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Le Mans: perché la Ferrari è in silenzio dopo la batosta in GTE/Pro per il BoP?

Le 488 GTE EVO sono riuscite a essere protagoniste in pochi sprazzi di gara quando giravano con gomme nuove al passo da qualifica, ma non hanno mai lottato per il podio. Scopriamo perché e cosa potrebbe succedere...

#52 AF Corse Ferrari 488 GTE EVO: Toni Vilander, Antonio Giovinazzi, Pipo Derani

#52 AF Corse Ferrari 488 GTE EVO: Toni Vilander, Antonio Giovinazzi, Pipo Derani

Sam Bloxham / Motorsport Images

#85 Keating Motorsports Ferrari 488 GTE: Ben Keating, Jeroen Bleekemolen, Luca Stolz, taglia il traguardo e prende la bandiera a scacchi
#51 AF Corse Ferrari 488 GTE EVO: Alessandro Pier Guidi, James Calado, Daniel Serra
Antonio Giovinazzi, AF Corse Ferrari
#71 AF Corse Ferrari 488 GTE EVO: Davide Rigon, Sam Bird, Miguel Molina
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#52 AF Corse Ferrari team area
#52 AF Corse Ferrari 488 GTE EVO: Toni Vilander, Antonio Giovinazzi, Pipo Derani, pit stop
#52 AF Corse Ferrari 488 GTE EVO: Toni Vilander, Antonio Giovinazzi, Pipo Derani, pit stop
#52 AF Corse Ferrari 488 GTE EVO: Toni Vilander, Antonio Giovinazzi, Pipo Derani, pit stop
#54 Spirit of Race Ferrari 488 GTE: Thomas Flohr, Francesco Castellacci, Giancarlo Fisichella
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#85 Keating Motorsports Ferrari 488 GTE: Ben Keating, Jeroen Bleekemolen, Luca Stolz

A Maranello per il momento hanno deciso di tacere. Un vecchio adagio popolare diceva che il silenzio ha l’oro in bocca. E Antonello Coletta non vuole lasciarsi andare alla cocente delusione della Sarthe: il direttore di Ferrari Corse Clienti e GT sta raccogliendo dati, numeri inconfutabili e poi, forse, toccherà a qualcun altro fare la voce grossa con l’ACO e la FIA?

Il silenzio è sintomatico e deve far scattare qualche campanello d’allarme, perché a Maranello non sono soliti incassare una cocente sconfitta tenendo tutto in pancia, segno che in qualsiasi momento potrebbe arrivare una reazione, se non ci saranno degli aggiustamenti, che potrebbero portare anche provvedimenti estremi che sono al vaglio del Presidente.

Perché chi l’ha vista la Ferrari a Le Mans? Nella classe GTE/Pro la squadra campione del mondo WEC 2017 si è aggrappata a un quinto posto con l’equipaggio della 488 GTE EVO #52 di Vilander/Giovinazzi/Derani classificato a 3 giri dalla Porsche 911 RSR che ha vinto.

Insomma, una vera e propria debacle, visto che Pier Guidi/Calado/Serra hanno chiuso settimi di classe e Rigon/Bird/Molina addirittura noni. In realtà a Maranello non c’è stata alcuna sorpresa perché il Balance of Performance deciso per la 24 Ore (diverso da quello del WEC) ha penalizzato le vetture del Cavallino già a tavolino, quasi a voler toglierle dal campo ancora prima della partenza.

Volete qualche dato? La 488 doveva pesare 1.291 kg contro i 1.269 kg della 911 RSR con una differenza a vantaggio della Porsche di 22 kg. E anche a livello di capienza del serbatoio alla Ferrari sono stati concessi solo 93 litri contro i 101 litri della #91 di Christensen/Estre/Vanthoor che ha vinto con la “pink pig” replica.

Insomma tanta roba, considerato che gli “altri”, vale a dire Ford, Bmw e Corvette si sono trovati con valori compresi fra Porsche e Ferrari, con la sola Aston Martin Vantage Amr che ha beneficiato di aiuti ma con una macchina non competitiva per problemi di gioventù.

Chi ha seguito la 24 Ore di Le Mans avrà visto che in alcuni momenti le 488 sembravano in grado di reggere il passo dei primi, ma forse è sfuggito a più d’uno che le Ferrari potevano esprimersi al meglio solo quando calzavano le gomme nuove: l’ottimo James Calado in bagarre fra le Ford a fine turno di guida è scivolato inesorabilmente al nono posto di classe, mentre le Porsche di vertice si concedevano un passo di assoluta sicurezza, potendo contare sull’indiscutibile superiorità tecnica.

Il nocciolo della questione è che nell’arco dell’intera maratona francese il gap fra le 911 RSR e le 488 GTE EVO è stato di 1”1 al giro. I piloti del Cavallino hanno dovuto affrontare ogni stint ad un ritmo praticamente da… qualifica.

Perché il regolamento di questa 86esima edizione, con l’obbligo di fare pit stop dopo ogni 14 giri e avendo un tempo di rifornimento minimo di 34” ha spazzato via qualsiasi strategia di gara: chi andava più piano poteva cercare di risparmiare gomme e benzina per allungare di un giro il proprio turno nel tentativo di lucrare un rifornimento nell’arco della gara. Quest’anno non è stato possibile, per cui sono emersi i valori assoluti decisi dal discusso BoP.

Non è un caso che i piloti Ferrari in costante stato di pressione siano stati quelli che hanno raccolto più penalità: Miguel Molina, dopo aver distrutto lo splitter sui detriti lasciati in pista dalla ByKolles incidentata, si è beccato 3 minuti di penalizzazione per essere uscito dalla pit lane con il semaforo rosso.

Antonio Giovinazzi, invece, non ha inserito subito il pit limiter per due volte e poi è anche entrato troppo veloce in una slow zone, sommando a sua volta delle penalità, ma il pilota di Martina Franca, al debutto di Le Mans, dopo un avvio (giustamente) prudente ha mostrato di che pasta è fatto, dando spettacolo con la #52 che alla fine è stata la Ferrari meno peggio.

E non si può certo mettere la croce addosso a Giovi per le penalità, perché anche senza la sua 488 non era da podio, mentre è stato piacevole scoprire che il terzo pilota della Scuderia non appena sente l’odore della bagarre si galvanizza tirando fuori quel talento che lo ha portato ad assaggiare con merito la F1.

I tecnici del Cavallino si sono lamentati di una 488 poco veloce sul dritto che costringeva i piloti a giocarsi tutto nella percorrenza della curva, prendendosi più rischi del necessario. La frustrazione di Calado, per esempio, si è vista quando l’inglese si è messo in scia alla Porsche 911 di testa in una fase in cui le due vetture si sono ritrovate vicine e James ha cominciato a spinger e la “pink pig” sul rettilineo d’arrivo. Cosa aveva in mente?

Siamo andati a spulciare le velocità massime e si è scoperto che le Ferrari erano 3-4 km/h più lente delle Porsche: una differenza non tale da giustificare i musi lunghi dei Rossi. Ma non ci siamo fermati al primo dato ed è emerso che le 911 RSR arrivavano alla velocità massima molto prima delle 488 che pagavano un gap di una decina di km/h nelle fasi di percorrenza dei dritti. E si capisce, dunque, dove stesse la grande difficoltà delle vetture Af Corse.

A salvare il salvabile ci sono stati il secondo e terzo posto in GTE/Am con la vettura del team Spirit of Race di Fisichella/Castellacci/Flohr e quella del Keating Motorsport con Keating/Blekeemolen/Stolz. Ma a vincere è stata anche lì una Porsche, quella del team Dempsey – Proton Racing.

Insomma, la Ferrari è uscita da Le Mans con le ossa rotte: una volta svanito il dolore sarà interessante capire quale sarà la medicina. Perché Marchionne non è tipo da cure omeopatiche…

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