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Analisi

Ecco perché Marc Marquez è costretto a reinventarsi come pilota

Sono passati dieci mesi dalla terza operazione all’omero destro a cui si è sottomesso Marc Marquez, tempo sufficiente affinché il braccio recuperasse la maggior parte della forza e della mobilità. Tra questo e la testimonianza del pilota stesso e il suo staff, è logico pensare che il grande dominatore del campionato del mondo nell'ultimo decennio dovrà reinventarsi per lottare ancora per il titolo.

Marc Marquez, Repsol Honda Team

Foto di: Dorna

Questa domenica ad Austin, Marc Marquez ha conquistato la sua seconda vittoria stagionale dopo il rientro a metà aprile, avvenuto al termine di nove mesi di assenza a causa dell’infortunio rimediato a Jerez nella gara del 2020. Quest’ultimo trionfo al Circuito delle Americhe è stato di forza come quello di tre mesi fa al Sachsenring, la fermezza con cui ha vinto è stata simile a quella mostrata prima di rompersi il braccio, quando dominava il mondiale in lungo e in largo. Infatti, la differenza fra sé e il secondo classificato, Fabio Quartararo, stavolta è stata di 4.6 secondi, la seconda più ampia ad Austin, superata solo dai 6.1 secondi che aveva inflitto a Jorge Lorenzo nel 2016.

Le vittorie in Germania e negli Stati Uniti hanno come denominatore comune il fatto che entrambi i circuiti girino in senso antiorario, quindi la maggior parte delle curve è verso sinistra. Questi tracciati sinistrorsi hanno sempre favorito il pilota Honda e ora la preferenza si accentua molto di più per via delle evidenti limitazioni del braccio destro, a causa dell’infortunio. Prima della caduta a Jerez, Marquez già si era operato per risolvere i problemi di lussazione ad entrambe le spalle che lo avevano tormentato negli ultimi tempi. Poi sono arrivate tre operazioni in sei mesi: la prima per collocargli la placca a luglio, la seconda meno di una settimana dopo, quando questa placca si è rotta, e la terza a dicembre quando è stata trovata un’infezione.

Non è un caso che la miglior versione di Marquez sia emersa al Sachsenring, in Texas e ad Aragon (in cui ha chiuso secondo dopo aver lottato per la vittoria con Pecco Bagnaia fino all’ultimo giro), tre piste con lo stesso senso di marcia. A parte questi scenari, il suo miglior risultato è un quarto posto conquistato a Misano, un gran premio in cui se l’è vista davvero brutta con il dolore. La sua superiorità domenica scorsa ha portato in molti a pensare che presto sarà lo stesso di prima dell’incidente. Tuttavia, lo stesso Marquez, appena sceso dalla moto, ha voluto mettere un freno agli entusiasmi, ricordando che le sensazioni che gli trasmette la parte destra non sono le stesse di una volta e che la lesione che si porta dietro nelle curve a destra è considerevole.

Marc Marquez, Repsol Honda Team

Marc Marquez, Repsol Honda Team

Photo by: Dorna

“I circuiti sinistrorsi sono sempre stati i miei preferiti, ma l’infortunio marca ancora di più la differenza. È facile da capire: in una curva a sinistra posso girare e spingere con il tricipite, ma in una curva a sinistra non posso. Guidare così è complicato, per questo non posso salvare le cadute – ha affermato Marquex – Non so esattamente come sto fisicamente. Sono ancora lontano da quello che posso fare con il braccio sinistro. Ma ogni volta è sempre più facile mantenere la posizione nelle frenate. Non posso ancora derapare né mettere di traverso la moto, che era uno dei miei punti forti. Ora entro in curva come tutti gli altri”.

Una delle persone più adeguate per confrontare le due versioni del pilota è Santi Hernandez, il suo ingegnere di pista nel box Repsol Honda. “Abituati al Marc che conoscevamo prima, stavolta lo abbiamo visto vincere in un altro modo. Prima dell’infortunio, lo vedevamo fare cambi di direzione molto più aggressivi, più agili. Lo stile di guida è abbastanza diverso”, afferma il tecnico. Se lasciamo da parte le percezioni visive, anche il cronometro conferma questa tesi. Nelle precedenti edizioni del Gran Premio delle Americhe, il primo settore della pistaera uno di quelli in cui si distanziava maggiormente dai suoi rivali. Quest’anno i parziali in quel punto erano praticamente identici a quelli di Quartararo e circa un decimo più lento di Bagnaia (poi terzo).

Nessuno che non faccia parte della cerchia più intima di Marquez sa nel dettaglio l’espediente di questo braccio destro. Ma la sensazione più generale nella griglia della MotoGP è che, fisicamente, il pilota Honda soffre più di quanto dà a vedere. “Marc è in grado di lottare per la vittoria nonostante non stia bene. Non ho i dettaglio, ma credo che stia molto male fisicamente. Quello che sta facendo è da matti”, riconosceva Andrea Dovizioso a Misano, in riferimento a quello che è stato il suo diretto rivale per il titolo in tre occasioni (dal 2017 al 2019). Chiaramente, Marquez sta pensando costantemente al suo braccio destro, a come acquisire forza e mobilità, ma ha anche bisogno di dissociarsi da questo pensiero quando gli monopolizza la giornate da più di un anno. “Giovedì, arrivato al box, ho detto ai ragazzi del team che non volevo mi facessero domande sul braccio”, ha affermato Marquez domenica. “Io non ho visto la cartella clinica, ma sono passati dieci mesi dall’intervento. Nella maggior parte di casi simili, il miglioramento più evidente avviene prima di questo periodo. A partire da quel momento, l’evoluzione sarà più lenta e probabilmente non avrà un lungo percorso”, ha raccontato a Motorsport.com un traumatologo specialista che ha operato diversi piloti MotoGP.

È complicato intuire quale sarà la prossima mossa del catalano, che è assolutamente determinato a tornare a lottare per il titolo mondiale. Anche se fare ciò dovrà reinventarsi e correre in maniera diversa rispetto a come lo faceva prima dell’incidente, soprattutto in quelle piste destrorse, che nel calendario sono la maggior parte. Sono mesi che Marquez lavora su questo aspetto. Se diamo un’occhiata al prototipo del 2022 che ha portato in pista due settimane fa a Misano, ricordiamo le sue parole: “È la Honda più diversa da quelle che ho potuto provare fino ad ora”. Quindi, si sta adattando anche la casa dell’ala dorata.

Marc Marquez, Repsol Honda Team

Marc Marquez, Repsol Honda Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

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