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Dovizioso e Ducati: separarsi a fine anno sarebbe quasi un harakiri

Con il passare delle settimane, le due parti danno la sensazione di essere sempre più lontane dal rinnovo, anche se da fuori la sensazione è che abbiano molto di più da perdere che da guadagnare prendendo strade differenti.

Andrea Dovizioso, Ducati Team

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
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Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team, Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team

Dopo l'impresa dell'anno scorso, con il titolo mondiale della MotoGP sfiorato e conteso fino all'ultima gara a Marc Marquez, nessuno poteva immaginare che per la Ducati ed Andrea Dovizioso potesse diventare così difficile trovare un punto d'incontro e mettere nero su bianco un rinnovo di contratto che appariva quasi scontato.

La trattativa va avanti ormai da mesi, con il forlivese che ora vuole farsi riconoscere il suo status di unica alternativa concreta al numero 93 nell'ultimo anno e mezzo, soprattutto dopo che due anni fa, pur di rimanere a Borgo Panigale, aveva accettato un drastico calo del suo ingaggio per permettere agli uomini della Rossa di offrire invece un contratto faraonico a Jorge Lorenzo.

La sitazione ormai sarebbe di muro contro muro, con entrambe le parti che non sembrano disposte a fare un passo nella direzione dell'altra. Ma il problema è che, stando alle voci del paddock, ci sarebbe una differenza di ben un milione di euro tra domanda ed offerta, quindi non stiamo parlando esattamente di spiccioli.

Questa situazione ha portato anche il direttore generale Gigi Dall'Igna a manifestare meno ottimismo sul buon esito di una trattativa che nelle sue intenzioni si sarebbe dovuta chiudere proprio prima del ritorno in Europa della MotoGP e quindi prima del GP di Spagna di domenica scorsa.

"Noi abbiamo fatto ad Andrea la miglior offerta possibile, la palla ora è nel suo campo. Credo sia stato fatto tutto quello che Ducati Corse poteva in questo momento, per dimostrargli che vorremmo veramente che restasse. A questo punto sono più pessimista della gara passata. Ancora non penso a un piano B, ma non possiamo stare troppo tempo fermi. C'è un tempo in cui è ragionevole e giusto perseguire l’obiettivo, ma senza intestardirsi se non trovi la soluzione" ha detto Dall'Igna alla Gazzetta dello Sport, lanciando quasi una sorta di ultimatum a "Desmodovi".

Dal canto suo, Andrea a sua volta ha lasciato intendere chiaramente di essere stato deluso dall'atteggiamento della Casa emiliana nei suoi confronti: "L'unica cosa che mi viene da dire è che secondo me non saremmo dovuti arrivare in questo momento a questa situazione. Però è così. Ognuno prenderà le proprie decisioni, ma quando sei in trattativa, non ha molto senso mettersi a parlare dei dettagli" ha detto domenica dopo la gara di Jerez.

A creare ulteriori difficoltà e dubbi nella testa di Dovizioso sembra esserci un concreto interesse da parte della Honda, che con lui potrebbe creare un vero e proprio "dream team", con il pilota più forte del lotto e quello a cui viene riconosciuto il merito di essere uno dei migliori per quanto riguarda lo sviluppo della moto.

E in questo senso da parte dello stesso Dovi c'era stata una bella apertura venerdì, dopo che giovedì in conferenza Marquez aveva fatto il suo nome come possibile compagno di squadra per il futuro: "Sicuramente siamo aperti ed abbiamo parlato anche con altre case, è normale. E' un qualcosa che non dobbiamo avere paura di dire, tutti fanno la stessa cosa e la maggior parte dei piloti non dice che è successo, ma non ho alcun problema a dirlo. Non penso che debba essere un problema".

La cosa che è difficile da capire a questo punto però è come sia possibile che tanto Dovizioso che la Ducati non riescano a comprendere quello che da fuori appare piuttosto lampante, ovvero che una separazione a fine stagione sarebbe davvero paradossale e rischierebbe di rovinare il momento magico di entrabi, che sembra davvero il frutto della loro combinazione, piuttosto che della prevalenza di uno dei due sull'altro.

Dovizioso è maturato e sta senza dubbio vivendo il momento migliore della sua carriera, con ben 8 vittorie nelle ultime 24 gare disputate. Un ruolino di marcia strepitoso, che lo ha effettivamente reso l'alternativa a Marquez. E' anche vero però che questi successi sono arrivati in un clima di sottile equilibrio che a seconda delle piste favoriva il pacchetto Dovi-Ducati rispetto a quello Marc-Honda e viceversa, perché parliamo di moto con caratteristiche molto differenti.

Non a caso i successi di Andrea sono arrivati su piste su cui contano il motore e la gestione della gomma come Mugello, Barcellona, Red Bull Ring e Silverstone, ma anche sotto alla pioggia a Motegi e a Sepang. Del resto, non è una novità che sia lui che la Rossa si siano sempre trovati particolarmente a loro agio sul bagnato. Di contro, la Honda e Marquez hanno fatto la differenza su quelle pista in cui serve che la moto sia agile ed abbia tanto "turning" a centro curva, come ad esempio Sachsenring e Phillip Island, da sempre indigeste alla Desmosedici GP.

Dunque, parliamo proprio di un discorso di capacità del pilota di sfruttare i punti forti della propria moto contro quelli deboli di quella dell'avversario. Con tutto il rispetto per Dovizioso, però, sperare di andare a battere Marquez sulla stessa moto sembrerebbe un vero e proprio harakiri. Sicuramente i successi ottenuti negli ultimi mesi hanno accresciuto la sua fiducia, ma viene il dubbio che forse lo abbiano fatto un po' troppo. Non tanto per voler sminuire Andrea, ma per riconoscere quello che ha fatto Marc nei suoi cinque anni in MotoGP, perché se guardiamo le sue statistiche, sono numeri che non hanno neanche bisogno di essere commentati.

Ma lo stesso discorso vale anche per la Ducati, perché è vero che alle porte di Bologna ora si sentono forti di una moto vincente. Tolto il successo di Andrea Iannone in Austria nel 2016 (tra le altre cose, nelle ultime ore sta prendendo quota l'ipotesi di un suo ritorno), fino a prova contraria, parliamo però di una moto che in realtà vincente lo è stata con un pilota solo. Quel pilota che chiede solo che gli venga riconosciuto questo status, ma che piano piano purtroppo si sta allontanando sempre di più.

Ora, è chiaro che se è vero che la distanza di cui parliamo è di un milione di euro, si tratta di una differenza importante. Ma forse entrambi dovrebbero capire che rinunciare a qualcosa e venirsi incontro potrebbe garantire un futuro ancora ricco di soddisfazioni, a fronte di un altro con qualche euro di più in tasca, ma senza la certezza di poter continuare il trend vincente iniziato alla fine del 2016. Quello che devono domandarsi è: ne vale veramente la pena di rischiare?

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