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Marini: "Quest'anno devo ancora imparare, ma nel 2019..."

Per il nuovo arrivato nello Sky Racing Team VR46 questo dovrà essere l'ultimo anno di apprendistato in Moto2, poi dovrà andare a caccia nel bersaglio grande. Per il 2020 il sogno è la MotoGP, magari sfidando il fratello Valentino...

Presentazione dello Sky Racing Team VR46
Luca Marini, Sky Racing Team VR46
Luca Marini, Sky Racing Team VR46
Presentazione dello Sky Racing Team VR46
Presentazione dello Sky Racing Team VR46
Presentazione dello Sky Racing Team VR46
Presentazione Sky Racing Team VR46
Presentazione Sky Racing Team VR46
Presentazione Sky Racing Team VR46: i piloti della Moto3 Nicolo Bulega, Dennis Foggia
Sky Racing Team VR46 launch atmosphere
Sky Racing Team VR46 launch atmosphere
Sky Racing Team VR46
Presentazione Sky Racing Team
Sky Racing Team VR46
Presentazione Sky racing team
Le moto dello Sky Racing team
Francesco Bagnaia, Sky Racing Team VR46, Luca Marini, Sky Racing Team VR46
Luca Marini, Sky Racing Team VR46
Bikes of Francesco Bagnaia, Sky Racing Team VR46, Luca Marini, Sky Racing Team VR47
Luca Marini, Sky Racing Team VR46
Dennis Foggia, Sky Racing Team VR46, Luca Marini, Sky Racing Team VR46, Pablo Nieto, Sky Racing Team

Il 2018 sarà un anno fondamentale per la carriera di Luca Marini. Dopo due stagioni nel Forward Racing, cerca la definitiva maturazione nella squadra "di famiglia", lo Sky Racing Team VR46 del fratello Valentino Rossi. Un team ambizioso, che quindi lo ha portato anche ad alzare l'asticella degli obiettivi stagionali, con l'intento di abituarsi a battagliare nelle posizioni di vertice per farsi trovare pronto nel 2019, quando spera che toccherà a lui prendere il testimone dal compagno Pecco Bagnaia per andare all'assalto del bersaglio grande.

Il sogno a lungo termine ovviamente è la MotoGP, ma se non arriverà nel 2020 continuerà a lavorare duramente per cercare di renderlo possibile il prima possibile. Ecco cosa ci ha raccontato Luca qualche giorno fa, in occasione della presentazione ufficiale del team, andata in scena a Milano, nella sede di Sky.

L'anno scorso sei cresciuto parecchio, ma è sembrato che ogni tanto mancasse la moto. Com'è invece la situazione tecnica quest'anno?
"Per me è il top. Sono in uno dei migliori team che ci sono in Moto2, se non il migliore. Magari non per esperienza, perché è solamente un anno che è in Moto2, però sono molto contento perché anche con la Kalex e con la Ohlins stiamo lavorando tantissimo anche a casa, quindi abbiamo delle ottime possibilità per quest'anno. Abbiamo un ottimo mezzo e sono molto contento".

Nella tua testa ti sei già fissato un obiettivo per il 2018?
"La cosa più importante è crescere ancora di più ed imparare più cose, perché nella mia carriera vedo un altro anno in Moto2 oltre a questo. Spero di proseguire con questo team anche il prossimo anno, quando dovrò puntare al bottino grosso, quindi voglio imparare più cose possibile quest'anno. Parlando di risultati, sarebbe bello ottenere dei podi e migliorare il mio miglior risultato sarà fondamentale, anche se voglio prenderla con calma e con pazienza, perché sono sicuro che con il giusto sacrificio arriverà tutto".

Se volessimo quantificare numericamente i risultati che ti aspetti...
"Bisogna cercare di stare sempre nella top 5. Penso che quest'anno il livello sia alto, perché vedo molti piloti cresciuti. Magari l'anno scorso c'era Morbidelli un gradino sopra gli altri, mentre quest'anno vedo 6 o 7 piloti tutti sullo stesso livello e mi ci metto anche io. Sarà una bellissima stagione, nella quale sarà importantissimo curare ogni dettaglio, ma la top 5 è l'obiettivo per ogni singola gara, anche se nelle corse non si può mai sapere quello che succede. Mi è già capitato di finire per terra anche non per causa mia, però bisogna sempre dare il massimo, cercando magari di raggiungere anche il podio quando ci sono le carte in regola per farlo".

Passare dal Forward Racing al team "di casa" ha cambiato qualcosa nella tua testa e nel tuo approccio?
"Io penso di essere sempre lo stesso, anche se magari ho più stimoli. Diciamo che è una situazione simile a quando una squadra di calcio cambia l'allenatore: può portare sempre nuovi stimoli se è la persona giusta. Io ora sono in un team giusto, in un top team ed ho un gruppo di persone di alto livello che lavorano con me. Non resta solo che lavorare a testa bassa per raggiungere i risultati che ci aspettiamo.

Ti senti più responsabile da qualche punto di vista?
"Alla fine sono io che vado in moto ed i risultati che ottengo sono per me, non è che devo dare credito a nessuno. Per la carriera di un pilota, che si sia in un team o in un altro, bisogna solamente impegnarsi al massimo e cercare di ottenere i migliori risultati possibili".

Cosa serve per lottare con i migliori in una classe serrata come la Moto2?
"Il livello è molto alto e nelle prime due stagioni ho cercato di carpire più segreti possibile da quelli che hanno vinto tanto, ovvero Zarco e Morbidelli. Ho chiesto anche qualche consiglio a Franco, ma quando si è rivali è difficile che ti rivelino qualcosa. Ora che sono entrambi in MotoGP però ogni tanto mi hanno detto qualcosina di interessante".

E cosa ti hanno detto?
"Intanto che non si può lasciare nulla al caso, bisogna curare tutti i minimi dettagli e che si può fare la differenza anche se non sei al 100% con la moto quando sei uno dei più forti".

Se dovesse arrivare il tuo primo podio nel Mondiale, a chi lo dedicheresti?
"Credo a mio padre. Mi ha accompagnato sempre alle gare da quando ero piccolino, è stato sempre lui che mi ha seguito ed è stato il mio primo tifoso da sempre. Ha fatto dei grandi sacrifici, quindi credo che lui se meriti tutto, anche perché in questo periodo non sta molto bene e non mi ha potuto seguire tanto alle gare e questo un po' mi dispiace. Però mi segue sempre da casa e mi sostiene molto".

Ora che sei nella squadra di "famiglia", vi scambiate più impressioni con Valentino o è rimasto tutto come prima?
"E' tutto identico a prima. Trascorriamo sempre lo stesso tempo insieme. Magari alle gare potrà dedicarmi un po' più di tempo o aiutarmi di più, visto che sono nel suo team, e sono molto contento di questo. Sono sicuro che solo lui può darmi certi consigli su cose che capisci solo dopo molti anni con l'esperienza".

Com'è essere il compagno di Pecco Bagnaia, che l'anno scorso è stato "Rookie of the Year"?
"Anche io nel 2016 ci sono andato molto vicino, però sicuramente Pecco ha già fatto tanto l'anno scorso ed ha sorpreso tutti, forse anche se stesso. E' molto importante per me essere il suo compagno di squadra, averlo nel box e poter osservare anche i suoi dati, visto che sarà uno dei pretendenti al titolo. Sarà importante anche capire come ci si sente ad avere così tanta pressione, visto che tutti i giornalisti gli dicono che deve vincere il titolo. Sarà interessante vedere come si comporterà, perché non credo che sia la stessa cosa lottare per il quinto posto o per la vittoria del campionato".

Lui diceva che vi conoscete dal 2007, quindi da più di 10 anni...
"Io non me la ricordo la data precisa, però è da quando correvamo in minimoto. Sicuramente ci sarà molto rispetto quando ci dovremo affrontare in pista e spero che questo possa accadere spesso, perché vorrebbe dire che sono davanti anche io. Sicuramente preferisco lottare con lui, che con qualche altro pilota che è più difficile o più 'sporco' e ce ne sono tanti".

Quali sono gli aspetti su cui pensi di dover migliorare maggiormente quest'anno? E pensi di avere un punto debole o un punto forte?
"Forse il punto debole è che mi manca ancora un po' di esperienza a partire in prima fila e a stare nelle prime posizioni per tutta la gara. Devo imparare a gestire una gara al vertice, perché ho avuto poche occasioni l'anno scorso per farlo. Vorrei imparare a farlo il più velocemente possibile e credo che questa sia una cosa importante. Per quanto riguarda il punto forte, penso di essere migliorato in tantissime cose, ma sicuramente la freddezza che ho negli attimi prima della gara e durante la gara credo che mi possa aiutare molto. Un altro punto di forza è tutto il lavoro che faccio anche quando non sono in pista. Mi reputo uno di quelli che lavorano di più sia a casa che nei weekend di gara: mi piace stare a guardare i dati della telemetria anche fino alle dieci di sera. E' una cosa che ho imparato anche da Valentino, che è sempre uno dei primi ad arrivare in pista e l'ultimo ad andare a dormire, quindi ho un grande maestro".

Hai detto che l'anno prossimo ti vedi ancora in Moto2, questo vuol dire che tra due anni c'è la MotoGP nel mirino?
"Se tutto va come penso nella mia testa sì, ma non dipende solamente da me, altrimenti sarei già in MotoGP (ride)".

C'è una moto su cui ti piacerebbe salire in particolare nella classe regina?
"Non credo. Ho sempre sognato di guidare una MotoGP, ma credo che sia un po' il sogno di tutti i piloti. Vedendo come si sono evolute adesso, fanno veramente paura tutte quante. Non penso che ce ne sia una nettamente migliore rispetto ad un'altra, perché ognuna avrà i suoi pregi ed i suoi difetti, però sono tutte veramente incredibili. Spero di arrivarci il più presto possibile. Se non sarà tra due anni, l'importante è continuare a lavorare a testa bassa per arrivarci".

Nel 2020 potrebbe esserci ancora anche Valentino in MotoGP: pensi che nel caso ti trattrebbe come un fratello o come un avversario?
"Credo come un fratello fino a quando lotto per il 15esimo posto. Se poi però dovessi arrivare a lottare con lui davanti, dove conta, allora... Però devo dire che ci sfidiamo già molto spesso al Ranch e facciamo sempre delle grandi battaglie. Già da lì riesco sempre ad imparare molte cose da lui, perché è il più difficile da battere, ma soprattutto è il più difficile da tenere dietro: io magari posso vincere tutte le altre manche, ma quando arriva la finale lui è incredibile, ha un qualcosa in più".

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