Pastorino: "2 volte il giro del mondo senza problemi"
Sono 80.000 i km completati in questa Dakar dalle Mini che non hanno accusato rotture o incidenti
Alla X-Raid piace fare i conti, specie quando tornano, eccome se tornano. Contando gli ultimi quattro anni di Dakar e i primi cinque posti in classifica, per le auto, si scopre che Mini ne ha occupati, Dakar 2015 compresa, ben 15. Sempre restando negli ultimi quattro anni le vetture al via di X-Raid sono state 37, di cui 34 arrivate alla fine e la posizione peggiore non scende al di sotto del trentesimo posto.
"Il bilancio è quello della quarta vittoria di fila – dice a fine gara Marco Pastorino, team manager X Raid – e soprattutto i dati...negli ultimi 4 anni abbiamo occupato la top five della Dakar per i quattro quinti dei posti disponibili. E' una squadra che non solo si permette di vincere anche e finalmente davanti a costruttori ufficiali, ma si permette anche di portare in gara gentleman driver come clienti, persone di un'ottima reputazione sportiva ma non atleti professionisti, che finiscono per occupare posizioni in classifica che prima neanche si sognavano".
La vittoria di Nasser Al-Attiyah arriva a coronare un qualcosa che tutti si aspettavano: "Nasser è, diciamo, un signore con la S maiuscola, a cui abbiamo dato la vettura per ottenere la seconda vittoria della sua carriera, ma è la seconda e stiamo quindi parlando di una persona che aveva già vinto. Non dimentichiamo che lo scorso anno sempre con Mini salvo una penalità per un wpt mancato è finito a podio, malgrado un'ora di penalità e sicuramente avrebbe dominato anche quella gara, lottando con le altre Mini di Nani Roma e Stephane Peterhansel".
Chissà cosa sarebbe successo se Nani Roma non avesse rotto il primo giorno di questa Dakar e se si fossero ritrovati a combattere l'uno contro l'altro: "Non credo che Nani sottovalutasse Nasser e le sue potenzialità, anche se inizialmente aveva concentrato la sua attenzione, a livello di avversari, sulle Toyota. Nasser è sicuramente un 'brutto' avversario e lo sarebbe stato su qualsiasi altra vettura. Menomale che era su una Mini, così abbiamo vinto noi".
Già Nasser Al Attiyah che tra l'altro dice di voler continuare con questo team e con questa vettura: "Credo sia giusto, squadra che vince non si cambia", anche se il qatariano è un po' capriccioso in fatto di macchine: "Bè lui è come una bella donna, può permettersi di scegliere e quindi...però le soddisfazioni che ha avuto con noi fin dall'anno scorso penso che verranno valutate in maniera positiva".
E sempre per amor di curiosità ecco il ruolo di sarto e di vestito tagliato su misura che contraddistingue il team X-Raid e le Mini. "Le Mini non sono tutte uguali fra loro, anche se grosse differenze in realtà non ci sono - continua a spiegare Pastorino – però ogni capomacchina acquisisce un rapporto di simbiosi con il proprio pilota e per questo ciascuna macchina è diversa dall'altra. Fanno piccole modifiche, soprattutto nell'abitacolo e alcune cose sono adattamenti alla persona".
La Mini viene dunque disegnata intorno ad ogni equipaggio: "Noi possiamo farlo perchè a differenza del WRC dove vige un regolamento molto stretto nei rally raid possiamo fare tutte le modifiche che vogliamo all'abitacolo. Oppure, un altro esempio, il regolamento non specifica dove vanno messe le pale – quelle che servono in caso di insabbiamento – o le piastre. Quindi tutte le Mini sono leggerissimamente diverse, anche fra quella di Nani o di Orlando ci sono piccole differenze, ma sfuggono agli occhi di chi le guarda. E poi comunque quest'anno avevamo due versioni abbastanza riconoscibili dal tetto, diverso sia per motivi aerodinamici di penetrazione sia aerodinamici per raffreddamento, però in realtà la performance era molto vicina".
E ancora un calcolo dalla mente matematica di Pastorino: "Se quest'anno noi moltiplichiamo i 9.000 chilometri di percorso per le 10 Mini in gara fanno 90mila chilometri, togliamo quella di Nani, ma con le altre abbiamo fatto 80mila chilometri che significa due volte il giro del mondo equatoriale senza neanche un problema".
E brava Mini, brava questa 'macchinetta' che piace al pubblico e che con la Dakar ha dimostrato che non serve solo per andare in piazza con gli amici, o in giro per farsi vedere, ma è capace di ben altro, come ammette spassionatamente il team manager X-Raid: "A me piace molto la Mini perché ha un suo perché. Sarà il fatto di far vedere una macchina quasi normale che si permette di saltare sulle dune, superare rocce e pietre e non avere problemi per migliaia e migliaia di chilometri, ma confesso che a me piace davvero tanto".
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