Suzuki: "Paolo Simoncelli è come se fosse mio papà"
La vittoria del "giapporiccionese" a Misano ha assunto un valore molto importante a livello emotivo, proprio perché è arrivata sulla pista intitolata a Marco Simoncelli. E Tatsuki ha avuto una dedica speciale per la sua nuova "famiglia".
Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images
Il weekend di Misano ha regalato una storia che sembra una vera e propria favola. Tatsuki Suzuki in questa stagione aveva dato la sensazione di poter mettere le mani sulla sua prima vittoria nel Mondiale Moto3, ma in un modo o nell'altro il successo gli era sempre sfuggito.
E per un clamoroso caso del destino è arrivato proprio a Misano, pista intitolata a Marco Simoncelli. Una congiunzione davvero incredibile, perché Tatsuki corre proprio per la SIC58 Squadra Corse, inoltre ha trovato quello che lui stesso ha definito un secondo papà in Paolo Simoncelli. E a tutto questo possiamo aggiungere che ormai lui non si definisce più giapponese, ma "giapporiccionese". Insomma, non poteva esserci un luogo migliore per questa grande festa.
"Finalmente ce l'abbiamo fatta. Perché ce l'abbiamo fatta, non sono io che ce l'ho fatta. Sono tre anni che lavoro con Paolo e mancava solo questo obiettivo della vittoria" ha detto Suzuki a caldo, subito dopo essere sceso dal gradino più alto del podio.
Un successo che tardava ad arrivare per tanti fattori: "Quest'anno ero partito molto bene. In America ho sbagliato io e sono caduto quando potevo vincere. Poi a Jerez siamo riusciti a salire sul podio. Dopo la Spagna ho sempre provato a vincere, ma a volte ho avuto sfortuna o fatto qualche errore, ed ho buttato via diverse gare. Forse anche il fatto di non sapere chiaramente cosa avrei fatto il prossimo anno ha creato un po' di confusione nella mia testa e non ero concentrato al 100%, ma poi a Silverstone ho deciso cosa fare e di rimanere in questa squadra. Da lì sono stato concentrato al massimo sulle gare e quindi è arrivata questa vittoria".
Il rapporto con Paolo Simoncelli è davvero qualcosa di speciale e infatti a lui ha riservato una dedica speciale: "Mi ha dato tutto quello che aveva, mi ha insegnato tutte le cose che aveva fatto con Marco. Io ho tanto rispetto per lui, perché dopo quello che è successo a Marco non era facile tornare qui, ma lui è sempre concentrato sul lavoro. Se sbaglio mi bastona, ma quando le cose vanno bene si commuove e piange come oggi. Diciamo che c'è un rapporto familiare, è come se fosse mio papà".
Poi il fatto che la vittoria sia arrivata proprio sulla pista intitolata a Marco e a pochi "Fino a ieri pomeriggio questo era il mio secondo Gran Premio di casa, da oggi questa è casa mia. Punto e basta".
In Italia c'è anche una nuova famiglia: "Forse se vieni qui in Italia e non trovi una persona come Paolo, è veramente triste. Ma io ora ho una famiglia in Italia: Paolo, sua moglie Rossella e sua figlia Martina, tanti amici e la mia ragazza. E' diventata una vera e propria famiglia: quando parto per andare a fare una gara, mi manca casa, ma non il Giappone, l'Italia. Chiaramente mi mancano anche i miei genitori, che sono venuti in Inghilterra, ma non ce l'hanno fatta ad essere qui. Sicuramente hanno guardato la gara alla televisione e si saranno emozionati, ma non sono ancora riuscito a parlarci perché non mi hanno ancora dato il telefono".
Ora poi c'è anche un membro in più da accudire: "Ho preso un cane insieme alla mia ragazza Anna, si chiama Nafta. Lo so che è un nome particolare, ma volevo un legame con i motori: se fosse stato un maschio lo avrei chiamato diesel! (ride)".
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