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Analisi

Ducati: l'all-in sui giovani sta già dando i suoi frutti

Tanti avevano storto per la rottura con Dovizioso, ma la linea giovane sta già ripagando il coraggio di Gigi Dall'Igna e dei suoi uomini, perché al momento la Ducati sembra avere addirittura tre piloti in grado di puntare al titolo. E anche l'ambiente ora è molto più disteso.

Il vincitore della gara Jack Miller, Ducati Team, secondo classificato Francesco Bagnaia, Ducati Team

Il vincitore della gara Jack Miller, Ducati Team, secondo classificato Francesco Bagnaia, Ducati Team

Dorna

Quando si gioca d'azzardo, bisogna essere disposti a puntare tanto per fare il colpaccio. Fare all-in può permetterti di sbancare un casinò, ma potrebbe anche farti tornare a casa in mutande. Lo scorso anno la Ducati ha deciso di aprire un nuovo ciclo, chiudendo quello che l'aveva resa tre volte vice-campione con Andrea Dovizioso, e sono molti quelli che avevano pensato che quello fatto dalla Casa di Borgo Panigale fosse una sorta di all-in.

Gli uomini in Rosso hanno sempre detto che anche puntando sulla linea giovane, l'obiettivo rimaneva quello di lottare per il Mondiale. Senza mettere in dubbio il talento di Jack Miller e Pecco Bagnaia, agli addetti ai lavori sembravano però due piloti forse ancora un po' troppo acerbi per puntare al bersaglio grande da subito, magari più adatti per un progetto a lungo termine.

Le prime cinque gare del 2021 invece hanno dato ragione a Gigi Dall'Igna ed ai suoi uomini: a Jerez e Le Mans sono arrivate due clamorose doppiette capitanate da Miller, ma anche nelle tre gare precedenti c'è sempre stata almeno una Desmosedici GP sul podio (solo la Yamaha è riuscita a fare altrettanto in questa prima fase di stagione). E oltre ai due piloti del team factory sta facendo molto bene anche Johann Zarco, che dispone di una moto factory nel Pramac Racing, già salito tre volte sul secondo gradino del podio.

La Rossa ora sembra veramente essere una moto adatta ad ogni tipo di pista e di condizione, ma i piloti ne stanno sfruttando il potenziale a piene mani. Pur avendo solo 26 anni, Miller può essere considerato una sorta di veterano della MotoGP, visto che ormai è arrivato alla sua settima stagione nella classe regina, anche se questa è solo la sua prima esperienza in un team ufficiale.

Il vincitore Jack Miller, Ducati Team

Il vincitore Jack Miller, Ducati Team

Photo by: Dorna

Due anni fa, quando si vociferava di un clamoroso ritorno di Jorge Lorenzo in Ducati, "Thriller" era stato ad un passo dal vestire la casacca della KTM, ma ha rinunciato ad un ingaggio da top rider ed è stato lui il primo a fare una scommessa su se stesso, con la convinzione di potersi ritagliare uno spazio importante anche alle porte di Bologna.

Mossa che evidentemente devono aver apprezzato i ducatisti, visto che è stato lui il primo tassello su cui è stata costruita la squadra 2021. E dopo la firma Jack aveva dato segnali più che incoraggianti, come i due secondi posti nelle ultime due gare del 2020 ed anche un pre-campionato che aveva portato tanti ad indicarlo addirittura come il favorito nella corsa al titolo.

L'inizio di stagione però è stato deludente, con due noni posti in Qatar ed un ritiro in Portogallo. A Jerez invece è arrivata la svolta: prima fila e vittoria su una pista su cui la Ducati non trionfava da ben 15 anni. Risultato che ha ripetuto anche domenica a Le Mans, rilanciandosi prepotentemente nella corsa al titolo (è a -16 dal leader Quartararo) e guadagnandosi sul campo un rinnovo fino al 2024 che dovrebbe essere annunciato al Mugello.

Se Miller probabilmente avrebbe fatto parte del progetto a prescindere da Dovizioso, la vera scommessa ducatista è rappresentata da Bagnaia. Ma non è stata neanche la prima volta che il marchio italiano ha puntato su di lui quasi a scatola chiusa. Non bisogna dimenticare, infatti, che la firma per il suo debutto in MotoGP con Pramac era arrivata prima dell'inizio della stagione 2018, quindi prima che Pecco conquistasse il titolo iridato della Moto2.

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Il 2020 è stato un anno a due facce per il piemontese, nel quale momenti molto belli si sono alternati a cocenti delusioni: a Jerez ha visto sfumare il primo podio per un problema tecnico, poi si è infortunato a Brno, ma al rientro a Misano ha lasciato il segno, piazzandosi secondo nel GP di San Marino e sfiorando l'impresa in quello dell'Emilia Romagna, nel quale è caduto a pochi giri dal termine quando era al comando. Da qui in avanti però è stato buio totale, con l'arrivo delle temperature autunnali che lo ha mandato in confusione.

Per questo era anche lecito nutrire qualche dubbio sulla possibilità che il salto nel team ufficiale fosse arrivato troppo presto. Pecco però ha risposto con una bellissima pole position in Qatar, alla quale ha fatto seguire un terzo posto dopo aver passato quasi tutta la gara al comando del gruppo. Dopo un passaggio a vuoto nel GP di Doha, chiuso comunque al sesto posto, è arrivata la bellissima rimonta di Portimao, che lo ha portato dall'11esimo posto in griglia al secondo sotto alla bandiera a scacchi. Con il rimpianto di quello che avrebbe potuto essere se al sabato non gli fosse stata cancellata una pole position da record per la presenza di una bandiera gialla.

A Jerez ha partecipato alla festa Ducati, chiudendo secondo alle spalle di Miller e prendendosi anche la leadership iridata. Primo posto che ha perso a Le Mans, ma solamente per un punto, dopo essere riuscito a limitare i danni con un quarto posto in una gara che sembrava essersi messa malissimo per lui.

Proprio questa è stata una grande prova di maturità, perché Pecco non ha mai perso la testa ed è rimasto concentrato sull'obiettivo, nonostante gliene siano successe davvero di tutti i colori, da una moto che non andava ad una doppia long lap penalty, che lo aveva relegato fuori dalla top 10. Con la rimonta successiva ha dimostrato ancora una volta di essere pronto per lottare per qualcosa di importante, anche se ora resta ancora uno step fondamentale da fare: quello della prima vittoria.

Un po' di attenzione però se la merita anche Zarco, perché il francese è un pilota che neanche due anni fa sembrava arrivato al capolinea della sua carriera in MotoGP. Anche quella su Johann è una "giocata" che sta dando dividendi importanti. La Ducati ha puntato su di lui nel momento più difficile, chiedendogli pazienza per un anno da passare in sella ad una vecchia GP19 (con la quale comunque ha fatto una pole e conquistato un podio), ma ora che gli ha messo a disposizione una moto identica a quelle del team ufficiale, il due volte iridato della Moto2 sta ripagando la fiducia.

Secondo classificato Johann Zarco, Pramac Racing

Secondo classificato Johann Zarco, Pramac Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

E' salito tre volte sul podio in cinque gare ed è terzo nel Mondiale, a 12 punti dalla vetta. Rendimento che quindi sta permettendo a Ducati di poter attaccare con un tridente Quartararo, l'unico avversario realmente temibile in questo primo scampolo di campionato. Senza dimenticare che al Mugello dovrebbe rientrare dall'infortunio anche Jorge Martin, rookie che ha avuto bisogno di solo due gare per lasciare il segno nella top class, conquistando la pole position ed il gradino più basso del podio nel GP di Doha.

Quello che sembra essere cambiato radicalmente negli ultimi mesi però è l'ambiente interno al box Ducati. Nella fase conclusiva dell'era Dovizioso si respirava una marcata tendenza a puntare il dito: il pilota contro la moto e la squadra contro il pilota. E questo probabilmente era frutto di un rapporto che era arrivato veramente agli sgoccioli, con le posizioni del forlivese e di Dall'Igna che si erano fatte ormai inconciliabili su diversi aspetti.

Ora invece il clima sembra decisamente più disteso, con Miller che per esempio ha sottolineato quanto la squadra gli sia stata vicino nel momento difficile vissuto nelle prime gare. Ma anche con i due piloti che non perdono occasione per tessere le lodi della Desmosedici GP, a differenza di chi c'era prima, che invece passava più tempo ad evidenziarne i difetti. Anche questa serenità è sicuramente un aspetto che può aiutare, oltre al fatto che probabilmente si sente meno la pressione di dover vincere a tutti i costi avendo appena aperto un nuovo ciclo.

E' chiaro che la pressione è destinata ad aumentare se la stagione proseguirà su questa onda, e che una volta in ballo bisognerà provarci a riportare il titolo a Borgo Panigale, ma la sensazione è che la Ducati il suo all-in lo abbia fatto su dei piloti che sembrano pronti almeno per tentare l'impresa.

 

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