Ducati: la carena diventa un convogliatore di flusso come sulla Ferrari SF70H?
Gigi Dall'Igna rivoluziona il concetto di carena su una MotoGP introducendo un convogliatore di flusso che non serve solo ad abbassare l'anteriore in impennata. E pare aver ripreso un concetto che ha reso vincente la Ferrari in Formula 1...
Foto di: Oriol Folch Garcia
La Ducati Desmosedici come la Ferrari? Jorge Lorenzo nelle fasi finali delle FP2 a Brno è uscito dai box con la nuova attesissima carena che Michele Pirro e Danilo Petrucci avevano avuto modo di sperimentare in pista nei test svolti a Misano qualche settimana fa.
La Casa di Borgo Panigale non ha cercato di introdurre le alette dentro alla carena come hanno fatto gli avversari, ma Gigi Dall’Igna, guru tecnico che ha aperto il filone dell’aerodinamica applicato alla MotoGP l’anno scorso, ha introdotto un nuovo concetto, riprendendo un po’ quanto in Formula 1 la Ferrari ha fatto con la SF70H: la Desmosedici, infatti, rivoluziona quella che è l’idea di carena, proponendo un interessante convogliatore di flusso che è esterno alla carena vera e propria.
Si tratta di una soluzione geniale che permette alla Ducati di adeguare il convogliatore di flusso a seconda delle caratteristiche della pista, privilegiando il carico aerodinamico all’efficienza aerodinamica e viceversa.
Nulla di simile allo “squalo martello” (sotto) che la Rossa aveva mostrato a inizio stagione, quanto piuttosto una nuova e inedita interpretazione delle norme che gli aerodinamici di Borgo Panigale sono riusciti a sviluppare in galleria del vento dopo un lungo lavoro al CFD.
Oltre a limitare l’impennata in fase di accelerazione, il convogliatore di flusso della Ducati apre uno scenario del tutto nuovo nella concezione di una moto da competizione, perché le derive laterali lavorano in modo diverso che siano in rettilineo o con il pilota impegnato in piega.
E l’omologazione della carena prevede diversi stadi, per cui i vari elementi del deviatore di flusso possono essere tolti e aggiunti in relazione alle caratteristiche del tracciato: quella usata da Jorge Lorenzo a Brno è stata definita da Davide Tardozzi la versione “light” per cui è facile prevedere la comparsa di più profili laddove sarà necessario.
È molto interessante anche il fatto che il cupolino diventi un secondo elemento aerodinamico con un divergente che parte sopra alla presa d’aria dinamica di alimentazione del motore: non è escluso che sia stato migliorato anche il riempimento d’aria del cassoncino di aspirazione, contribuendo a fare “respirare” il quattro cilindri di Borgo Panigale.
Se Gigi Dall’Igna voleva stupire ha centrato in pieno il suo obiettivo perché costringerà i rivali a rivedere alcuni concetti: il divieto delle semplici alette voluto dalla Honda con la scusa della sicurezza si è rivelato un grave errore, perché adesso la soluzione presentata è un grosso salto in avanti che non sarà facile copiare nell’immediato.
E ora cosa si inventeranno i giapponesi per vietare il convogliatore di flusso?
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