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De Soultrait: "La top 15 è il biglietto giusto per il futuro"

Alla sua seconda Dakar viaggia in 13esima piazza, secondo tra i piloti Yamaha, mostrando una grande crescita

Oggi ha ottenuto il 21esimo posto di tappa, ed in classifica generale è 13esimo nonostante la febbre, una gastroenterite acuta e una debolezza che lo lascia sfinito, sotto il tendone del bivacco, al suo arrivo al circuito di Termas de Rio Hondo, con 30° di temperatura, un'umidità del 70 per cento e un sole che stordisce.

Xavier De Soultrait è alla sua seconda Dakar, ma è un ragazzo ambizioso, con la testa sulle spalle e ha già capito come si fa. Lui che arriva dall'enduro e che ha sempre sognato la Dakar e ora è entrato a farne parte. Corre con la Yamaha, con il supporto di quella Yamaha France che quest'anno non ha brillato, ma lui per fortuna usa le moto dello scorso anno che ha potuto comprare a metà prezzo.

Questo è il supporto che Yamaha fornisce a lui e ai suoi compagni di squadra ma i ricambi, o qualsiasi altra cosa lui usi, la paga, come se fosse un normalissimo cliente. Eppure questo ragazzo tanto normale non è visto che quest'anno, appunto alla sua seconda Dakar ha collezionato un sesto posto, nella tappa marathon e ora è tredicesimo in classifica assoluta, seconda Yamaha dopo quella di Pain.

"Sono io il primo ad essere sorpreso. Sapevo che potevo farlo e sapevo che potevo migliorare quello che avevo fatto lo scorso anno". Alla sua prima Dakar il francese aveva chiuso in 34esima posizione assoluta, ed è sempre stato convinto che avrebbe potuto migliorarsi, perchè questo è il suo sogno, ed è la sua vita: "Quest'anno sono stato attento, a tutto, a preservare la moto, a non prendere un colpo di calore, a non cadere. Sì certo, qualche caduta l'ho fatta, ma piccole cose, scivolate, senza alcuna conseguenza, e non certo perchè andavo troppo forte".

E anche quel sesto posto, ottenuto nell'ottava tappa quella che da Iquique portava i piloti a Uyuni, in Bolivia, prima parte della marathon è stato una sorpresa: "Le speciali quel giorno erano due e quando sono uscito dalla prima e mi preparavo ad entrare nella seconda mi hanno detto che ero nono. Non ci ho creduto, ho pensato avessero letto male il mio tempo, però nel secondo settore ho comunque attaccato, e alla fine ho superato tre piloti (per la precisione Pizzolito, Pain e Duclos) il che mi ha consentito di arrivare sesto".

E il suo pensiero, ogni volta che le cose vanno bene è per il futuro: "Questo risultato spero mi aiuti a trovare qualche sponsor, qualche partner per il futuro, o magari convinca Yamaha a darmi qualcosa di più, magari a chiamarmi nel team ufficiale il prossimo anno". E aggiunge: "Tra l'altro il sesto posto è arrivato proprio in un giorno difficile e questo penso che sia un punto a mio favore. La gente che prende le decisioni importanti bisogna che sappia che io sono uno che riflette e che nei momenti difficili sa prendere le decisioni giuste".

Un bel biglietto da visita per Xavier che fino ad oggi aveva centrato la sua carriera sull'enduro: "La moto è fantastica, non abbiamo avuto nessun tipo di problema ed è la stessa moto che utilizzavano lo scorso anno i piloti ufficiali Yamaha. Quando hanno cominciato a lavorare sulla moto nuova, l'hanno messa da parte e così l'hanno data a noi. Trovo che sia una moto al top, ed ancora una volta mi ripeto che potrei anche poter vincere una speciale con questa moto. Il nostro team ha il supporto di Yamaha che vuol dire permettermi di avere questa moto e pagarla la metà del suo prezzo. E spero che per l'anno prossimo le cose cambino un po'. La moto va bene e non potrei migliorarla (come per esempio ha fatto KTM con la moto standard di Toby Price). Tutto quello che è al top per Yamaha è montato su questa moto. Entrare nei primi quindici al traguardo della Dakar dovrebbe essere il biglietto giusto per il futuro".

Seconda Dakar per lui, ma anche secondo rally perchè per correre il Campionato del Mondo FIM oppure per affrontare altre gare ci vogliono un bel po' di soldi e lui non li ha, perchè nella vita ha scelto di fare il pilota professionista. "I miei mi hanno pagato gli studi, ma quando poi io ho scelto la carriera di pilota mi hanno detto che dovevo cavarmela da solo, e lo trovo giusto. All'inizio sarebbe stato facile se loro mi avessero aiutato ma non hanno voluto e io me la sono cavata con l'aiuto unicamente dei miei pochi sponsor. Siamo cinque fratelli e io sono l'unico che ha scelto questa strada. Ho un fratello più piccolo a cui piace la moto e che ogni tanto si viene ad allenare con me, forse farà la Dakar, nei prossimi anni".

Per il momento Xavier continerà a fare enduro: "Mi piace e mi tiene allenato, farò almeno tre gare di mondiale, forse il Belgio, l'Italia e la Francia, e mi piacerebbe fare anche le Baja ma se mi devo pagare tutto da solo non ce la posso fare". Il suo lavoro dunque, combacia con la sua passione: "Ce la metto tutta, la mattina mi alzo e mi alleno, poi lavoro sulla moto, mi affino a livello meccanico, poi vado a girare. Tutta la mia vita 'ruota' intorno alla moto".

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