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Moto2 | Arbolino: "Sono pronto per la MotoGP, ma non dipende da me”

Si dice che Pedro Acosta sia baciato dalla fortuna e che il destino lo stia guidando verso il titolo in Moto2 prima di approdare in MotoGP. Tuttavia, Tony Arbolino è disposto a cambiare il finale di questa storia.

Tony Arbolino, Marc VDS Racing Team

Leader del Mondiale Moto2 con 148 punti, otto in più del secondo classificato, Tony Arbolino vanta due successi nella prima parte di stagione, ottenuti in Argentina e in Francia. Oltre alle vittorie, ha collezionato fino ad ora sei podi, risultati che lo hanno reso il pilota più costante e principale rivale di Pedro Acosta nella lotta per il campionato.

Il pilota di Garbagnate milanese, che compirà 23 anni il 3 agosto, si è caratterizzato questa stagione come un pilota solido. Anche se le scommesse danno per favorito lo spagnolo, Arbolino è determinato a cambiare il corso degli eventi.

Come è andata l’estate? Hai avuto tempo per riposare o hai trascorso ore a prepararti?
“Dopo l’ultima gara (ad Assen, dove è stato settimo, il suo peggior risultato dell’anno, ndr) mi sono allenato molto perché nella mia testa continuo a pensare che mi manchi qualcosa per essere il migliore in questo campionato. Ho la sensazione di poter fare ancora meglio. Ho trascorso due settimane ad allenarmi molto duramente, nella terza settimana mi sono dedicato al riposo e sono stato a Ibiza. Ora sto lavorando di nuovo e sono concentrato sulla prossima gara a Silverstone”.

Chiudere la prima parte di stagione con il peggior risultato dell’anno ha generato dubbi?
“No, al contrario. Mi ha aiutato molto. Queste cinque settimane servivano a migliorare e correggere gli errori che ho commesso nella prima parte di stagione. È stato uno stimolo per lavorare sodo, analizzare quello che non ha funzionato e trovare il modo di migliorare. Onestamente, penso mi abbia aiutato”.

Leader con 2 vittorie e 6 podi, qual è stato l’aspetto positivo e quello negativo di questa prima parte di stagione?
“L’aspetto positivo è stato la costanza, siamo stati davanti in tutte le gare, era l’obiettivo insieme al team. In ogni gara non siamo stati lontani dalla vittoria, questo è molto positivo. Quello negativo, i momenti difficili per quello che senti in ogni gara. È lì che dobbiamo imparare, quando la situazione o la moto non è la migliore in quel momento. Non vedo grandi difetti né all’interno del team né sulla moto, quello che possiamo fare è provare a migliorare ed essere più veloci”.

Podium: Tony Arbolino, Marc VDS Racing Team, Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo

Podium: Tony Arbolino, Marc VDS Racing Team, Pedro Acosta, Red Bull KTM Ajo

Photo by: Alexander Trienitz

Mancano 12 gare (300 punti) e sei leader con 8 punti di vantaggio su Pedro Acosta. Qual è il piano per difendere la posizione?
“Non ho un piano di difesa, non mi sono mai trovato a difendere in alcun momento della carriera, nemmeno quando avevo dei punti di vantaggio (dopo il GP di Francia era leader con 25 punti di vantaggio, ndr). La mia strategia è sempre stata quella di attaccare, di provare a vincere o fare il massimo dei punti. Non ho mai difeso, è il mio modo di essere”.

Con il terzo classificato Jake Dixon a 44 punti, pensi che la seconda parte di stagione sarà un testa a testa tra Arbolino e Acosta?
“Penso che fino ad ora si sia visto abbastanza di ciò che possiamo fare, abbiamo mostrato un gran livello e sia io che lui siamo stati gli unici ad essere stati davanti in ogni gara. Non scarto nessuno né spero in un testa a testa, io guarderò solo me stesso, proverò a essere veloce e non commettere di nuovo errori come quelli di Assen con la moto. Sono concentrato su me stesso, ma sicuramente vedremo questo testa a testa fino alla fine, mi piace dimostrare a me stesso che posso battere un pilota che è molto veloce e che sta facendo meglio di chiunque altro nel mondiale. È una motivazione”.

Tu vivi in Spagna, dove si dà per scontato che Acosta sarà campione. Ti dà fastidio o ti motiva ancora di più?
“La gente può parlare molto e questo non posso controllarlo. Io so cosa ho nella testa e che ho la possibilità di vincere, perciò ci proverò. Ovviamente, Pedro è un pilota veloce, ha vinto nel suo anno d’esordio in Moto3 e questo porta la gente ad avere fiducia nel fatto che possa ripetersi. Ma ha dei difetti, come tutti, e noi attaccheremo lì”.

Quali sono i tuoi punti forti rispetto ad Acosta e i suoi rispetto a te?
“È difficile da dire. Penso di avere un po’ più di mente fredda in gara, posso pensare un po’ di più sulla moto quando le cose non vanno bene. Non sono così impulsivo e questo è un punto a mio favore. Lui è molto veloce, ma lo sono anche io. Abbiamo difetti che si vedranno durante la stagione, ma è difficile segnalarne uno. Siamo due piloti molto completi ed è difficile poter segnalare dei punti concreti. Ma stiamo disputando una stagione che credo sia incredibile”.

Tra il 24 settembre e il 26 novembre si disputeranno otto gare, di cui due triplette. Alla fine vincerà il più forte fisicamente o mentalmente?
“Mentalmente, perché fisicamente siamo entrambi molto forti. Beh, lui non lo so, ma io sono molto forte e immagino che anche lui lo sia. Sarà importante avere la forza mentale ed essere molto uniti al team, molto compatti. Non lasciare mai che nessuno si distragga, dobbiamo essere tutti concentrati sullo stesso punto. Questo farà in modo che arrivino i buoni risultati e che la motivazione sia alta per tutti. Nelle gare asiatiche si vedrà chi merita il mondiale”.

Tony Arbolino, Marc VDS Racing Team

Tony Arbolino, Marc VDS Racing Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Il team Marc VDS ha dimostrato di essere una buona squadra, ma negli ultimi anni, Ajo ha dominato in Moto2. Senti di avere le stesse armi del tuo rivale?
“Assolutamente. Ho una fiducia nella mia gente e nel mio team che non puoi immaginare. È un gran team, abbiamo tanti dati e siamo molto motivati. Sono tutti concentrati, questo ci rende un team forte, oltre alla tranquillità. L’ambiente è buonissimo, siamo sempre contenti e ci divertiamo. Ci troviamo molto bene, davvero”.

Proprio in questo momento si stanno prendendo le decisioni per la prossima stagione. Dove correrà Arbolino nel 2024?
“Non sto pensando a questo perché non dipende da me. Ho staccato un po’ la spina quest’estate, ora sono tornato a lavorare. La mia intenzione è quella di salire in MotoGP, penso di essere più pronto che mai. Ma non dipende da me, non è nelle mie mani ed è difficile da gestire, sapendo come può finire. Ma sono pronto”.

Che tu vinca o meno il mondiale, ti piacerebbe andare in MotoGP già il prossimo anno?
“Ovviamente, ma la cosa importante è vincere quest’anno. Ma sappiamo che le cose si fanno prima di decidere il campionato, si deciderà tutto in poco tempo. Ma insisto, la mia intenzione è andare in MotoGP, sono pronto ma non dipende da me. Posso solo aspettare e continuare a dare il meglio dove sono ora”.

Hai corso nel CEV nel 2015 e nel 2016. Nel 2017 sei salito al Mondiale. Essendo italiano, giovane e talentuoso, perché non sei mai stato nella VR46 Academy?  
“Ci sono stato molto vicino, nel 2013, quando la stavano creando. Io ero uno dei nomi sul tavolo per iniziare con l’Academy. La verità è che non sono andato perché poi ho firmato con il team di Paolo Simoncelli. Per me era un nome importante, era come una piccola accademia, un progetto importante a lungo termine. Lui lo aveva in testa, ci credeva molto e mi sono buttato su quello. Ma non è andata bene, era il mio primo anno nel mondiale e quando sono arrivato io, il team era cambiato rispetto agli anni precedenti. Ero un po’ spaventato, ma ho scommesso su di loro e non è andata. Non sono entrato nella VR46 Academy perché non si sono messe insieme alcune cose, nient’altro”.

Da fuori, l’impressione è che la VR46 Academy fosse un po’ un vivaio di piloti italiani da portare al mondiale. Ora questa percezione è cambiata, non ci sono più giovani talenti, ma piloti consolidati in MotoGP. Questo può rappresentare un handicap per far salire le promesse italiane in campionato?
“Sì, ovviamente. Passano gli anni, soprattutto da quando è andato via Valentino, ma anche prima, manca una scuola in Italia. La Spagna è un altro mondo, un’altra mentalità, i bambini crescono molto più velocemente, a 7 oppure 8 anni già guidano moto a cui non hanno accesso in Italia. Gli spagnoli arrivano ai 14 o 15 anni con il doppio dell’esperienza, questo fa la differenza. A quell’età si prende la decisione se si vuole essere pilota e dedicarsi a questo. In Spagna ci sono più possibilità, per il clima, perché ci sono più circuiti, per la mentalità. Le persone in Spagna sono più coinvolte, in Italia ognuno guarda il suo. Nella formazione dei piloti, la Spagna non ha rivali”.

Quest’estate ti abbiamo visto allenarti con Fabio Quartararo. In passato lo facevi con Jorge Lorenzo. Fino a che punto ti aiutano a crescere come pilota o è semplicemente un tema personale?
“Se devo essere sincero, è successo tutto in maniera molto naturale. Quando ho conosciuto Jorge, ero in un momento della mia carriera in cui avevo bisogno di un cambiamento. Mi mancava qualcosa per sentirmi più preparato. In quel momento è arrivato lui, Jorge cercava cambiamenti per allenarsi con qualcuno di veloce. Io ero a Milano e sono andato a Lugano, Dove viveva lui. È andato tutto molto rapidamente e poi si creano rapporti. Poi ho continuato con il suo allenatore fino ad oggi. Con Fabio siamo sempre stati amici, lo conosco dal 2011, studiavo francese a scuola e mi aiutava a fare i compiti. Abbiamo avuto sempre un buon rapporto, mi ha aiutato molto, soprattutto Jorge. Avevo bisogno di un cambiamento e lui stava vincendo gare con Ducati in MotoGP. Mi ha aiutato molto provare a imitarlo ogni giorno, non solo in gara, ho capito molte cose”.

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Come ti sembra il nuovo format della MotoGP, cosa cambieresti per migliorarlo?
“Beh, non credo che la mia opinione valga molto. Mi piace il format, è un po’ più complicato ora, fare le gare è più stressante. Ma è questione di abituarsi e la cosa importante è che sia migliore per i fan, che possano divertirsi di più, nei limiti. Alla fine sarà positivo”.

Chi è il tuo favorito quest’anno per la vittoria in MotoGP? Pensi che ci sarà una lotta o Pecco Bagnaia dominerà?
“No, penso che Bagnaia continuerà a vincere”.

Credi che il Mondiale con 8 Ducati in grado di dominare sia più noioso?
“Penso di sì, ma è difficile dirlo. Se fossi un pilota Ducati che vince gare direi che è magnifico e che il pilota fa la differenza. Ma vedi come soffrono gli altri e non può essere che si vinca così facilmente. Ma è così, questo sport è sempre stato così. In Formula 1 succede la stessa cosa. Fino a qualche anno fa dominava la Mercedes, ora vince un altro. Ovviamente la Ducati è un passo avanti, ma quello che non possono fare gli altri marchi è smettere di lavorare. Si può migliorare qualcosa e si vedrà cosa succede quando cambieranno il regolamento nel 2026, vedremo se si equilibrano le cose. Sono convinto che tutte le moto siano buone e il pilota faccia molto la differenza. Ma sempre con dei limiti”.

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