati a questa soluzione.

"Sono personalmente molto felice di questa scelta. Ovviamente quando si perde un pluricampione del mondo come Jorge è molto difficile trovare un sostituto all'altezza, che abbia la stessa esperienza e la possibilità di garantire performance nell'immediato. Abbiamo valutato quale potesse essere l'opzione migliore per sostituirlo ed avevamo due opzioni: un pilota che fosse veloce immediatamente oppure uno che avesse un buon potenziale pensando al futuro. Guardando a questo secondo aspetto, Maverick rappresentava la scelta perfetta, quindi siamo molto contenti" ha spiegato Jarvis.

Successivamente ha spiegato che i contatti per provare a portare in Yamaha Dani Pedrosa erano reali, ma ha respinto le voci secondo cui l'approccio al pilota della Honda possa essere stato solamente una sorta di spauracchio per provare a velocizzare la conclusione della trattativa con Maverick.

"C'erano due direzioni differenti che potevamo prendere e l'alternativa più valida era rappresentata da Dani. E' normale quindi che avessimo iniziato una discussione con il suo management, così come avevamo fatto con quello di Maverick. Ma non abbiamo cercato di dare il via a tattiche particolari o di far circolare rumors per mettere pressione a Maverick. Domenica a Le Mans sono stato assalito di domande quando sono arrivato in pista, ma non ho idea della provenienza di questi rumors. Anzi, forse lo sapete meglio voi da dove arrivano".

Jarvis poi ci ha tenuto a sottolineare che Valentino non è stato interpellato prima di prendere questa decisione, ma che comunque è convinto che il pesarese abbia un buon rapporto con Maverick e che questo potrà essere positivo per il clima in squadra.

"Ovviamente è importante avere un team ben bilanciato, ma anche competitivo. Non abbiamo mai chiesto a Valentino il permesso per ingaggiare Maverick. Chiaramente non abbiamo mai preso in considerazione Marquez per ovvie ragioni. Valentino rispetta la nostra decisione, anche perché credo che abbia un buon rapporto con Maverick e questo è sicuramente positivo".

Qualcuno gli ha anche chiesto se ci fosse stato qualche contatto con Andrea Iannone, ma Lin ha chiarito che probabilmente era più il pilota di Vasto ad essere interessato che non la Yamaha: "Non siamo mai entrati in questo tipo di discussione con Andrea. Lui ha espresso il suo interesse per la Yamaha, come hanno fatto anche altri piloti, perché è normale che un pilota voglia assicurarsi la miglior moto possibile per il suo futuro. Ma non abbiamo mai avuto discussioni con lui".

Tuttavia, ci ha tenuto a precisare che la Movistar non ha imposto un pilota spagnolo, ma che al massimo può averlo caldeggiato: "E' normale che il nostro sponsor Movistar possa gradire un pilota spagnolo in squadra. In ogni caso, non era un'imposizione, perché siamo stati lasciati liberi di scegliere il pilota che ritenevamo il migliore per la Yamaha".

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