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Ducati: la vittoria in Austria deve essere un punto di partenza

Battuta la maledizione che durava da 101 gare, a Borgo Panigale ora devono provare a proporsi allo stesso livello del Red Bull Ring con più regolarità, anche perché l'anno prossimo arriverà Jorge Lorenzo e l'asticella si alzerà ulteriormente.

Andrea Iannone, Ducati Team, Andrea Dovizioso, Ducati Team

Andrea Iannone, Ducati Team, Andrea Dovizioso, Ducati Team

Ducati Corse

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Gigi Dall'Igna, General Manager Ducati Corse, Andrea Iannone, Ducati Team

Un punto di partenza, non un punto di arrivo. Questo deve essere la vittoria di ieri al Red Bull Ring per la Ducati: Gigi Dall'Igna è stato molto chiaro nel mandare questo messaggio a tutti gli uomini della squadra di Borgo Panigale, dopo aver giustamente celebrato un successo che era mancato troppo a lungo alla Rossa.

Era il 17 ottobre 2010 quando Casey Stoner si impose nel GP d'Australia, centrando la sua ultima vittoria con la Desmosedici, e nessuno poteva immaginare che si stesse andando incontro ad un'astinenza tanto lunga, visto che alle porte di Bologna stava arrivando Valentino Rossi.

La mancanza di risultati con il "Dottore", che in due anni ha collezionato la miseria di tre piazzamenti a podio, ha mandato l'ambiente fuori strada, abbandonando soluzioni tecniche che facevano della Ducati una moto unica alla ricerca di una soluzione magica che potesse dare una svolta a quello che era nato come un sogno, ma che con il passare dei mesi si è trasformato sempre di più in un incubo.

Una situazione che ha portato ad una vera e propria rivoluzione nel 2013, quando contemporaneamente se ne sono andati il "Dottore" e lo storico direttore tecnico Filippo Preziosi. L'avvento di Bernhard Gobmeier, che aveva preso il testimone dall'ingegnere italiano, però ha rappresentato senza dubbio il punto più basso dell'avventura ducatista in MotoGP: parliamo infatti dell'unica stagione senza neppure un podio all'attivo.

Nel 2014 però finalmente è arrivata quella figura forte di cui aveva bisogno la Ducati per rialzarsi. Con Gigi Dall'Igna non arrivava solamente un leader, ma anche un tecnico capace come pochi altri nel panorama delle due ruote. E attorno a lui la squadra si è rafforzata con altri uomini esperti come Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi, dando vita ad uno zoccolo duro che è stato la base per arrivare all'1-2 di Andrea Iannone ed Andrea Dovizioso al Red Bull Ring.

Tre podi nel 2014, otto nel 2015 e poi l'agognato ritorno alla vittoria nel 2016, a ben 101 gare di distanza da quel 17 ottobre del 2010. In molti pensano che si sia trattato di un successo una tantum, ottenuto grazie ad una pista troppo favorevole alle caratteristiche della Desmosedici GP, al punto che forse avrebbe fatto più notizia una mancata vittoria.

Però non si può negare che la crescita sia stata costante in questi anni, perché fino al 2015 la Ducati disponeva delle famigerate concessioni "Open" (gomme più morbide, nessun limite di test e più benzina), mentre quest'anno sta battagliando ad armi pari con gli altri e sono già arrivati cinque piazzamenti a podio oltre alla vittoria e il bilancio avrebbe potuto essere molto più positivo.

Basta ricordare lo strike all'ultima curva in Argentina quando Dovizioso e Iannone erano secondo e terzo, o quando "Desmodovi" è stato centrato da Pedrosa ad Austin mentre occupava la terza posizione. Senza dimenticare che a Le Mans sono caduti entrambi quando erano in zona podio. E anche le pole position sono già due (oltre a quella di Iannone in Austria c'è stata quella di Dovizioso ad Assen).

Che la Rossa poi cominci a fare paura per davvero è reso ancora più evidente dal fatto che la Honda abbia lavorato dietro alle quinte per far vietare le alette a partire dalla prossima stagione, visto che quelle ormai erano diventate uno campo in cui a Borgo Panigale si erano costruiti un margine importante. Ma anche qui Gigi Dall'Igna guarda già avanti, perché non si può non ricordare che nei test di luglio in Austria il collaudatore Stoner girava già con carene prive di appendici aerodinamiche.

Ora l'obiettivo è provare a ripetersi da qui alla fine dell'anno, magari su una pista che sia meno "amica", anche perché il 2017 si avvicina e l'anno prossimo l'asticella si alzerà ancora: a Borgo Panigale arriverà un tre volte campione del mondo della MotoGP come Jorge Lorenzo e quindi bisognerà mettere lo spagnolo nelle condizioni di puntare al bersaglio grande, quel Mondiale che manca addirittura dal 2007 e che è l'altra eredità di Stoner.

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