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Marini: "Anche se dovessi essere campione del mondo, non sarei obbligato ad andare in MotoGP"

Il pilota dello Sky Racing Team VR46 è indicato come uno dei favoriti per la corsa al titolo della Moto2, ma non sembra avere fretta di pensare alla classe regina. Secondo lui non serve avere fretta, ma è più importante arrivare con la moto e la squadra giusta.

Luca Marini, Sky Racing Team VR46

Luca Marini, Sky Racing Team VR46

SKY Racing Team VR46

Nicolò Bulega, Luca Marini, Sky Racing Team VR46
Luca Marini, Sky Racing Team VR46, logo su un camion
Luca Marini, Sky Racing Team VR46
Nicolò Bulega, Luca Marini, Celestino Vietti, Dennis Foggia, Sky Racing Team VR46, Pablo Nieto Team Manager Sky Racing Team VR46
Nicolò Bulega, Luca Marini, Sky Racing Team VR46
Nicolò Bulega, Luca Marini, Celestino Vietti, Dennis Foggia, Sky Racing Team VR46

Lo Sky Racing Team VR46 cerca continuità nella stagione 2019 e questo inevitabilmente mette un po' di pressione sulle spalle di Luca Marini. Con la grande seconda parte di campionato vissuta nel 2018, che ha avuto il suo culmine nella prima vittoria iridata arrivata in Malesia, toccherà a lui prendere il testimone di leader del team in classe Moto2 da Pecco Bagnaia. Ma il suo ex compagno di squadra gli ha lasciato una grande responsabilità, visto che ha fatto il salto nella classe regina da campione del mondo.

Nonostante sia stato molto veloce nei test dello scorso novembre, i primi che hanno messo tutti in sella alle nuove moto dotate del propulsore Triumph, il pilota di Tavullia non sembra sentire la pressione dell'obbligo della vittoria, pur non nascondendo che quello è il suo obiettivo. Del resto, se è già riuscito a togliersi di dosso l'etichetta di fratello di Valentino Rossi, per la quale veniva principalmente ricordato fino ad un paio d'anni fa, Luca ha dimostrato di avere le spalle belle larghe.

Anche se nel corso dell'inverno è stata proprio una spalla, la sinistra, a farlo tribolare. Per risolvere un problema che lo tormentava ormai da troppo tempo, ha deciso di andare sotto ai ferri del chirurgo, ma questo lo ha obbligato ad un inverno di rinunce. Marini però sembra essere determinato a dimostrare che ne è valsa la pena, continuando il percorso di crescita intrapreso lo scorso anno. E non è detto che questo debba proseguire per forza in MotoGP nel 2020, perché il salto di categoria è nei suoi piani solamente con la moto ed il team giusto, anche se dovesse essere campione a fine anno. Ecco cosa ci ha raccontato nel giorno della presentazione del team:

Dopo un inverno a curare la spalla, avrai una gran voglia di tornare in moto...
"Non è stato un inverno per niente facile, perché c'è stato il Monza Rally Show, che a me piace un sacco, e c'è stata anche la 100 km dei campioni al Ranch. Poi vedevo i ragazzi che si allenavano al Ranch, facevano motocross e tutto quello che ci piace fare d'inverno, mentre io mi sono dovuto sacrificare, anche se per fare una cosa di cui sono contento, perché l'operazione andava fatta. Adesso, anche se non sono ancora al 100%, la sensazione che ho dalle due spalle è praticamente uguale, mentre prima erano completamente diverse. Sono sicuro che più avanti nella stagione arriverò al top della forma, devo solamente stare attento a non fare cavolate nei primi test. Poi vediamo quello che succederà, perché magari mi sento bene appena salgo in moto, non ho dolore e ho forza, anche se penso che ci sarà da lavorare".

Questo cambia anche il tuo approccio mentale alla stagione? Non sei condannato a vincere il titolo, ma che tu sia tra i favoriti è lampante per tutti...
"Io penso che siano almeno sei i favoriti che si possono giocare il titolo. Sarebbe bello poter lottare per la vittoria in tutte le gare, perché significherebbe essere competitivi per tutta la stagione ed è quello che voglio fare. Devo raccogliere più punti possibile, ma devo anche partire con i piedi per terra, perché ci sono stati cambiamenti importanti nella categoria, quindi ho un po' perso il vantaggio di esperienza che avevo nei confronti dei rookie. Poi la mia condizione fisica è ancora da vedere. Dopo i primi test potrò dire qualche cosa in più su quelli che possono essere i miei target".

Chi sono questi sei favoriti di cui hai parlato?
"Quelli che erano messi meglio nella classifica generale dell'anno scorso, quindi Binder, Baldassarri, Marquez, Vierge, Schrotter. Poi Pasini che non ha ancora trovato un moto, ma ci sarà e glielo auguro anche, perché è un pilota veloce e non si merita di stare a casa. Anche Martin penso che sarà un pilota da tenere d'occhio e ci sono pure diversi rookie interessanti. Poi bisognerà vedere come si presenterà al primo test la KTM, perché a quelli di fine stagione non sono stati molto veloci. Questo però mi preoccupa ulteriormente, perché vuol dire che sicuramente durante l'inverno avranno lavorato da matti. Già puntavano a vincere il Mondiale l'anno scorso e non ci sono riusciti, quindi in questo 2019 ci proveranno con grande intensità, quindi non sarà facile batterli".

Con Bagnaia salito in MotoGP, tu assumi anche un po' il ruolo di caposquadra, visto che Bulega è un rookie...
"Nello Sky Racing Team VR46 in realtà non c'è un caposquadra. L'anno scorso io e Pecco eravamo trattati esattamente nella stessa maniera. Cercavamo entrambi di impegnarci per ottenere dei buoni risultati per noi, ma anche per il team. Non ho dubbi che anche con Nicolò sarà una po' la stessa cosa e che potremo lavorare bene insieme. Cercheremo di sfruttare proprio questa unità di gruppo che c'è all'interno della nostra squadra per migliorarci a vicenda ed ottenere i migliori risultati possibili".

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Pensi che questo possa essere il tuo ultimo anno in Moto2 prima del salto in MotoGP?
"Ovviamente ogni pilota pensa al suo futuro e sicuramente arrivare in MotoGP è il mio sogno ed il mio obiettivo, ma voglio farlo nel momento giusto. Penso che, soprattutto nella MotoGP odierna, si più importante arrivare con un team di livello ed una moto competitiva, piuttosto che dover rischiare di bruciarsi la carriera. Per esempio, Morbidelli l'anno scorso si è ritrovato con una moto non all'altezza del suo talento ed ha dovuto rischiare tanto, facendosi anche male proprio perché era obbligato a provare a dare qualcosina in più per diminuire il gap della moto. Sinceramente, non mi piacerebbe ritrovarmi in questa situazione. Non vorrei commettere questo errore, quindi preferisco fare bene e vincere in Moto2, stando concentrato ancora su questo durante la stagione. Poi vedremo cosa potrà succedere a fine anno, ma non ho fretta di andare in MotoGP".

Ma le cose resterebbero così anche se tu dovessi essere campione del mondo alla fine dell'anno? Proveresti a difendere il titolo in attesa di una moto competitiva come ha fatto Zarco tre anni fa?
"E' assolutamente uguale. Non importa il risultato che otterrò alla fine dell'anno. Sicuramente il mio obiettivo è vincere, ma quello è l'obiettivo di tutti. Ma non è che se sarò campione del mondo, sarò costretto ad andare in MotoGP. Ognuno deve valutare la propria carriera, ma sono circondato dalle persone giuste, che mi potranno dare tanti consigli preziosi, in primis mio fratello Valentino. Bisogna sempre osservare la situazione dei contratti in MotoGP: la maggior parte sono dei biennali e sono pochi quelli che firmano di anno in anno. Poi c'è già stato anche un bel ricambio generazionale, quindi sono tutti molto giovani e bisogna aspettare che si presenti l'occasione giusto".

Forse lo stimolo a tentare subito l'avventura in MotoGP sarebbe avere la certezza di correre almeno un anno contro tuo fratello...
"Sicuramente sarebbe una cosa molto bella e molto affascinante, ma penso che entrambi, sia io che lui, dobbiamo pensare solo ad ottenere il massimo dalle nostre carriere. Non voglio fare una scelta azzardata per correre un anno insieme a Vale e magari mettere a rischio la mia carriera. Ma penso che sarà un consiglio che mi darà anche lui quando sarà il momento di parlarne. Bisogna pensare all'opportunità giusta e saperla cogliere. Un modo per crearsela è fare bene in Moto2 quest'anno e poi analizzare tutto a mente fredda".

Al massimo lo fai correre per altri due anni...
"Tra poco è il suo compleanno, farà 40 anni. Gli dirò di arrivare a 46 e poi smettere! (ride)".

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