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Casuccio: "Finire la Dakar è come una laurea"

Ecco il bilancio finale dei quattro italiani che hanno raggiunto il traguardo di Buenos Aires

E' sempre così, quando la Dakar finisce tutte le cose brutte, o negative che si sono vissute nel corso dei 15 giorni, fra verifiche, tappa di riposo e arrivo, vengono cancellate via, con un colpo di spugna. Calcare quel palco, allestito quest'anno a Tecnopolis, con centinaia di migliaia di persone a seguire la cerimonia ma anche tutto il resto della gara, firmare autografi e sentirsi acclamati dal pubblico, in un solo momento fa dimenticare tutte le fatiche e se non fosse per i segni sul corpo – eredità di cadute o botte riportate durante le tappe – e per una inesplicabile stanchezza, sembrerebbe quasi che la gara sia stata semplicissima.

Invece solo quattro dei nostri dieci italiani partiti in moto hanno raggiunto il traguardo coronando, ognuno in modo diverso, un suo sogno. Paolo Ceci, il migliore degli italiani all'arrivo, ha conseguito un 14esimo posto assoluto che neanche lui avrebbe mai sperato di ottenere. "Prima di partire non me lo sarei mai aspettato questo risultato anche perchè con il mio ruolo da portatore d'acqua è difficile poter pensare di arrivare così in alto. Poi Chavo purtroppo è andato fuori dalla gara e io ho potuto fare la mia corsa. Devo ringraziarlo tantissimo perchè mi ha lasciato il supporto di tutto il team e si è comportato non solo da persona corretta ma proprio da amico".

Una volta ritirato lui infatti, Chavo Salvatierra, il pilota boliviano per cui correva Paolo, avrebbe potuto chiudere baracca e burattini e tornare a casa e invece non l'ha fatto, o meglio, lui è rientrato per curarsi da una caduta, per fortuna non troppo grave, ma Paolo ha potuto continuare con la struttura tutta a sua completa disposizione. "Mi sono ritrovato con due fisioterapisti e due meccanici oltre alla mia compagna Sara, con me a tutti i bivacchi a darmi sostegno: tutte queste cose messe insieme mi hanno permesso di fare una gara praticamente perfetta".

In cambio Chavo ha chiesto a Paolo solo una piccola cortesia: "Era molto felice quando l'ho sentito all'arrivo a Buenos Aires e mi ha chiesto di salire sul podio portando la bandiera boliviana per condividere i colori del suo Paese su un podio su cui lui quest'anno purtroppo non è potuto salire. Ovviamente e con grande piacere ho accettato".

Il secondo italiano in classifica è Marco Brioschi, 46esimo assoluto, privato a metà gara della compagnia di suo fratello Alberto, ritirato nella ormai popolare – o forse impopolare – tappa della Bolivia: "Sono così felice che l'unica cosa che mi amareggia un po' è di non essere sul podio insieme a mio fratello Alberto. Però sono felice di averla finita perchè è stata davvero durissima" e mentre lo dice gli si incrina la voce pensando a tutte le vicissitudini che ha vissuto in queste ultime settimane e che lui ha superato, riuscendo a conquistare l'arrivo di questa Dakar.

Al 57esimo posto della classifica c'è Diocleziano Toia, uno dei protagonisti più positivi ma anche più sfortunati di tutta la gara. Lui ha adottato subito lo spirito giusto per affrontare questa competizione, unica nel suo genere, vivendola un giorno alla volta e combattendo prima di tutto con una moto che effettivamente si è sbriciolata giorno dopo giorno, costringendolo a lunghe nottate in bianco e tante soste in speciale, per rimetterla in sesto.

Però c'è riuscito ed è arrivato al traguardo: "Sono molto felice, ed è andato tutto bene. Alla fine ho fatto tantissima esperienza, un ottimo allenamento per farne un'altra e per farla meglio. Intendo a livello di classifica perchè qui per sistemare le cose che si rompevano sulla moto ho perso un sacco di tempo. Voglio tornare così, senza assistenza, da privatone, ma con una moto nuova, stavolta".

Matteo Casuccio, 60esimo su 79 moto al traguardo paragona la sensazione del podio finale della Dakar al giorno della sua laurea: "E' strano, ho la stessa sensazione che avevo al giorno della mia laurea se non fossi stato qui alla fine di questa gara, se mi fossi ritirato prima, la delusione sarebbe stata altissima. Essere qui invece in realtà non compensa la delusione di non esserci. Ho questo carattere... quando raggiungo un traguardo è più una sensazione di pienezza che di entusiasmo".

E poi mostra la medaglia che viene data a tutti i piloti al traguardo: "Sono felice e voglio ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini, se oggi sono qui è stato grazie al lavoro di molti perchè queste cose da soli non si fanno, specie se si è semplici amatori".

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