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Analisi

Cosa c'è dietro all'aggressività dei piloti nelle categorie minori?

Le pressioni psicologiche cui sono sottoposti i ragazzini che ambiscono ad un posto nel campionato del mondo sono alla base delle manovre spesso aggressive viste in questa stagione. Imporre il divieto di ingresso nel mondiale prima dei 18 anni sarà la soluzione giusta?

Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo

Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo

Gold and Goose / Motorsport Images

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Il campionato mondiale di MotoGP chiuderà le sue porte ai piloti di età inferiore ai 18 anni a partire dal 2023. Questa è la novità principale del nuovo regolamento che sarà implementato dal prossimo anno dai massimi organismi del motociclismo, FIM e Dorna, promotori rispettivamente dei campionati MotoGP e World Superbike, dopo la morte di tre adolescenti quest'anno.

Inoltre, il numero di piloti che correranno nelle categorie junior sarà ridotto, saranno stabilite delle età minime e sarà obbligatorio l'uso delle ultime tecnologie in materia di dispositivi di protezione. Ma si tratta di una serie di misure che per molti osservatori non affrontano la radice del vero problema: un aumento eccessivo dell'aggressività dei giovani piloti messi sotto pressione per le prestazioni.

Molti dei loro genitori investono grandi somme di denaro, ed alcuni arrivano addirittura a contrarre prestiti o ipotecare le loro case affinché i loro figli possano avere le migliori attrezzature nelle squadre di punta dei campionati minori. E molte squadre, di fronte alla mancanza di risultati o tentate dall'arrivo di un'altra famiglia con più potenziale, fanno pressione sul pilota o minacciano di fargli perdere il posto se non migliorerà le sue prestazioni.

Stiamo parlando di atleti tra i 12 e i 15 anni che devono sopportare l'enorme stress di sentirsi dire che devono vincere se vogliono continuare il loro cammino verso "El Dorado", il modo di identificare la categoria della MotoGP.

Ansia da competizione

Pep Font, psicologo del rendimento al CAR di Sant Cugat, la definisce "ansia da competizione". Può verificarsi in piloti di qualsiasi età, categoria e livello, ma in quelli più giovani crea "un senso di 'minaccia'" che può finire per interferire con le loro azioni.

"Gli atleti che competono in discipline che comportano rischio o pericolo lo hanno interiorizzato in modo tale da non esserne consapevoli", spiega Font in un ragionamento tanto logico quanto brutale. "Se lo fossero, non sarebbero più cavalieri. Hanno molta più paura di non competere al loro livello o di non riuscire a realizzare ciò che si sono prefissati".

Secondo le persone coinvolte, la pressione che un giovane pilota subisce dal dover raggiungere risultati che permettono di ammortizzare l'investimento familiare può contribuire direttamente all'aumento dei livelli di aggressività che si può vedere negli ultimi tempi nelle classi inferiori.

Niccolo Antonelli, Reale Avintia Moto3

Niccolo Antonelli, Reale Avintia Moto3

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

"Penso che ci sia un ovvio collegamento diretto", dice Font, lo psicologo che sta lavorando con Raul Fernandez questa stagione e ha lavorato con Jorge Lorenzo, Carlos Checa e molti altri atleti in passato.

"C'è una realtà inconfutabile: se un padre sta pagando 140.000 euro per far correre suo figlio nella FIM-CEV Moto3, se il ragazzo farà bene forse l'anno successivo pagherà solo 50.000. Se non farà bene, invece, non solo dovrà pagare la stessa cifra, ma probabilmente lo farà anche per correre con un team meno competitivo".

"L'obiettivo è quello di passare dal pagare una quantità enorme di denaro al finire per essere pagati per correre. In ogni gara si rischia di cadere in disgrazia e questo è ciò che il pilota vede come una 'minaccia'. E il messaggio dei genitori e delle squadre a questi ragazzi è chiaro: devi vincere a qualunque costo".

Pagare o non pagare per correre

"Se avessi un figlio in futuro non ipotecherei la mia casa per farlo correre in moto", ha dichiarato Iker Lecuona a Motorsport.com.

Lo spagnolo è uno di quei talenti che non hanno avuto vita facile per arrivare al mondiale. È arrivato in MotoGP a 18 anni e ora ha perso il suo posto perché KTM vuole darlo a un altro pilota ancora più giovane, Raul Fernandez.

"Penso che molti genitori non sappiano dove sia il limite", prosegue Lecuona. "Pensano di avere in casa un Valentino Rossi o un Marc Marquez, e non è così. Ognuno ha le sue possibilità e chi ha talento arriva. Certo, c'è bisogno di soldi, ma non si può rischiare così tanto".

"Aumentare l'età minima dei piloti è un modo per avvertire i genitori di calmarsi e le squadre di non usare i ragazzini".

Iker Lecuona, KTM Tech3

Iker Lecuona, KTM Tech3

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Un pilota che è ben consapevole dei sacrifici finanziari che le famiglie devono fare è Jorge Martin, partito dalla Red Bull Rookies Cup (è stato campione nel 2014 ndr.) prima di arrivare al campionato del mondo nel 2015. Da allora ha conquistato il titolo in Moto3 (2018), ha vinto delle gare in Moto2 e anche in MotoGP, dove quest'anno è stato promosso da Pramac e Ducati.

Nonostante la sua attuale posizione privilegiata, in diverse occasioni ha evidenziato la vertigine che ha provato quando è stato costretto a vincere per continuare a correre e forte della sua esperienza ha spiegato quale può essere un nuovo problema che può sorgere per le famiglie.

"Con l’innalzamento dell'età per correre nel Motomondiale le famiglie che stanno spendendo soldi per far partecipare i loro figli dovranno continuare a spenderli per un altro anno o due".

"Non credo che il problema derivi dall'età. Gente come Marquez o Pol Espargaro sono arrivati quando avevano 15 anni e le cose folli che vediamo ora non sono successe. Forse dovremmo pensare ad altre soluzioni, come aver raggiunto certi risultati per avere accesso. In altre parole, devi dimostrare di essere pronto".

L'esperienza di Martin ricorda quello che ha spiegato il tre volte campione della MotoGP Jorge Lorenzo quando era all'apice della sua carriera.

"Non avverto la pressione quando mi trovo in lotta per vincere un campionato del mondo. La pressione la sentivo quando ho iniziato in 125cc e sapevo che o facevo bene o andavo a casa...".

Darryn Binder, Petronas Sprinta Racing

Darryn Binder, Petronas Sprinta Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Modifiche alla figura dei commissari sportivi

Jorge Viegas, presidente della FIM, ritiene che l'annuncio delle nuove misure che entreranno in vigore dal prossimo anno sia la migliore notizia che si potesse dare.

"Stiamo lavorando sui miglioramenti della sicurezza da molto tempo, non è che abbiamo deciso di adottarli solo ora sulla scia della tragedia degli ultimi incidenti mortali".

"Dobbiamo lavorare con i piloti, ma anche con le squadre e i genitori. Molti investono troppi soldi, anche ipotecando le loro case, affinché i loro figli possano correre. Ecco perché interverremo, insieme a Dorna, anche nel FIM CEV, nella Rookies Cup e nella Talent Cup, oltre che nel Campionato del Mondo".

"I piloti devono capire che non si può vincere a tutti i costi mettendo in pericolo la vita degli altri. È qui che gli steward avranno un ruolo importante, perché saranno gli arbitri che imporranno le sanzioni. Li prepareremo per applicare gli stessi criteri e ad adottare le stesse sanzioni per manovre identiche. Faremo molti cambiamenti per assicurarci di avere i migliori commissari".

In un momento in cui KTM è diventato il produttore che domina il mercato dei giovani talenti, a partire dalla Rookies Cup, il direttore sportivo di KTM Pit Beirer si è detto favorevole con la necessità di apportare modifiche per migliorare la sicurezza ed ha poi concordato sul fatto che lo stress finanziario cui a cui sono sottoposti i giovani piloti sia la radice del problema.

"Ai genitori di giovani piloti di talento a volte vengono chieste somme considerevoli se vogliono portare i loro figli in una squadra. Devono pagare 300.000 per far correre un bambino in Moto3".

"Questo crea un sacco di pressione sui piloti. Questi ragazzi non dovrebbero essere sotto pressione a 14 o 15 anni per ottenere un posto nel campionato del mond. Dovrebbe essere data loro una solida educazione di base, senza la necessità di investire grandi somme di denaro".

Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo

Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

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