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Nicola Dutto: il paraplegico che ha finito la Baja 500!

E’ il primo rider al mondo nelle sue condizioni a terminare una gara del Mondiale Desert Race!

Non è la prima volta che parliamo di Nicola Dutto, il pilota paraplegico che sta “insegnando” a molti di noi cosa significhi la... voglia di vivere! L’anno passato vi illustrammo la sua storia e verso fine 2012 arrivò la notizia da parte di KTM che gli avrebbe fornito una moto per correre. A metà marzo, infatti, Nicola tornò sulla moto per partecipare come apripista nella gara che gli causò la paraplegia. Oggi Dutto ha compiuto un’impresa epica, e vogliamo iniziare così, con le sue parole all’arrivo della Baja 500 in Messico: "Come uomo sono molto felice di avere finito la gara ed in buone condizioni fisiche, come atleta mi dispiace non averla conclusa con il crono che speravo". Il cuneese è il primo pilota di moto al mondo che ha partecipato ad una gara di quasi 800 Km no stop valevole per il Mondiale Desert Race da paraplegico! Vi pare poco? La Baja 500 è una gara già difficilissima per i migliori piloti del mondo... normodotati. Lui, l’ha portata a termine senza l’ausilio degli arti inferiori. La lesione della settima vertebra dorsale causata da una caduta nella prima gara del Campionato 2010 pare che non abbia scalfito la sua voglia di andare in moto, un esempio per tutti! Con il supporto di Massimo Ravetta, pronto ad assisterlo in qualunque momento, Dutto e la sua KTM EXC 500 hanno concluso la gara massacrante impiegando 19 ore. E’ arrivato al traguardo in over-time nel cuore della notte ma l’ha terminata ed è stato il primo al mondo a compiere una simile impresa. Queste le sue parole: "Partenza alle 6.30 da Ensenada per affrontare 480 miglia... mi sono sentito bene da subito, la moto perfetta, c'erano tutte le condizioni per fare una bella gara. Il percorso è molto difficile, nulla a che vedere con quello della Baja Aragon a cui avevo partecipato un anno fa che invece è molto veloce. Qui ci sono tratti tecnici incredibili. Ad ogni Baja Pit, dove faccio rifornimento, sanno chi sono e mi accolgono con applausi e commozione, io bevo e riparto. Nelle fasi iniziali della gara riesco a superare un po’ di moto. Nei tratti più tosti mantengo un’andatura tranquilla, queste gare vanno gestite con intelligenza. Cado alcune volte ed in questo tipo di gare è una cosa normalissima ma ovviamente non mi posso rialzare da solo, mi deve aiutare Ravetta ma che spesso da solo non ce la fa e deve attendere che si fermano altri piloti. Perdo tempo prezioso e arrivano i trophy truck (grossi veicoli a 4 ruote). - continua Dutto - Facciamo passare i primi tre che si giocano il podio e che vanno ai 200 Km/h, poi proseguiamo. Mancano 40 miglia al traguardo, mi sento bene, sono un pò stanco ma ho quasi finito la gara… Mi ero imposto di concludere la gara ed avevo promesso a mia moglie Elena che sarei arrivato alla fine, ce la sto facendo! Siamo su una salita con tanto fesh fesh (polvere sottilissima), passa un trophy, mi sorpassa e solleva tantissima polvere. Esco dal tracciato perché non vedo nulla, andando troppo piano perdo l’equilibrio e cado. E’ una caduta banalissima, non mi faccio un graffio, sto bene ma la moto è infossata, Ravetta da solo non riesce a riportarla sul tracciato e dobbiamo aspettare che qualcuno si fermi ad aiutarci, intanto passano minuti su minuti". "Telefono a mia moglie con il satellitare e lei mi da coraggio, mi dice di continuare. Risalgo sulla moto arrabbiato per il tempo perso e arrivo al traguardo in over time. Come uomo sono molto contento perché non ho sofferto, sto bene, ci sono a livello sia fisico che mentale. Come pilota, come atleta, mi dispiace non avere fatto un crono migliore, all’altezza del mio potenziale. Sono comunque molto felice: ho capito che ci sono… ci sono eccome! Qui gli Americani e i Messicani non sapevano cosa dire prima della gara, tanti complimenti, mi chiamavano SIR… “Can I shake your hand Sir? Posso stringerle la mano SIGNORE?” Hanno perfino organizzato una festa per me a San Diego in un ristorante italiano! Ringrazio di cuore Max Ravetta per avermi accompagnato in questa avventura non facile per lui, il mio tecnico Roberto Boasso che è sempre aiuto indispensabile ed Elena per aver creduto in me sempre”. Non so voi, ma io... ho gli occhi lucidi...

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