Brivio: "Per Suzuki questo titolo MotoGP è stato uno shock"
Dopo che Joan Mir è stato incoronato campione del mondo di MotoGP a Valencia, il team manager della Suzuki Davide Brivio era letteralmente euforico.
Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images
In questa chiacchierata, il manager italiano ha ripercorso i momenti chiave di una stagione completamente atipica, nella quale un ragazzi di 23 anni e con soli due anni d'esperienza nella categoria, ha riportato al titolo la Casa di Hamamatsu dopo 20 anni.
Quali sono stati i momenti salienti della stagione?
"Penso la costanza di Joan, la sua costanza. Se si guarda alle ultime dieci gare. Se si guarda alle ultime dieci gare, è salito sette volte sul podio".
E in termini di momenti?
"Il momento chiave è stato il primo podio, in Austria. Lì Joan si è liberato. Nella gara successiva (GP di Stiria) stava per vincere quando hanno esposto la bandiera rossa. Dopo quel primo podio è riuscito a mantenere quel livello di prestazioni e questo è difficile. Questa regolarità è che gli altri non hanno avuto".
Quali sono i principali punti di forza della Suzuki?
"Voglio pensare che sia il gruppo, che siamo coesi e che abbiamo voglia di lavorare e di crescere insieme. La squadra è composta da persone che provengono da esperienze molto diverse, ma che non hanno mai avuto la possibilità di lottare per vincere un Mondiale. Ecco perché quello che stiamo vivendo è bestiale".
Che cosa di Mir ha attirato la tua attenzione?
"La sua tranquillità e la sua forza mentale, cosa che ci ha dimostrato ad Aragon e nella prima gara di Valencia. A Motorland è stato leader del campionato per la prima volta, ma sulla griglia era 12esimo. E correva con l'unico pensiero di raggiungere il podio. E poi, a Valencia, è andato a vincere senza pensare al campionato".
Quando avete firmato il rinnovo, immaginavi di poter arrivare a questo punto?
"Che quest'anno sarebbe stato campione, no. Joan è arrivato alla Suzuki nel 2019, e nell'aprile dello stesso anno abbiamo avuto un incontro in Giappone per iniziare a pianificare quali piloti avremmo avuto nel 2021 e nel 2022. Ma anche allora abbiamo concluso che avevamo una coppia di piloti molto forte e che volevamo continuare con loro. Non ci sono mai stati dubbi su questo. Ovviamente abbiamo parlato con i manager di altri piloti, ma più perché ce l'hanno chiesto loro che perché l'abbiamo fatto noi".
Come pensi di disinnescare le tentazioni che potrebbe avere da altri marchi?
"Dopo il 2022 non so cosa succederà. Ovviamente Joan diventa uno dei piloti più desiderabili della griglia di partenza, ma il matrimonio è una strada a doppio senso. Suzuki credeva in lui in quel momento e ora faremo tutto il possibile per assicurarci che non voglia andarsene. Dovremo dargli una moto che gli permetta di mostrare il suo livello. Se lo facciamo, credo che il nostro accordo durerà. Non ci preoccupiamo di inserire clausule per trattenere chiunque non voglia stare in Suzuki, anche se ovviamente siamo consapevoli che riceverà offerte da altre Case".
In che modo la Suzuki è diversa dalla Yamaha o dalla Honda?
"Suzuki è un'azienda molto grande, ma con un budget molto limitato per le corse. C'è un limite a quando denaro si può investire in questo progetto, ma questo ci ha portato ad essere più abili a sfruttare al meglio ogni singolo centesimo. Questo si ottiene attraverso una pianificazione che va avanti da anni. Ogni stagione cerchiamo di raffozzarci, con persone provenienti da esperienze diverse. Sono aria fresca. Allo stesso tempo, preferiamo anche aiutare i nostri piloti a crescere piuttosto che andare a cercarli altrove, che tra l'altro è più costoso. Circa quattro anno, nel 2017 o nel 2018, abbiamo previsto un ricambio generazionale. Oltre a Valentino, che correrà per sempre (ride), c'erano Pedrosa, Lorenzo, Dovizioso e Crutchlow, che dal 2022 o 2023 non avrebbero più corso. Si stava preparando un nuovo lotto di piloti, tra i quali volevamo avere due dei più veloci. E credo che avessimo ragione. La nostra strategia ha funzionato".
Questo è il primo titolo iridato della Suzuki in 20 anni, cosa significa per il marchio?
"Non so quale sarà la reazione di Suzuki a questo titolo, ma lo interpreto come uno shock, in modo positivo. Parlo dell'azienda, del management, dei distributori e così via. Spero che questo titolo incoraggi ancora di più a sostenere il progetto MotoGP. Dovete tenere presente che siamo l'unico costruttore che funziona senza uno sponsor. Con questo titolo, restituiamo a Suzuki parte dello sforzo che hanno fatto".
In che modo questo titolo influenzerà i vostri piani per mettere in pista una squadra satellite nel 2022?
"Ne stiamo discutendo da tempo con la direzione della Suzuki e le discussioni si intensificheranno d'ora in poi. Vedremo come la vedono loro, perché chissà, forse ora mi diranno che non abbiamo bisogno di una squadra satellite perché abbiamo già vinto anche senza (ride). L'idea è che la decisione finale sarà presa verso febbraio o marzo del prossimo, altrimenti il tempo non sarà dalla nostra parte".
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