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Analisi MotoGP: la svolta tricolore può far sognare in grande

Dopo cinque successi di fila degli spagnoli, i ragazzi di casa nostra hanno cambiato marcia con un bel tris: ora Dovizioso è in testa al Mondiale e Rossi è terzo a -7. Cresce pure Petrucci ed ora sognare in grande è lecito.

Danilo Petrucci, Pramac Racing

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Il vincitore della gara Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Danilo Petrucci, Pramac Racing
Podio: il secondo classificato Danilo Petrucci, Pramac Racing, il vincitore della gara Valentino Ros
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Danilo Petrucci, Pramac Racing
Il vincitore della gara  Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Danilo Petrucci, Pramac Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Danilo Petrucci, Pramac Racing
Danilo Petrucci, Pramac Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Andrea Dovizioso, Ducati Team

Quest'anno in MotoGP le cose possono cambiare radicalmente da una gara all'altra. E' una frase che abbiamo sentito pronunciare a rotazione da tutti i big della classe regina e bisogna dire che rappresenta perfettamente una stagione che dopo otto gare vede ben quattro piloti racchiusi nello spazio di appena 11 punti.

Fino ad un mese fa sembrava una stagione destinata a dare soddisfazioni solamente ai piloti spagnoli, che si erano portati a casa ognuna delle prime cinque gare (tre Maverick Vinales ed una a testa Marc Marquez e Dani Pedrosa), dal Mugello però la musica è cambiata e l'inno italiano ha iniziato a farsi sentire con una certa insistenza.

Andrea Dovizioso ha sfoderato due vittorie tanto perentorie quanto inattese tra Mugello e Barcellona, viste le inziali difficoltà della Ducati, poi ad Assen Valentino Rossi è riuscito a mettere fine ad un'astinenza che durava da oltre un anno. Senza dimenticare un Danilo Petrucci capace nello stesso lasso di tempo di salire per ben due volte sul podio e di scattare altrettante volte dalla prima fila.

Ad una sola gara dalla pausa estiva, in cima alla classifica c'è "Desmodovi" ed è già un dato storico, perché era addirittura dal 2009 che non capitava ad un pilota della Ducati. E per la prima volta ieri abbiamo sentito il forlivese parlare come uno che inizia a crederci veramente, grazie ad una Desmosedici GP che piano piano sta mettendo da parte i suoi difetti ed esaltando i suoi punti di forza.

"Se dopo otto gare siamo in testa al campionato, vuol dire che abbiamo tutte le carte per giocarcela, perché qui nessuno ti regala niente. Non siamo alla seconda o alla terza gara, in cui possono essere successe delle cose particolari. State vedendo una situazione che in questi cinque anni in Ducati non si è mai vista: non sono risultati maturati per gli errori degli altri, sono conquiste e miglioramenti dovuti al lavoro" ha detto Andrea, sottolineando come la velocità mostrata dalla sua moto nella parte centrale della corsa sia il segnale più bello dell'ultimo weekend.

7 punti più indietro, in terza posizione (tra di loro c'è Vinales), troviamo Valentino Rossi, che ieri ha scritto un'altra pagina memorabile per la sua già strepitosa carriera: il "Dottore" è diventato il pilota più anziano ad aver vinto in epoca MotoGP, ma anche l'unico finora nella storia ad aver messo 20 anni tra la sua prima e la sua ultima (almeno fino ad ora) vittoria iridata.

Complice anche la caduta del compagno di squadra, pure lui si è rilanciato prepotentemente nella corsa al titolo, ma soprattutto il nuovo telaio introdotto dalla Yamaha in Olanda gli ha ridato le sensazioni giuste e questo può essere fondamentale se vuole provare a dare la caccia a quel decimo titolo che ormai è diventato quasi un'ossessione.

"Sono molto contento perché siamo riusciti a capire quello che non mi piaceva della M1 2017 e con questo telaio riesco a guidare di nuovo a modo mio: mi diverto di più e faccio meno fatica" ha detto dopo il trionfo di Assen e queste parole devono preoccupare i suoi avversari, perché quando si diverte il "Dottore" è sempre una minaccia.

Come detto, c'è poi anche un Petrucci che ora sembra avere tutte le carte in regola per poter fare da arbitro nella contesa iridata, perché ormai sono tre gare che è una presenza fissa nel trenino di testa e ieri non ha nascosto il suo disappunto per non essere riuscito a battere Valentino per qualche difficoltà con i doppiati. Insomma, anche lui sembra essere arrivato il momento di andare a caccia della prima vittoria nella top class.

E' chiaro comunque che le "furie rosse" non staranno a guardare. Domenica, per esempio, si va a correre a "casa" di Marc Marquez: il campione del mondo in carica vince al Sachsenring dal 2010 (1 volta in 125, 2 in Moto2 e 4 in MotoGP) e per lui può essere un'occasione importante per accorciare il divario di 11 punti che lo separa dalla vetta. Se non dovesse vincere neanche lì, d'altro canto, per la Honda si potrebbe quasi cominciare a parlare di crisi aperta.

C'è da scommettere poi che Vinales vorrà evitare altri errori, perché quest'anno tra prove e gare in meno di mezzo campionato ha già eguagliato il numero di cadute della passata stagione. Il pilota della Yamaha sta alternando giornate al top e grandi flop, ma non bisogna dimenticare che ad Assen era il più veloce in pista quando è caduto, quindi bisogna sempre tenerlo d'occhio perché quando la sua M1 è a posto, è praticamente imbattibile.

Negli ultimi anni la tappa del Sachsenring è stata spesso anche una roulette legata al meteo e ne sanno qualcosa proprio Dovizioso e Rossi, l'anno scorso beffati da Marquez perché troppo cauti nel "flag to flag". A prescindere da come andranno le cose in Germania, ora però sembrano esserci davvero tutti gli ingredienti per sognare in grande fino alla fine dell'anno e magari riportare in Italia quel titolo che gli spagnoli si tengono stretti (salvo la parentesi di Casey Stoner nel 2012) dal 2010. O almeno sperarci non costa nulla...

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