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Analisi: Marquez mai così male al via, sente le pressione di Vinales?

Il pilota della Honda dopo due gare ha già 37 punti di distacco dal leader Vinales: da quando corre in MotoGP non si è mai trovato in una situazione così difficile, anche se lui nega di patire la prepotente ascesa di Maverick.

Marc Marquez, Repsol Honda Team, crash

Marc Marquez, Repsol Honda Team, crash

Gold and Goose / Motorsport Images

Marc Marquez, Repsol Honda Team
Marc Marquez, Repsol Honda Team, crash
Marc Marquez, Repsol Honda Team, crash
Marc Marquez, Repsol Honda Team, crash
Marc Marquez, Repsol Honda Team, crash
Marc Marquez, Repsol Honda Team, crash
Marc Marquez, Repsol Honda Team, crash
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Podium: Race winner Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Podium: Second place Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Race winner Maverick Viñales, Yamaha Fa
Second place Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Race winner Maverick Viñales, Yamaha Factory Ra
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Race winner Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Second place Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Second place Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Cal Crutchlow, Team LCR Honda
Cal Crutchlow, Team LCR Honda, Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Gli stenti di Jorge Lorenzo a decollare nell'avventura Ducati e lo strepitoso debutto di Maverick Vinales in Yamaha hanno un po' messo in ombra un altro fattore importante emerso nelle prime due gare della MotoGP: la crisi di Marc Marquez.

Anche se è vero che a Termas de Rio Hondo si è ritirato quando era saldamente in testa alla corsa, Marquez non ha mai vissuto un avvio di stagione così negativo da quando ha fatto il suo esordio nella classe regina nel 2013.

Nelle sue prime quattro stagioni non gli era mai capitato di rimanere giù dal podio in entrambe le prime gare, ma soprattutto non si era mai ritrovato con il misero bottino di 13 punti a questo punto del campionato, frutto del quarto posto ottenuto a Losail, pista storicamente poco amica alla Honda.

Situazione resa ancora più complicata dal fatto che, invece, Vinales viaggia a punteggio pieno con i successi in Qatar ed in Argentina e si è costruito un vantaggio di 37 punti sul connazionale, che gli consentirebbe di fare uno zero e mantenere comunque un margine cospicuo nel caso di una vittoria di Marc.

Domenica scorsa, il campione in carica è parso di nuovo un po' quello di due anni fa e meno il calcolatore ammirato nel 2016, attaccando a testa bassa dalla pole position e sperando di riuscire a scavare un solco su Maverick, che scattava dalla seconda fila, ma era accreditato di un passo migliore del suo.

Un approccio che non ha dato i frutti sperati, perché al quarto giro ha perso l'anteriore sul dosso presente all'ingresso della curva 2 del tracciato argentino, cadendo piuttosto rovinosamente quando aveva un margine di un paio di secondi sugli inseguitori.

Secondo un altro veterano come Valentino Rossi, la sua scelta però era condivisibile: "Secondo me strategicamente ha fatto una cosa buona. Partiva in pole, sapeva che Vinales era sesto e che era quello che andava meglio a livello di passo, quindi ha provato a scappare, ma gli è andata male" aveva detto il "Dottore" dopo la gara.

Anche se Vinales ha fatto capire che sarebbe cambiato poco pure se fosse rimasto in piedi: "Sarebbe stata dura, però credo che lo avrei preso, perché oggi mi sentivo molto bene e la moto andava esattamente come volevo. Quando mi sento così, sono in grado di fare grandi cose".

La sensazione che si ha da fuori però è che "El Cabronsito" stia iniziando a sentire la pressione dell'astro nascente di casa Yamaha, come in passato invece non ha mai patito più di tanto quella di altri due pezzi da novanta come Valentino e Jorge Lorenzo.

Lui però è pronto a giurare il contrario: "Sentivo più pressione l'anno scorso, anche se è ovvio che quella c'è quando si vuole lottare per il titolo. Poi sembra che i due piloti Yamaha siano molto forti. Non solo Maverick, ma anche Valentino".

Eppure l'anno scorso di questi tempi i suoi punti erano ben 41, grazie alla vittoria in Argentina e ad un terzo posto in Qatar. E dire che il pacchetto della Honda pareva inferiore: alla fine domenica Cal Crutchlow ha chiuso terzo ed anche Dani Pedrosa era quarto prima di cadere, mentre nel 2016 l'unica RC213V competitiva era quella di Marc.

Anche se va detto che tutti si lamentano ancora del carattere scorbutico del nuovo motore realizzato dalla Casa giapponese. "Dobbiamo ancora capirlo bene e trovare la base giusta a livello di elettronica, che è l'aspetto su cui soffriamo di più" ha ribadito il #93 domenica.

Il prossimo appuntamento rischia quindi di essere già un crocevia importante per la stagione del tre volte iridato della classe regina, perché si va ad Austin, una pista su cui ha praticamente fatto un altro sport rispetto a tutti gli altri in passato.

Il suo ruolino di marcia sul tracciato texano è impressionante: quattro pole position e quattro vittorie (tra le quali anche la sua prima in assoluto in MotoGP) in altrettante apparizioni. Senza dimenticare che le Yamaha non hanno mai brillato particolarmente sul saliscendi statunitense.

Per Marc, quindi, non può esserci un'occasione migliore per riscattare un avvio decisamente deludente. Ma se invece dovesse andargli di nuovo male e dovesse essere ancora Vinales a fare festa?

Certamente dopo tre gare sarebbe presto per dare il pilota di Cervera per spacciato, ma per lui la corsa al titolo si complicherebbe in maniera pesante. Anche perché davanti a lui non c'è solo Maverick, ma anche un altro ostacolo ingombrante con il 46 giallo sulla carena.

Se è vero che in questo avvio di 2017 il "Dottore" ha faticato parecchio a trovare il feeling con la Yamaha 2017, con i due podi arrivati in maniera inattesa, è l'unico ad essere riuscito a limitare i danni nei confronti del compagno di squadra. Al momento è a quota 36, quindi ha 14 punti da recuperare sulla M1 gemella, ma ne ha anche 23 di vantaggio sul rivale della Honda.

Insomma, la trasferta negli Stati Uniti sembra davvero fondamentale per capire chi potrà essere lo sfidante al titolo, perché sul nome del favorito per il momento sembrano esserci pochi dubbi...

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