Dibattito sulle radio in MotoGP: Valentino favorevole, gli altri meno
Dopo i tanti errori strategici visti al Sachsenring, le comunicazioni con il muretto sono stati un tema abbastanza caldo. L'unico davvero convinto dell'utilità della radio però sembra essere il "Dottore".
Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images
L'epilogo del GP di Germania di MotoGP, con l'azzardo di montare le slick per primo che ha portato Marc Marquez a vincere una gara che ormai per lui sembrava persa, ha fatto riaffiorare i dubbi legati alla possibilità di introdurre l'utilizzo delle radio anche nel mondo delle due ruote.
Se Marc è stato bravo a leggere la gara, aiutato anche da un errore commesso in precedenza, chi era al comando ha ignorato gli ordini del muretto che chiedevano rientrare a cambiare la moto, non potendo sapere che lo spagnolo stava girando addirittura 6" più veloce, visto che allo stato attuale l'unico mezzo di comunicazione a disposizione sono le tabelle.
Errore che è costato una possibile vittoria ad Andrea Dovizioso, alla fine terzo, ma che soprattutto ha relegato Valentino Rossi all'ottavo posto finale, ma soprattutto a -59 da "El Cabronsito" nel Mondiale.
Una situazione che ha portato ad interrogarsi sull'utilità che potrebberò avere le comunicazioni radio almeno in gare "flag to flag" come quella del Sachsenring. Un dibattito che ha in un certo senso diviso i big: il più propositivo in questo senso sembra essere il "Dottore".
"Anche se questa non è la Formula 1, se avessimo modo di comunicare con i box sarebbe tutto più facile. Basta pensare ad Assen: se mi avessero detto quanto vantaggio avevo, non mi sarei preso quei rischi ed avrei evitato l'errore. Non so quale sia il motivo per cui non utilizziamo le radio, forse i costi, ma sarebbe importante" ha argomentato subito dopo la conclusione della corsa.
Esattamente opposto invece il parere di Marquez, per il quale basta invece un'attenta pianificazione della strategia: "Non posso immaginare di essere completamente piegato ad oltre 200 km/h e di avere qualcuno che mi parla" ha detto. "Non è necessario se ha un buon piano per la gara. Noi abbiamo lavorato a lungo su questa situazione dopo la gara del 2013 in Australia".
Sembra quasi una via di mezzo invece l'opinione del forlivese della Ducati: "Probabilmente sarebbe più facile gestire tutto e potrebbe essere meglio per la sicurezza. Avendo la possibilità di parlarne, le decisioni sulle strategie sarebbero migliori, ma il nostro sport è diverso dalla Formula 1, quindi penso che sarebbe meglio lasciare le cose così".
In conferenza stampa era intervenuto sull'argomento anche Cal Crutchlow, mostrando una certa riluttanza e rispondendo con una battuta: "I miei messaggi suonerebbero simili a quelli di Raikkonen" ha detto, facendo riferimento al famosissimo "Leave me alone, I know what I'm doing" che il pilota di Formula 1 indirizzò al suo ingegnere ad Abu Dhabi nel 2013.
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