Lüthi, game over: “Caduta spaventosa, dolore più forte della voglia di correre!”
Le speranze di raggiungere Franco Morbidelli sono state spazzate via da un highside in qualifica, che gli ha procurato la frattura del piede sinistro. L'elvetico: “Non è così che sognavo di chiudere la stagione...”.
Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images
Thomas Lüthi, alla fine, ha dovuto arrendersi. A Franco Morbidelli e al dolore al piede sinistro fratturato dopo il terribile highside negli ultimi minuti del turno di qualifica.
A Sepang si sono spente le ultime speranze iridate di contrastare Franco Morbidelli, al quale è stato consegnato il titolo ancora prima di gareggiare: perché con Lüthi fuori dai giochi, il rider italiano poteva anche tornare a casa a mani vuote.
Il centauro elvetico ha visto negarsi la possibilità di partecipare alla corsa dopo che la Clinica Mobile si è espressa a riguardo dell’indisponibilità. “Tom” ha passato la giornata di sabato presso l’ospedale di Kuala Lumpur, dove gli è stata fatta anche una TAC precauzionale per escludere danni celebrali.
Confermatosi vice campione della Moto 2, il pilota bernese ha guardato la corsa in albergo, prima di fare ritorno in Svizzera dove proseguirà le cure, provando a fare di tutto per essere disponibile in tempo per l’ultima corsa di Valencia nel fine settimana del 12 novembre.
Il portacolori della CarXpert Interwetten spiega il modo in cui è avvenuto l’incidente che gli ha tolto qualsiasi speranza di raggiungere la vetta della classifica.
“Sono davvero molto deluso e desolato, non è sicuramente il modo che sognavo per chiudere il campionato. In Curva 2, si scivolava più del dovuto, di conseguenza ho piegato la moto oltre il normale. Quando ho ridato gas, mi sono ritrovato con la testa sull’asfalto. Lo spavento è stato tanto, ma devo ammettere di non aver mai perso conoscenza”.
E ancora: “Il dolore al piede era insopportabile per disputare la gara. Ci tengo a complimentarmi con Franco Morbidelli per la conquista del titolo. Mi vedrete a Valencia? Non lo so, spero di tornare il prima possibile...”, conclude un rassegnato Thomas Lüthi.
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