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Le Mans, Qualifiche 1: le Porsche prenotano la pole position

Miglior tempo di Jani davanti a Bernhard in una sessione caratterizzata da continue esposizione di bandiere gialle. Bene anche le due Toyota, terza e quarta, mentre lontane sono le due Audi.

#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Romain Dumas, Neel Jani, Marc Lieb

Foto di: Eric Gilbert

#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Romain Dumas, Neel Jani, Marc Lieb
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Mark Webber, Brendon Hartley
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#6 Toyota Racing Toyota TS050 Hybrid: Stéphane Sarrazin, Mike Conway, Kamui Kobayashi
#6 Toyota Racing Toyota TS050 Hybrid: Stéphane Sarrazin, Mike Conway, Kamui Kobayashi crash
#8 Audi Sport Team Joest Audi R18 e-tron quattro: Lucas di Grassi, Loic Duval, Oliver Jarvis
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#69 Ford Chip Ganassi Racing Ford GT: Ryan Briscoe, Richard Westbrook, Scott Dixon
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#82 Risi Competizione Ferrari 488 GTE: Giancarlo Fisichella, Toni Vilander, Matteo Malucelli
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#26 G-Drive Racing Oreca 05 Nissan: Roman Rusinov, Will Stevens, René Rast

Il primo round è andato alle Porsche e nel modo più semplice, almeno in apparenza, possibile: un secco uno-due da parte degli stessi equipaggi che nel 2015 erano scattati dalla prima fila, Jani-Lieb-Dumas e Bernhard-Hartley-Webber, mai messo in discussione da nessuno dei rivali. Né la Toyota che comunque è stata la migliore, riuscendo almeno a non andare oltre il secondo di distacco dall'autore della pole position, 3'19"733 per Neel Jani, né soprattutto le due Audi R18, staccate di oltre 2 secondi e piene di apparenti problemi. La numero 8 di Di Grassi-Jarvis-Duval solo in extremis è riuscita a scollarsi di dosso l'incubo dell'ultima posizione tra le LMP1, comprese quelle private, dopo aver trascorso buona parte della sessione di due ore ai box dopo i problemi tecnici avuti nelle libere del pomeriggio. Per la Casa di Ingolstadt le difficoltà incontrate nelle qualifiche di mercoledi potrebbero essere pagate a caro prezzo, soprattutto se come si prevede dovesse piovere per tutta la giornata. Al di là di questo, la prima sessione ha impedito di fatto a tutti i protagonisti di esprimersi al massimo. Continui insabbiamenti e relative esposizioni di zone gialle hanno soprattutto spezzato il ritmo. È anche questa la ragione di tempi sul giro ben distanti dalla pole dell'anno passato.

919 Hybrid come rulli compressori

La realtà è che le due Porsche hanno dato l'impressione di giocare e di avere sempre la possibilità di rispondere ad eventuali attacchi da parte dei rivali, tenendosi molto lontano dal limite potenziale di una vettura che resta lo stato dell'arte della categoria. Sia sul fronte dei consumi delle gomme, sia della gestione, le 919 Hybrid continuano a dettare legge e al momento le rivali più accreditate sembrano essere le Toyota. Meno veloci delle concorrenti tedesche, le due TS050 Hybrid hanno però dimostrato di potere impostare una corsa su medie interessanti, pronte a sfruttare eventuali defaillance degli avversari. Per il team giapponese l'unico momento critico delle qualifiche è giunto quando Buemi si è improvvisamente fermato a Mulsanne dando l'impressione di parcheggiare la propria vettura. Ma si è trattato di un allarme rientrato. Sulle Audi invece parecchio non ha funzionato. L'esemplare numero 7, di Faessler-Lotterer-Treluyer non è mai stato in grado di girare nei tempi dei rivali e spesso si è trovato in pista nei momenti sbagliati, quando le bandiere gialle venivano esposte. Quello di Di Grassi-Jarvis-Duval solo nel finale ha potuto sfruttare un paio di giri buoni, con intermedi più che interessanti del brasiliano nel primo e ultimo settore ma troppo lenti nella parte centrale. Segno che le qualifiche per quella che sta diventando la vettura di punta della Casa di Ingolstadt sono probabilmente servite a trovare un aggiustamento generale dei sistemi dopo la defaillance subìta nel corso delle libere del pomeriggio. Ma questa qualifica negativa delle Audi rappresenta comunque un rischio se nella seconda e terza sessione di giovedi dovesse piovere.

Che duello tra Ford e Ferrari

Entusiasma invece la lotta che ci sarà, anche in corsa, tra le GTE PRO. Come in molti supponevano la Ford si è presentata a Le Mans non solo con quattro vetture e con il BoP favorevole. Le belle e avveniristiche GT americane hanno finalmente sprigionato il loro potenziale, confermando le indiscrezioni di molti che sostenevano che si fossero nascoste nelle due precedenti occasioni. Dirk Muller sul finire ha frantumato il tempo fino ad allora fatto segnare da Gimmi Bruni. 3'51"185 il rilievo della Ford più veloce seguito a ruota dal 3'51"497 di Ryan Briscoe, dal 3'51"568 della Ferrari di Gimmi Bruni e dal 3'51"590 di Harry Tincknell. E dietro a questi quattro c'è la quarta Ford di Olivier Pla che precede la seconda Ferrari ufficiale di Rigon-Bird-Bertolini e quella di Fisichella che è finito fuori pista all'uscita delle curve Porsche rovinando leggermente la vettura e interrompendo anzitempo le proprie prove. Male invece tutti gli altri: le Porsche hanno fatto ciò che hanno potuto con le ormai anziane 991 GT3 RSR mentre queste qualifiche sono state disastrose sia per le Corvette, una delle quali, quella di Ricky Taylor finita dritta a Mulsanne, sia per le Aston Martin, mai in grado di poter piazzare un acuto. La Ferrari si è presa una parziale rivincita tra le GTE AM, piazzando tre 458 tra le prime quattro con l'esemplare del team Clearwater davanti all'Aston Martin ufficiale di Lamy-Lauda-DallaLana.

In LMP2 il re è René Rast

Nell'affollatissimo << girone >> della LMP2 le qualifiche si sono risolte verso la fine dopo una continua alternanza di tempi. L'ha spuntata la Oreca di Rast che ha rifilato sei decimi alle Alpine di Panciatici e a quella di Lapierre, con l'Oreca della Manor di Mehri ottima quarta mentre primo tra coloro i quali gareggiano fuori campionato è stato Vanthoor con la Ligier-Honda che era stata protagonista, durante il prologo, dell'incidente alla variante Michelin mentre al volante si trovava Oswald Negri.

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