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Analisi

Honda: "Il motore non va come speravamo, ma dovevamo cambiarlo"

La Casa giapponese riconosce le carenze del suo nuovo motore, ma spiega che è stata costretta a ridisegnarlo: "In caso contrario, non avremmo avuto futuro".

Marc Marquez, Repsol Honda Team

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Dani Pedrosa, Repsol Honda Team
Dani Pedrosa, Repsol Honda Team
Dani Pedrosa, Repsol Honda Team
Dani Pedrosa, Repsol Honda Team
Dani Pedrosa, Repsol Honda Team, Andrea Iannone, Ducati Team, Aleix Espargaro, Team Suzuki MotoGP
Jorge Lorenzo, Yamaha Factory Racing, Marc Marquez, Repsol Honda Team
Dani Pedrosa, Repsol Honda Team
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Second place Marc Marquez, Repsol Honda Team
Second place Marc Marquez, Repsol Honda Team
Jorge Lorenzo, Yamaha Factory Racing, Marc Marquez, Repsol Honda Team
Marc Marquez, Repsol Honda Team

Marc Marquez e Dani Pedrosa stanno maledicendo i problemi che hanno portato a riprogettare la RC213V fin dalla primo test pre-campionato del 2016. La Casa dell'ala dorata ha effettuato un cambiamento radicale della propria filosofia, invertendo la rotazione dell'albero motore ed andando così a seguire lo stile di Yamaha e Ducati.

Tuttavia, questo cambiamento è arrivato in un momento critico, considerando che l'ingresso delle nuove regole, in particolare quelle legate al software della centralina, che ora è lo stesso per tutte le moto in griglia. Oltre a dover cercare di capire il carattere ed il comportamento del nuovo motore, la Honda è stata costretta ad adattarsi al software standard, molto più semplice di quello impiegato finora.

E con tutto questo si è arrivati al momento attuale, con Marquez che lotta come un matto per non sganciarsi dalla corsa per il titolo e, con Pedrosa che invece si trova nella terra di nessuno e soffre anche solo per rimanere a galla.

Anche se Marquez domenica al Mugello ha combattuto per la vittoria fino al traguardo, si tratta di un risultato figlio soprattutto della grinta del ragazzo di Cervera. Agli occhi della maggior parte dei suoi rivali, il fatto che il catalano sia riuscito a conquistare due vittorie (Argentina e Austin) e cinque podi in sei gare, oltre ad essere a soli 10 punti dalla vetta, è un miracolo.

Finora il suo compagno Dani Pedrosa invece è salito sul podio una sola volta, approfittando del disastro creato da Andrea Iannone in Argentina, quando ha tirato giù l'altra Ducati di Andrea Dovizioso a due curve dalla fine. Esclusi i due piloti ufficiali, il miglior risultato di un pilota Honda è il nono posto di Tito Rabat proprio a Termas de Rio Hondo, dove oltre alle due Ducati però sono finiti a terra anche Jorge Lorenzo e Maverick Vinales.

In Italia, le carenze della Honda sono state più evidenti che mai, soprattutto a causa del sorpasso finale che ha dato la vittoria a Lorenzo. La Yamaha non è mai stata una moto che ha nella velocità di punta uno dei suoi punti di forza, invece il #99 ha superato molto facilmente il #93 sfruttandone la scia.

"Sorpassare così una Honda era impensabile fino ad un paio di anni fa, perché aveva sempre quattro o cinque chilometri orari in più di noi. Probabilmente cambiare il motore quest'anno gli ha fatto perdere velocità, senza portare niente in cambio finora" ha detto il maiorchino ai piedi del podio.

Quando Motorsport.com ha chiesto a Marquez se la squadra avesse scelto di applicare questo cambiamento nel momento sbagliato, la risposta del due volte campione del mondo della MotoGP è stata politicamente corretta: "Ora il lavoro si concentra nel mese di novembre e poi in febbraio e in marzo. Se non si riesce in quel frangente, soprattutto a livello di motore, poi te lo trascini dietro tutto l'anno".

La parola è quindi passata a Takeo Yokoyama, direttore tecnico di HRC: "Quando abbiamo visto che la nuova unità non si comportava come avevamo calcolato, era già iniziata la stagione ed era un po' tardi per reagire. E se si confrontano le norme attuali con quattro o cinque anni fa, è chiaro che ora bisogna essere più conservativi con tutte queste restrizioni. Ma il primo motore non era dei migliori, quindi abbiamo deciso di cambiare. Se avessimo continuato con quello, non avremmo avuto futuro. Il nuovo non è buono come previsto, ma ha ancora dei margini di miglioramento" ha detto l'ingegnere giapponese a Motorsport.com. Ed ha aggiunto: "Tuttavia, stiamo già lavorando per il prossimo anno".

Così, la squadra più potente del paddock non ha alternativa che andare a lavorare sugli altri elementi che interagiscono con il cuore che dà vita al suo prototipo, dall'elettronica al telaio, arrivando fino agli scarichi, per cercare di tirare fuori il meglio una moto che pochi giorni fa, in Italia, ha mostrato nuovamente i suoi limiti.

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