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Intervista

Ezpeleta esclusivo: "Sono d'accordo con la Superlicenza in MotoGP"

Abbiamo incontrato il CEO di Dorna Sports a Milano, toccando insieme a lui tanti temi caldi della MotoGP a poco più di una settimana dal via della stagione 2022, che si spera possa essere quella del ritorno alla normalità.

Carmelo Ezpeleta, CEO Dorna Sports

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

“21, oggi 21”. Sorride Carmelo Ezpeleta quando gli viene domandato qual è il numero minimo di gare che spera possa disputare la MotoGP quest’anno, accenando all’intero calendario. La pandemia sembra essere arrivata ai titoli di coda o, quanto meno, abbiamo imparato a conviverci. Dopo due anni veramente complicati per tutto il mondo del motorsport, questo potrebbe essere davvero quello del ritorno alla normalità, con paddock più aperti e calendari “completi”.

La prossima settimana, in Qatar, inizierà l’era post-Valentino Rossi del Motomondiale, ma anche senza il “Dottore” i contenuti non mancano, anzi. A pochi giorni dal via, il CEO di Dorna Sports ha incontrato Motorsport.com a Milano, affrontando tutti i temi caldi del momento.

Inizia una stagione che sembra poter essere quella del ritorno alla normalità: finalmente c’è un calendario completo e i test sono stati fatti in Asia. Quali sono le vostre aspettative?
“Ovviamente speriamo che non succeda niente che ci possa fare un altro passo indietro. La verità però è che ora siamo più preparati di prima nell’eventualità di una nuova ondata di contagi. La nostra speranza però è che si possa fare una stagione normale”.

In questo senso c’è stato un bel segnale d’apertura con l’abolizione della bolla per la prima gara dell’anno in Qatar. L’obiettivo è fare in modo che questa torni ad essere la normalità?
“Io credo che avremo ancora bisogno della bolla per l’Indonesia e, se le cose non cambiano nel prossimo mese, anche in Argentina e negli Stati Uniti. In Europa al momento le cose vanno bene, quindi non ci sarebbe una ragione per avere una bolla. Però la prima gara in Europa sarà alla fine di aprile, a Portimao, quindi manca ancora parecchio tempo. Aspettiamo e vediamo come si evolve la situazione”.

Il caso di Djokovic ha sollevato il problema dell’ingresso in Australia per le persone non vaccinate. Sappiamo che nel paddock della MotoGP la maggior parte delle persone sono già immunizzate, ma c’è una possibilità che venga imposto un obbligo vaccinale?
“No, imporre il vaccino per entrare nel paddock non credo proprio. Il vaccino è imposto per entrare in Australia (sorride), noi non possiamo imporre niente. Io parlo molto spesso con Stefano Domenicali, il CEO della Formula 1. Loro andranno a breve in Australia e sembra che sia tutto normale, ma è chiaro che la necessità del vaccino o di una quarantena per avere accesso al paese, come abbiamo visto nel caso di Djokovic, è un qualcosa che arriva da un piano superiore, dallo stato. Tolto il caso specifico dell’Australia, per entrare nel paddock della MotoGP basta un tampone con esito negativo”.

Vi aspettavate la situazione complicata dei test a Mandalika, con la pista molto sporca e con l’asfalto che ha iniziato a staccarsi nel primo settore? Con la Superbike apparentemente non c’erano stati grossi problemi a novembre…
“Questo ha dimostrato che la potenza delle MotoGP è capace anche di staccare l’asfalto se non è fatto a dovere. Ovviamente c’è stato un errore nella progettazione dell’asfalto in alcuni tratti del circuito, ma stiamo cercando di risolvere la situazione, perché quel pezzo sarà riasfaltato prima della gara del 20 marzo. Abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità. Naturalmente, sappiamo che fare un asfalto nuovo a così poche settimane dalla gara non è la soluzione migliore del mondo, ma ne abbiamo discusso anche con i piloti ed abbiamo deciso che fosse meglio riasfaltare che correre in quelle condizioni. Abbiamo parlato con le massime autorità dell’Indonesia, che ci hanno assicurato che sarà trattata come una questione di stato e che si impegneranno a fare tutto al meglio”.

Valentino Rossi, Petronas Yamaha SRT, Carmelo Ezpeleta, CEO Dorna Sports

Valentino Rossi, Petronas Yamaha SRT, Carmelo Ezpeleta, CEO Dorna Sports

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Con questa sensazione di normalità, si può quasi parlare di anno zero per la MotoGP. E lo sarà un po’ in tutti i sensi, perché non ci sarà più Valentino Rossi…
“Valentino ha fatto tantissimo per la MotoGP, ma per ogni sportivo arriva il momento in cui si deve ritirare. Lui è rimasto con noi davvero a lungo ed è una cosa per cui lo ringrazio moltissimo. Sarà ancora presente nel paddock tramite il suo team. Sfortunatamente, sapevamo già che Valentino non avrebbe potuto correre per sempre. Personalmente, a me mancherà molto, ma la vita nel paddock deve continuare”.

Vi aspettate di vedere ancora tanto giallo sulle tribune?
“Penso di sì, perché i suoi tifosi sono sempre venuti anche alle gare che Valentino ha dovuto saltare quando era infortunato. Valentino ha portato alla MotoGP tanti tifosi che prima non l’avevano mai guardata e forse non sapevano nemmeno cosa fosse. Ma credo che abbia lasciato anche una grande eredità, quindi sono convinto che i suoi supporter continueranno a seguire le gare, magari facendo il tifo per i suoi allievi Bagnaia e Morbidelli, o per suo fratello Luca”.

Uno strumento che potrebbe allargare la platea degli spettatori della MotoGP è la docu-serie “MotoGP Unlimited”, che arriverà a marzo su Amazon Prime Video. L’esperimento già fatto dalla Formula 1 con “Drive to Survive” è stato molto positivo…
“E’ una cosa in più, ma non è l’unica cosa. Ma è chiaro che questo è il genere di cose che dobbiamo fare per provare ad attrarre un nuovo pubblico verso la MotoGP, ma non possiamo fermarci solo a questo”.

La cosa curiosa di “Drive to Survive” è che ha reso delle vere e proprie star del web personaggi che prima erano noti solo tra gli addetti ai lavori, come per esempio il team principal della Haas, Gunther Steiner. C’è un personaggio della MotoGP che pensa possa catturare l’attenzione alla stessa maniera?
“Non saprei davvero. A me interessa soprattutto che le cose siano fatte bene, ma preferisco non fare pronostici. Succederà? Non succederà? Vedremo”.

Tornando un po’ al discorso del vuoto che lascia Valentino, in questo momento abbiamo una generazione di ragazzi giovani di grande talento. Forse però gli mancano un po’ quell’estro e quella capacità di “bucare lo schermo” che aveva Rossi. Secondo lei cosa è cambiato in questi anni? Forse iniziano ad essere professionisti troppo presto?
“Ognuno è fatto a modo suo, non si può forzare che una persona sia più simpatica o che non lo sia. Ma io credo che a rendere grande Valentino sia stato soprattutto quello che ha rappresentato come pilota, non l’essere simpatico. E’ molto più facile essere simpatico che essere un campione. Se posso dare un consiglio ai piloti che sono oggi in MotoGP e a quelli che arriveranno in futuro è di imitare Valentino, ma per quello che riguarda la performance, non per la sua capacità mediatica”.

Marc Marquez, Repsol Honda Team, Carmelo Ezpeleta, CEO Dorna Sports

Marc Marquez, Repsol Honda Team, Carmelo Ezpeleta, CEO Dorna Sports

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Durante l’inverno c’è stato il timore di perdere anche Marc Marquez a causa di quel problema di diplopia (vista sdoppiata) che lo ha tormentato per diversi mesi. Sarebbe stato un duro colpo per la MotoGP?
“Perdere i piloti più vincenti degli ultimi 20 anni ovviamente non sarebbe stato buono per il campionato. Nel caso di Valentino si trattava di una questione di età, mentre in quello di Marc di un infortunio. In ogni caso, parliamo di situazioni su cui non avremmo avuto alcun margine di manovra per risolverle, si poteva solo tentare di reagire nel miglior modo possibile. Fortunatamente, però, Marc ha risolto i suoi problemi e ci sarà”.

Quest’anno sulla griglia ci sarà una situazione un po’ particolare: delle 24 moto presenti, otto saranno Ducati. Alcuni piloti si sono detti un po’ preoccupati per questa cosa, Dorna come la vive?
“Non nascondo che a noi sarebbe piaciuto avere sei marchi con quattro moto ciascuno. Questa però non è la cosa più importante. E’ più importante che tutti i team indipendenti siano contenti e che si trovino in una situazione che gli permette di andare avanti. La verità è che per come si è messo il mercato l’anno scorso, Honda, Yamaha e KTM non erano in grado di schierare sei moto, mentre la Ducati aveva già una certezza in questo senso. Rimaneva fuori dai giochi un team che poteva decidere se dare fiducia all’Aprilia o legarsi a Ducati. Con tutto il potere che dà avere un posto sulla griglia della MotoGP, hanno scelto di andare con Ducati. Io posso essere d’accordo o meno, ma loro erano liberi di scegliere l’opzione che ritenevano la migliore per le loro esigenze. Ma non è la prima volta che un costruttore ha otto moto: di recente lo ha già fatto proprio la Ducati, ma in passato è successo anche con la Yamaha”.

Non vi ha stupito che l’Aprilia non sia riuscita ad attrarre un team satellite nonostante la grande crescita che ha dimostrato nell’ultimo anno e mezzo?
“Un po’ sì, anche perché l’offerta che aveva fatto Aprilia era davvero buona. Ma scegliere la moto con cui competere in MotoGP fa parte dei diritti delle squadre”.

I valori in questo momento sembrano molto equilibrati: quattro marchi hanno vinto almeno un GP nel 2021 e gli altri due sono saliti sul podio. Il livello è davvero alto non solo per quanto riguarda i piloti, ma anche le moto…
“Non bisogna dimenticare di dire grazie a Honda e Yamaha, che quando vincevano tutto hanno accettato di dare il via al sistema delle concessioni. La prima a sfruttarle è stata la Ducati e ricordo ancora quando le ha perse, poi è stata la volta della Suzuki e della KTM. Tutte moto che ora sono in grado di puntare alla vittoria. Mi aspetto che quest’anno le possa perdere anche l’Aprilia e sarebbe fantastico, perché vorrebbe dire che tutti i nostri costruttori sono nelle stesse condizioni. Ma non bisogna dimenticare la generosità di Honda e Yamaha, che hanno rinunciato al vantaggio che si erano costruite per permettere che fossero più competitivi anche gli altri costruttori. Chiaramente poi sono state vincenti anche le scelte della monogomma e della centralina unica”.

Questa settimana la Ducati ha annunciato il rinnovo di Pecco Bagnaia fino al 2024. Anche se sono pochi i piloti che hanno già un contratto per il 2023, le situazioni più interessanti sembrano essere quelle legate agli ultimi due campioni del mondo, Fabio Quartararo e Joan Mir. Secondo lei cercheranno una nuova avventura o resteranno dove sono?
“Io non faccio mai pronostici, sia che si parli di chi vincerà sia che si parli del futuro dei piloti. E’ una sitazione simile a quella delle otto moto della Ducati: io posso dare un consiglio, e lo faccio quando me lo chiedono, ma poi le decisioni le devono prendere i diretti interessati. E’ molto rischioso dire a qualcuno cosa dovrebbe fare, perché se poi va male il responsabile sei tu”.

Carmelo Ezpeleta, CEO Dorna Sports

Carmelo Ezpeleta, CEO Dorna Sports

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Nel 2021 purtroppo abbiamo dovuto fare i conti con diverse tragedie avvenute nelle categorie minori. Siete già intervenuti alzando l’età minima per entrare nel Mondiale a 18 anni. Ritenete che possa essere qualcosa di risolutivo o ci sono anche altri accorgimenti al vaglio?
“Non ci dobbiamo fermare solo a questo. Lo dico sempre, dobbiamo sempre fare tante cose, tutte quelle che ci possono permettere di apportare un miglioramento in termini di sicurezza. Stiamo lavorando per cercare degli accorgimenti elettronici, con delle indicazioni luminose da utilizzare in caso di caduta. Ma con la FIM abbiamo parlato molto anche delle penalità, con l’obiettivo di sanzionare più severamente le manovre che non ci piacciono. Magari alla prima penalità non capiscono, ma alla seconda o alla terza magari può cambiare l’approccio del pilota. Il motociclismo non potrà mai essere sicuro al 100%, perché la variabile del rischio c’è sempre, ma noi pensiamo che questa sia la direzione giusta in cui lavorare”.

Una dinamica tipo quella che ha portato alla morte di Jason Dupasquier (il pilota rimane in mezzo alla pista e viene centrato da chi lo segue), in effetti, è molto complicata da evitare completamente…
“E’ vero, ma voglio pensare che un’indicazione luminosa che arriva anche solo mezzo secondo prima possa aiutare ad evitare che succeda di nuovo in futuro. Ma anche il lavoro che stiamo facendo con i track limits, per esempio, può avere un valore in questo senso, portando tutti a guidare in maniera più ‘normale’ e limitando i rischi”.

Quando era entrato nel vivo il dibattito sulla sicurezza, alcuni piloti, su tutti Bagnaia, avevano detto che anche per la MotoGP potrebbe avere un senso introdurre una Superlicenza come in Formula 1, che darebbe accesso alla classe regina solo dopo aver conseguito determinati risultati. Lei cosa ne pensa?
“Personalmente, sono d’accordo, ma è una questione di cui dobbiamo discutere nella Gran Prix Commission, dove sono presenti Dorna, FIM, MSMA e IRTA. Trovando i parametri giusti al fine del suo ottenimento, penso che la Superlicenza sia una necessità anche per la MotoGP”.

Durante i test, Andrea Dovizioso ha sottolineato l’importanza della Safety Commission, ma ha anche aggiunto che da quando ci vanno tutti i piloti è diventato più complicato riuscire a prendere delle decisioni. Lei come la vede?
“Io preferisco vedere più piloti possibile agli incontri della Safety Commission. Rispetto molto Andrea e sono d’accordo che possa anche essere più difficile trovare un compromesso che vada bene a tutti, ma penso sia meglio che partecipino tutti i piloti della griglia”.

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