Le Mans, Qualifiche 3: la pioggia conferma la pole di Neel Jani
Il diluvio abbattutosi sul circuito ha impedito qualsiasi miglioramento. Ma dietro al miglior tempo del pilota svizzero ci sono tutte le qualità della 919 Hybrid che anche sul passo gara ha dimostrato di essere superiore alle rivali.
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Romain Dumas, Neel Jani, Marc Lieb
Alexander Trienitz
Lo si supponeva fin dalla sera di mercoledi, appena concluse le prime qualifiche della 24 ore di Le Mans: che il tempo ottenuto da Neel Jani e il secondo di Timo Bernhard non sarebbero stati migliorati da nessuno. E che tutte le altre posizioni sarebbero rimaste congelate perché su Le Mans il giovedi era attesa pioggia, il che è puntualmente avvenuto. Forse nessuno immaginava che il circuito si trasformasse in un lago vero e proprio da renderlo impraticabile e costringere la direzione corsa a esporre dapprima la bandiera rossa per poi far riprendere la sessione negli ultimi quaranta minuti con la certezza che nessuno avrebbe potuto migliorare. Così, con apparente facilità, le due Porsche 919 Hybrid si sono ritrovate nelle stesse identiche posizioni dalle quali erano scattate l'anno passato. Primo il pilota svizzero, che a Le Mans esalta le proprie qualità velocistiche, secondi i campioni del mondo in carica con Timo Bernhard che ha il rammarico di avere incontrato traffico il mercoledi nel momento in cui stava segnando tempi record e si preparava ad attaccare il 3'19"733 del compagno di squadra. Sullo schieramento della gara avremo due Porsche 919 Hybrid davanti a due Toyota 050 Hybrid-Hybrid e alle due Audi R18, con le Rebellion appaiate in quarta fila. In ogni caso tra prologo, prove libere e qualifiche qualcosa, e di importante, è stato scritto e detto da parte dei 60 che gareggeranno sabato e domenica.
919 Hybrid:il vantaggio della continuità
Non sono soltanto le posizioni in griglia a indicare nelle due Porsche 919 le favorite. È il ritmo che sanno imporre e la capacità immediata di potere sempre rispondere agli avversari nel momento in cui questi tentano di avvicinarle. C'è stata nelle prove delle vetture di Weissach una continuità che è frutto di scelte ben precise. Il ritorno al vecchio sistema di batterie al litio al posto delle nuove rivelatisi poco affidabili a Silverstone e soprattutto a Spa-Francorchamps, ha scongiurato improvvisi guasti. Entrambi gli equipaggi hanno potuto inanellare con grande regolarità i giri previsti dal programma imposto dai tecnici della Porsche. Il bilanciamento, anche sul bagnato, è stato trovato subito e persino nelle condizioni di massima difficoltà le due 919 Hybrid riuscivano a galleggiare - letteralmente - sull'acqua con una apparente tranquillità. Resta l'alea di poter disporre soltanto di due vetture- quella in pole dispone di un telaio nuovo di zecca- che è comune anche a Toyota e Audi ma è chiaro che la forza della Porsche sia proprio in un progetto di vettura e di capacità di gestione della corsa ormai rodati da anni. Senza dimenticare che i suoi equipaggi difficilmente cadono nei tranelli: Jani-Lieb-Dumas e Hartley-Bernhard-Webber lavorano sempre in nome e per conto del team.
Le incognite di Toyota e Audi
Terza e quarta sulla griglia: è un risultato importante per le Toyota 050 Hybrid-Hybrid che conferma quanto buono e valido sia stato il lavoro svolto sulla nuova vettura da parte della Casa giapponese. Persino i tempi sul giro sono sufficientemente vicini a quelli della Porsche per poter autorizzare speranze. Davidson-Buemi-Nakajima e Sarrazin-Kobayashi-Conway sembrano, dati alla mano, i rivali più accreditati di chi partirà in prima fila. Perché non è solo questione di prestazione pura- tutti a causa del meteo sono andati molto più piano del previsto- ma di ritmo, di serenità con la quale la squadra si è avvicinata alla stagione 2016 e soprattutto alla sua corsa più famosa e titolata. Diverso è il discorso che riguarda l'Audi. Lucas Di Grassi, nell'intervista pubblicata da it.motorsport.com. avvalora la tesi che le R18 si siano nascoste. Però le magagne, per usura o per....natura, ci sono state. La sensazione è che il progetto R18 sia ancora troppo acerbo per autorizzare speranze di affermazione. Quando gira la controversa ma interessante vettura di Ingolstadt appare sempre più nervosa delle rivali, più estrema anche nella guida, meno dolce, molto secca nelle reazioni. Dalla sua l'Audi ha un team che difficilmente cade in errori e, come la Porsche, due equipaggi ormai ben amalgamati da anni e anni di collaborazione continua.
GTE tra polemiche e il mistero Ford
Gli uomini della Ford hanno attribuito le loro prestazioni sia alla capacità di sviluppo di chi ha lavorato attorno alla vettura sia al vantaggio di avere utilizzato il massimo della pressione di sovralimentazione possibile. Il problema, agli occhi di tutti, è che rispetto ai tempi fatti registrare nel prologo le belle GT sono andate più forti di ben 5". E che sia a Silverstone-dove ricordiamo avevano velocità di punta sul dritto simili a quelle di vetture stradali-sia a Spa-Francorchamps erano state lontanissime dalle Ferrari. Nelle splendide qualifiche delle due GT- quelle guidate dagli equipaggi che gareggiano in Imsa- non c'è nulla di strano. Strane, però, agli occhi dei rivali sono state le prestazioni precedenti, talmente inferiori alle attese e a quanto le Ford GT stavano dimostrando negli Usa da ingenerare in molti il sospetto che si volessero nascondere per non svelare le carte. Grazie anche a quello le Ford hanno goduto gara dopo gara di un BoP sempre più favorevole, arrivando a Le Mans con 25kg in meno rispetto alla prima corsa. La Ferrari non ha voluto commentare preferendo pensare al fatto che grazie al terzo posto di Bruni-Calado-Pierguidi è riuscita a guadagnare altri punti in classifica mondiale nei confronti dei rivali, visto che le Ford prima e seconda sono fuori dal WEC ma la gente della Corvette, Jan Magnussen in testa, non l'ha presa bene, anche perché, dopo avere dominato il prologo, si è trovata penalizzata nella flangiatura. Venerdi, giorno di riposo prima della corsa, ci sarà una ennesima riunione per risolvere una volta per tutte la questione del BoP. Chiaro che non ci saranno cambiamenti immediati e per questa corsa ma soprattutto da parte di chi ci sta rimettendo si farà presente che per il bene della serie iridata non si può continuamente modificare i parametri di peso, capacità e restrittori, perché così si rischia di falsare un campionato che almeno in Europa sta vedendo al via poche vetture. In ogni caso anche tra le GTE nessuno parte battuto. Non certo le Ferrari 488 che sul fronte della prestazione pura sono le uniche in grado di impensierire le Ford né tantomeno le Corvette-troppo lente rispetto al prologo per essere credibili- che avranno dalla loro la proverbiale affidabilità del pacchetto motore-telaio. La Porsche potrebbe invece spuntare a sorpresa in presenza di condizioni estreme.
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