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Storico trionfo della Ford in GTE: ha giocato come il gatto col topo

Impressionante la dimostrazione di forza delle GT americane che hanno trionfato a distanza di 50 anni dalla prima affermazione assoluta della leggendaria GT40. La Casa americana ha fatto valere un progetto ardito e investimenti pesantissimi.

#68 Ford Chip Ganassi Racing Ford GT: Joey Hand, Dirk Müller, Sébastien Bourdais

#68 Ford Chip Ganassi Racing Ford GT: Joey Hand, Dirk Müller, Sébastien Bourdais

Alexander Trienitz

Podio LMGT Pro: vincitori di classe #68 Ford Chip Ganassi Racing Ford GT: Joey Hand, Dirk Müller, Sé
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#68 Ford Chip Ganassi Racing Ford GT: Joey Hand, Dirk Müller, Sébastien Bourdais
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#82 Risi Competizione Ferrari 488 GTE: Giancarlo Fisichella, Toni Vilander, Matteo Malucelli
#82 Risi Competizione Ferrari 488 GTE: Giancarlo Fisichella, Toni Vilander, Matteo Malucelli
#51 AF Corse Ferrari 488 GTE: Gianmaria Bruni, James Calado, Alessandro Pier Guidi
Pit stop for #51 AF Corse Ferrari 488 GTE: Gianmaria Bruni, James Calado, Alessandro Pier Guidi
#71 AF Corse Ferrari 488 GTE: Davide Rigon, Sam Bird, Andrea Bertolini
#64 Corvette Racing - GM Chevrolet Corvette C7R: Oliver Gavin, Tommy Milner, Jordan Taylor
#64 Corvette Racing Chevrolet Corvette C7-R: Oliver Gavin, Tommy Milner, Jordan Taylor after a heavy crash
#64 Corvette Racing Chevrolet Corvette C7-R: Oliver Gavin, Tommy Milner, Jordan Taylor
#97 Aston Martin Racing Aston Martin Vantage: Richie Stanaway, Fernando Rees, Jonathan Adam
#95 Aston Martin Racing Aston Martin Vantage: Nicki Thiim, Marco Sorensen, Darren Turner

Quattro vetture alla partenza, quattro all'arrivo. Un primo, con Dirk Muller-Sebastien Bourdais-Joy Hand un terzo con Scott Dixon-Ryan Briscoe-Richard Westbrook, un quarto e un nono posto. In più una dimostrazione di forza nei momenti cruciali della corsa, quando la dispettosa 488 di Fisichella-Vilander-Malucelli non mollava la presa.

Al di là delle polemiche relative al BoP, c'è da rilevare quanto la prestazione complessiva delle Ford GT sia stata ineccepibile sotto ogni punto di vista. Gli uomini di Detroit hanno ottenuto ciò che si erano imposti dodici mesi fa, quando proprio a Le Mans presentarono il primo esemplare della vettura. Non c'erano dubbi sul loro obiettivo: vincere a distanza di 50 anni dal primo trionfo di quella autentica icona, la GT40 che nel 1966 con Bruce McLaren e Chris Amon spezzò l'incontrastato dominio delle Ferrari, sempre prime dal 1960 al 1965.

Riannodato il filo rosso con il passato

Fu l'inizio di un'epopea che vide le GT40 vincere anche nel 1967 con Gurney e Foyt, nel 1968 con Rodriguez e Bianchi e nella memorabile edizione del 1969 quando Jacky Ickx, che divideva con Jackie Oliver la vettura gestita da John Wyer, si produsse in una clamorosa rimonta ai danni della Porsche 908 di Hans Herrmann che venne infilata al fotofinish, regalando alla Ford un altro successo e a Ickx la prima delle sue sei affermazioni in terra francese. Erano altri tempi e si trattava di vittorie assolute e non di categoria.

Però la Ford non li ha mai dimenticati ed è stata geniale nel rivisitare quel progetto, almeno nelle forme estetiche, e di portarlo nella contemporaneità per tracciare un fil rouge, per rinverdire una tradizione, per far sapere che il motorsport per gli americani ha ancora un senso profondo e compiuto.

Cinquant'anni dopo senza lesinare nulla-anzi- la Ford ha riannodato il filo di un discorso importante che servirà a Le Mans ma anche al WEC, a patto che le GT così forti in terra francese mantengano lo stesso standard di prestazioni  nelle prossime tappe del mondiale. Perché è chiaro a tutti quanto le vetture viste a Silverstone e a Spa-Francorchamps sembrassero a confronto di quelle di Le Mans le parenti povere, belle sì ma in preda a una mancanza di prestazioni tale da far nascere il sospetto che quegli appuntamenti fossero considerati  semplici test. È ciò che pensavano gli avversari ed è ciò che poi la realtà dei fatti ha  reso dimostrabile.

In cinque i piloti Ford sotto la barriera del 3'52"

Quando si mettono assieme equipaggi composti da Dirk Muller, Sebastien Bourdais, Scott Dixon, Ryan Briscoe, Richard Westbrook, Olivier Pla  è certo che l'attacco sia frontale. È gente vincente ovunque con esperienze in Formula 1, Formula Indy,prototipi, gare da pilota ufficiale ad altissimo livello in tutte le categorie Gt del mondo, come nel caso del tedesco e del britannico. Il team Usa di Chip Ganassi aveva uno squadrone a livello delle tre Case che gareggiano in LMP1.Quello europeo meno.

La differenza l'han fatta i ragazzi venuti dagli States con degli stint nei quali hanno dato la dimostrazione di avere sempre sotto controllo la situazione. Con calma, serenità, hanno giocato come il gatto con il topo. Si piazzavano alle calcagna della Ferrari per poi andare a piazzare tempi vicini a quelli delle qualifiche. Perché la realtà dice che le Ford GT, tutte nessuna esclusa, avevano un margine di sicurezza anche nella prestazione pura da poter rintuzzare gli attacchi dell'unico avversario credibile rimasto in corsa :la Ferrari del team Risi.

Sono cinque i piloti che scesi in corsa, sotto la barriera dei 3'52". Scott Dixon, al 112.giro, ha piazzato 3'51"514. a quattro decimi dalla pole di Muller; Billy Johnson 3'51"582; Olivier Pla 3'51"690;Dirk Muller 3'51"840, Ryan Briscoe 3'51"991. Ottenuti in periodi e situazioni diverse ma sempre senza mai dare l'impressione di stare tirando allo spasimo le proprie vetture.

Tempi di poco superiori alle più lente delle LMP2. Sul passo le Ferrari erano simili ma era quando bisognava allungare o recuperare che la situazione si capovolgeva a favore della Ford, in possesso di un limite più elevato. Gli altri, ad iniziare dalla Corvette, che aveva sbagliato la scelta della sonda e che mai è riuscita a dire la propria come tradizione avrebbe voluto, non sono di fatto mai esistiti.

Da migliorare l'affidabilità

È l'indiretta conferma di quanto Fisichella-Vilander-Malucelli abbiano disputato una grandissima corsa e di come fossero veritiere le parole di Richard Westbrook mercoledi poco prima delle  prove libere di mercoledi: " Credo che se saremo in grado di battere le Ferrari avremo grandi possibilità di conquistare la vittoria.

Sarà una battaglia dura ma noi schieriamo quattro macchine e sappiamo di essere affidabili ". Sull'affidabilità invece qualche problema c'è stato: la vettura di Priaulx si è fermata dopo i giri di preallineamento per un problema al sistema di elettroattuazione del cambio e poi ha disputato una corsa recalcitrante. Dixon-Briscoe-Westbrook hanno avuto delle grane così come Pla-Johnson-Mucke, rallentati da noie elettriche nella notte quando erano della partita. Di quattro vetture solo la vincente è stata esente da perdite di tempo importanti ed è un aspetto che la Ford dovrà considerare e sul quale migliorare in prospettiva Le Mans 2017.

In GTE cambia il livello di investimento

L'anno prossimo l'effetto sorpresa non ci sarà più. Arriverà la Porsche con la sua nuova GT, il cui secondo esemplare presto verrà dato quanto prima per i test al team Manthey, la Ferrari risponderà-si spera-con un'iniezione di budget di modo da potere anch'essa svolgere le tante simulazioni richieste per una gara così massacrante.

Il livello, soprattutto di investimento economico, dopo Le Mans è cambiato. È questa la maggiore preoccupazione dei rivali, nessuno dei quali naviga nell'oro o per scelte aziendali o per oggettivi limiti di struttura. La Ford ha puntato tutto su Le Mans e la scelta le ha dato ragione. Non pensiamo che gli altri possano fare altrettanto. È la riflessione, preoccupata, che agita le menti di chi fino ad oggi ha scelto la GTE PRO come perfetto rapporto tra benefici e costi per dimostrare la competitività dei propri prodotti.

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