Braga: "La sfida Pirelli nel GT3 è molto diversa da quella in F.1"
Il responsabile GT ci spiega qual è la strategia di Pirelli Motorsport che fornisce ben 30 mila PZero DHD alle GT3 che corrono nel mondo: "Il punto di riferimento resta la Blancpain Series: vetture molto diverse corrono ovunque con le stesse gomme!".
Quando si parla di GT3 è automatico associare la categoria più diffusa nel mondo delle corse Gran Turismo al marchio Pirelli. La Casa milanese produce oltre 30 mila pneumatici PZero DHD (la sigla è l’acronimo di Drive Hard e l’ultima D identifica la quarta generazione di pneumatici della serie) per soddisfare le richieste che arrivano dai campionati di tutto il mondo.
La Stella Polare resta la Blancpain GT Series, campionato promosso da Stephane Ratel che dal 2012 gode della presenza Pirelli. Motorsport.com ha intervistato Matteo Braga, responsabile GT di Pirelli Motorsport:
“La nostra attività nel GT3 è iniziata nel 2012 quando ci siamo uniti a SRO: era ancora l’epoca in cui correvano le GT1. Poi la serie si è evoluta nella Blancpain GT Series che include la Sprint Cup, (Misano faceva parte di questo calendario), e l’Endurance GT, oltre al British GT e alla Blancapain GT Asia e il GT SportClub. Inoltre forniamo il Campionato Italiano GT, il GT Master, il Pirelli World Challenge più la serie Cinese e Australiana”.
L’impegno nelle gare GT è una bella sfida visto che dovete fornire delle gomme per macchine tecnicamente molto diverse…
“La sfida che abbiamo accettato in GT3 è molto diversa da quella in Formula 1, perché dobbiamo fornire un catalogo di prodotti che devono adattarsi a una varietà di vetture che possono essere a motore anteriore, centrale o posteriore. Nello stesso tempo dobbiamo garantire un’equità e una consistenza di prodotto tale che le performance sulle singole vetture siano allineate”.
Come avete trovato una valida soluzione?
“Nel tempo sia riusciti a limitare il catalogo dei prodotti solo a quattro misure, due anteriori e due posteriori per tutte le vetture GT3: la scelta si sta rivelando valida grazie al diretto coinvolgimento dei costruttori. Ogni Casa sceglie qual è la soluzione più adatta alla sua vettura e la scelta fatta ha validità mondiale: ovunque corra una macchina con gomme Pirelli, avranno le misura scelte dalla Casa”.
“Nel posteriore vediamo che l’orientamento va verso una tipologia di gomma (solo la Ferrari 458 aveva bisogno di copertura da 19 pollici, invece dei 18 pollici generalizzati). Per l’anteriore avevamo pensato due prodotti: uno per le vetture con motore anteriore e l’altra per le macchine con propulsore centrale o posteriore. Le cose, in realtà, si stanno rimescolando perché i Costruttori hanno affinato la messa a punto delle vetture per cui ora ci troviamo con interessanti scelte incrociate, perché bene o male tutte le vetture si sono via via avvicinate alla distribuzione dei pesi 50-50 che in endurance dà più consistenza e meno degrado”.
Sono gomme di misure diverse, ma cambiano mescole e costruzioni?
“La mescola è una sola e la utilizziamo in tutto il mondo. Si può capire, quindi, quale sia stata la sfida nella scelta dei materiali, perché abbiamo deliberato una mescola che deve funzionare tanto in Asia che in Cina, ma anche a Spa e al Paul Ricard, dove si corre pure di notte, piuttosto che a Snetterton dove si gareggia spesso quando c’è la nebbia. La PZero DHD ha un campo di utilizzo ottimale che si basa sulla media dei circuiti, ma può essere ottimizzata sia che faccia molto caldo o particolarmente freddo, consentendo ai piloti professionisti ma anche ai gentleman di avere un buon feeling. Alla fine l’obiettivo è di avere un solo prodotto che ci permetta di contenere i costi”.
Come lavorate?
“La Pirelli sviluppa le gomme con i Costruttori: una volta che abbiamo definito un pacchetto con loro, diamo delle indicazioni ai team per cercare la migliore messa a punto per ottenere la massima prestazione dalla gomma su ogni tracciato. Quindi, il lavoro di sviluppo lasciato ai team è limitato: non dovendo scegliere la mescola in un weekend di gara, il team usa le prove libere per ottimizzare il set up e per fare in modo che il pilota possa entrare in confidenza con la vettura. In questo modo si riducono i costi e si limita il lavoro dei team, facilitando la popolarità del GT3, una categoria che è sempre in crescita”.
In che range di temperature lavorano le gomme?
“A partire dai 50 gradi per arrivare fino a 120 gradi, ma l’ottimale si trova fra gli 80 e i 95 gradi. In certe situazioni, specie quando fa molto caldo, ci chiedono pneumatici con maggiore consistenza, ma noi non vogliamo spingere verso la soluzione più dura perché in condizioni miste potrebbero diventare problematiche”.
Sta nella bravura del team, quindi, trovare il migliore compromesso nello sfruttamento delle gomme nelle diverse condizioni meteo…
“Non c’è dubbio, usiamo la stessa gomma per le gare Sprint che durano mezz’ora e per quelle Endurance che arrivano a due ore. Nella Sprint si estremizzano gli assetti, mentre nell’Endurance si fanno scelte più morbide per privilegiare la durata”.
Ci sono dei vincoli sulla pressione di gonfiaggio delle gomme e sull’angolo di camber?
“Noi diamo delle prescrizioni sia sulla pressione di gonfiaggio che sull’angolo di camber massimo, poi i team cercano il loro ottimo per ogni vetture intorno ai valori consigliati. È sempre un po’ una lotta far rispettare le prescrizioni, perché a differenza della Formula 1, abbiamo vetture dalle caratteristiche molto diverse, per cui c’è chi lavora con pressioni più alte all’anteriore piuttosto che viceversa”.
Ci può fare qualche esempio?
“Non faccio nomi, ma le vetture a motore centrale e posteriore tendono ad avere problemi a scaldare l’anteriore, per cui cercano di girare con pressioni leggermente più alte davanti e più basse dietro per bilanciare la vettura. Ci sono macchine che hanno una buona distribuzione dei pesi e che possono permettersi, quindi, di andare in pista con una pressione più bassa. Il nostro lavoro, quindi, è di individuare dove si può arrivare alla massima performance, senza mettere a rischio la sicurezza del prodotto”.
Il grosso del lavoro avviene, dunque, nell’inverno?
“No, perché noi continuiamo lo sviluppo: non ci fermiamo mai, per cui effettuiamo una sessione di sviluppo ogni mese e mezzo. La cosa che abbiamo fatto in questi anni non è cercare la performance pura, ma migliorare la qualità dei materiali, i tempi della produzione e i processi. Vale la pena ricordare che i processi derivano da quelli dell’esperienza della Formula 1”.
Dove vengono prodotte le gomme per il GT3?
“In Turchia a Izmit. Quando abbiamo iniziato la collaborazione con il Blancpain producevamo in Romania, mentre da quest’anno siamo andati in Turchia. Posso dire che abbiamo “allenato” i romeni che adesso producono le gomme di Formula 1. Ora le due fabbriche hanno un livello di qualità che è lo stesso”.
La gara più difficile sarà la 24 Ore di Spa…
“Diciamo subito che si lavora tutti in funzione della 24 Ore di Spa: noi, i Costruttori e anche i team perché negli ultimi anni, anche per un meteo che non è mai stato particolarmente piovoso, abbiamo assistito a delle gare di lunga durata con il passo di quelle Sprint. A Spa siamo presenti con 10 mila gomme per servire 65/67 macchine iscritte. Ognuna deve ripristinare un treno in meno di un’ora, per cui dal punto di vista del servizio l’impegno è massiccio: l’anno scorso avevamo 26 camion e 100 persone impiegate. Come curiosità posso dire che, nei momenti di picco, eravamo in grado di consegnare una gomma montata ogni 12 secondi!”.
Quante sono le gomme prodotte per la categoria GT3?
“Considerati tutti i mercati dove le GT3 corrono nel mondo e includendo gli eventi che si organizzano i team sfioriamo i 30 mila pezzi all’anno”.
Come è stato il debutto del BSS a Misano?
“Quest’anno si vedrà una battaglia molto bella perché il livello di competitività dei vari team è cresciuto, per cui ci sono molti pretendenti alla vittoria e sono aumentati gli equipaggi PRO. Vedendo il risultato di Misano viene da pensare che la Mercedes sia davvero un osso duro per tutti”.
È stata una sorpresa?
“Solo parzialmente, la Mercedes è sempre stata competitiva e gli equipaggi schierati sono molto forti, ma Audi, Lamborghini e Bentley non sembrano da meno. Quelli della Stella hanno gestito la gara italiana in modo perfetto”.
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