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Analisi

Il Rookie of the Year può scalare le gerarchie in Ducati

Quello di miglior esordiente è un titolo a cui non viene dato troppo peso in MotoGP, ma sono tanti i piloti che hanno lasciato un segno dopo averlo conquistato. E quest'anno sarà deciso da un derby interno alla Ducati tra Marini, Bastianini e Martin...

Luca Marini e Enea Bastianini, Esponsorama Racing

Quanto vale il titolo di Rookie of the Year in MotoGP? In tanti probabilmente rispondebbero poco, perché raramente sono molti gli esordienti che si affrontano nella classe regina e spesso poi lo fanno ad armi impari, tra chi dispone di moto factory e chi invece si deve accontentare di guidarne una satellite pur di fare il salto di categoria.

Se guardiamo all'albo d'oro di questo titolo, soffermandoci sulle ultime dieci stagioni, solamente Marc Marquez è riuscito a conquistare la corona di campione del mondo (la prima volta proprio nell'anno del debutto), ma non si può nascondere che in questo elenco troviamo diversi nomi che poi hanno lasciato un segno in MotoGP.

E basta guardare al 2018 ed al 2019 per rendersene conto. Quando Franco Morbidelli ha avuto la meglio sul compagno di squadra Thomas Luthi sembrava quasi una cosa di poco conto, nonostante il saldo tra i due piloti della Marc VDS fosse di 50-0 in favore del campione uscente della Moto2. A distanza di due anni però il talento del pilota della Yamaha Petronas è venuto fuori prepotentemente: vice-campione del mondo, con tre vittorie ed altri due piazzamenti a podio.

Franco Morbidelli, Estrella Galicia 0,0 Marc VDS

Franco Morbidelli, Estrella Galicia 0,0 Marc VDS

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Un anno dopo è stato il nuovo pilota ufficiale della Yamaha Fabio Quartararo a brillare, conquistando sei pole position e sette piazzamenti a podio. Risultati che, oltre a valergli un contratto da pilota factory della Casa di Iwata, gli ha permesso di avere la meglio in questa speciale classifica su avversari del calibro dell'attuale campione del mondo Joan Mir, ma anche di Pecco Bagnaia e Miguel Oliveira, quest'anno tutti piloti ufficiali.

Senza dimenticare che nel 2015 era toccato a Maverick Vinales, che un anno più tardi ha riportato la Suzuki alla vittoria ed oggi è l'uomo di punta della Yamaha, e che 12 mesi prima invece era stata la volta di Pol Espargaro, pilota ancora alla ricerca della prima vittoria in MotoGP, che però è stato capace di far risalire la KTM dal fondo della griglia a lottare costantemente per il podio, guadagnandosi così un posto nella squadra ufficiale Honda per il 2021.

Nell'ultimo anno è stato Brad Binder a spuntarla su Alex Marquez, ma anche il sudafricano nel suo piccolo ha già lasciato un segno: è stato il primo dopo Marc Marquez a riuscire a vincere un GP alla prima stagione nella classe regina. Cosa che anche in precedenza era riuscita solamente a pochi eletti come Jorge Lorenzo o Dani Pedrosa.

Tra quelli che hanno saputo fare fin qui bene, l'elenco comprende anche Cal Crutchlow e Johann Zarco che, escluse le rispettive parentesi deludenti in Ducati e KTM, hanno dimostrato a più riprese di poter essere dei piloti in grado di ambire alle posizioni che contano. Tuttavia, bisogna ammettere che c'è anche chi non ha lasciato un segno indelebile, come Stefan Bradl (2012) e Tito Rabat (2016), ma per la maggior parte dei casi, anche se questo è un trofeo che non viene considerato troppo, spesso ha fatto da trampolino di lancio a delle carriere di tutto rispetto per i piloti che se lo sono portato a casa.

Nel 2021 è una sfida tutta in Ducati

E a maggior ragione potrebbe esserlo quest'anno, visto che gli unici tre esordienti hanno anche un'altra caratteristica: guidano tutti una Ducati e sono tra i piloti che la Casa di Borgo Panigale ha scelto per aprire il suo nuovo ciclo, iniziato con la promozione di Jack Miller e Pecco Bagnaia nel team ufficiale, che ha aperto nuovi spazi nei team satellite.

 

Alle porte di Bologna hanno deciso di puntare forte sulla linea giovane, mettendo sotto contratto tre dei primi cinque della classifica iridata dello scorso anno della Moto2. A partire dal campione del mondo Enea Bastianini, pilota reduce da una carriera solida nelle classi minori, con un terzo ed un secondo posto nel Mondiale in Moto3, prima di centrare lo scorso anno il bersaglio grande in quella di mezzo, con tanto di tre vittorie.

Il tutto mostrando nell'ultima stagione un'importante maturazione soprattutto dal punto di vista mentale e caratteriale, che ha portato alla definitiva consacrazione di un talento che non era mai stato messo in discussione fin dall'approdo sulla scena iridata.

A dividere con lui il box del team Esponsorama, ma con una Desmosedici GP che avrà i colori dello Sky Racing Team VR46, ci sarà Luca Marini, che corona il sogno di dividere la pista con il fratello maggiore Valentino Rossi prima che il "Dottore" appenda il casco al chiodo. Ma non è questo il solo motivo per cui il pilota di Tavullia è stato scelto.

 

Luca ha avuto bisogno di tempo per maturare, ma la sua crescita in Moto2 è stata costante dall'esordio datato 2016: nel 2018 è arrivata la prima delle sue sei vittorie e lo scorso anno ha lottato per il Mondiale. Anzi, fino a Le Mans sembrava averlo quasi in pugno, poi una brutta caduta in prova ha portato a qualche gara un po' in ombra e alla fine si è dovuto accontentare della piazza d'onore, ma la sua è una promozione meritata.

Se i due ragazzi di casa nostra guideranno una GP19 dotata di tutti gli ultimi aggiornamenti, quindi il pacchetto con cui Zarco è riuscito a conquistare una pole position ed un podio nel 2020, gli uomini della Rossa sembrano aver puntato con più decisione su Jorge Martin, al quale invece sarà affidata una moto factory ma con i colori del Pramac Racing, nel quale dividerà il box proprio con il pilota di Cannes.

E' innegabile però che lo spagnolo fosse uno dei prospetti più seguiti sulla griglia della Moto2: campione del mondo della Moto3 nel 2018, con il Gresini Racing, ha vissuto un primo anno complicato nella classe di mezzo, a causa di una KTM piuttosto difficile da guidare. Una volta salito sulla Kalex, però, ha saputo dare lampi del suo talento, vincendo al Red Bull Ring e a Valencia. E se la positività al COVID-19 non lo avesse costretto a saltare le due gare di Misano, probabilmente avrebbe fatto di più del quinto posto finale nel Mondiale.

 

Insomma, si tratta di tre ragazzi che si affacciano in MotoGP al momento giusto della loro carriera e con la voglia di mostrare tutte le loro capacità. Spuntarla in questa battaglia a tre per la corona di miglior rookie può avere poi un valore che va ben oltre il trofeo: con la Ducati che sembra credere tanto su questo programma giovane, mettersi in evidenza può essere sicuramente un buon modo per provare a scalare le gerarchie interne a Borgo Panigale e fare un primo passo verso un futuro importante e a tinte rosse.

"Penso che sia grandioso, ma anche una grande sfida. Possiamo migliorarci a vicenda, guardando i nostri dati. Martin avrà qualcosa in più rispetto a noi, ma spero che se saremo veloci anche io ed Enea avremo degli aggiornamenti dalla Ducati, come hanno già fatto anche con Zarco lo scorso anno", ha detto a riguardo Marini nel giorno della presentazione del Team Esponsorama.

"Siamo tre piloti veloci, con degli stili di guida differenti. Io, per esempio, sono piccolino e Luca è molto alto, mentre Martin ha una guida molto aggressiva. E' una bella sfida e io voglio provare a vincerla, ma al momento non abbiamo ancora guidato la moto, quindi non so molto. Martin sarà in un'ottima squadra, con una moto leggermente diversa, ma farò del mio meglio per imparare e per diventare veloce il prima possibile", ha aggiunto Bastianini.

E' vero che per Marini potrebbe esserci la "scialuppa" di un approdo della VR46 in MotoGP con il suo team, cosa più che probabile per il 2022, ma c'è da scommettere che anche lui non si tirerà indietro. Anche perché questa lotta ad armi (quasi) pari è un'occasione ghiotta per tutti e tre per mettersi in mostra agli occhi non solo di Gigi Dall'Igna, ma di tutto il paddock della MotoGP. Cosa non di poco peso pensando ad un 2022 in cui potrebbero essere anche alcuni team a cambiare casacca oltre ai piloti.

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