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Veloce come il vento: il film con Accorsi e le corse, ma non troppo

Il film ambientato nel Gt Italiano e nel mondo dei rally che esce giovedì 7 aprile nelle sale prende a pretesto l'automobilismo per raccontare una storia costruita intorno a Carlo Capone. Due anni di riprese con tanta adrenalina.

Stefano Accorsi e la Peugeot 205 T16
Stefano Accorsi e la Peugeot 205 T16
Paolo Andreucci, Stefano Accorsi e la Peugeot 205 T16
Scena del film
Scena del film
Scena del film
Scena del film
Stefano Accorsi e Matilde De Angelis sul set
Stefano Accorsi sul set
Stefano Accorsi e Matilde De Angelis sul set
Stefano Accorsi sul set
Stefano Accorsi e la Peugeot 205 T16
Scena del film
Scena del film
Scena del film
Scena del film

Promosso e sostenuto da un battage promozionale inconsueto per buona parte del cinema italiano arriva sugli schermi, dopo quasi due anni di lavorazione, “Veloce come il vento”, il film di Matteo Rovere ambientato nei paddock e nelle piste dove si svolge il campionato italiano GT.

Stefano Accorsi è il mattatore

Per gli amanti delle corse probabilmente non risponderà a tutte le attese; per coloro i quali si nutrono di cinema di genere un’opera non priva di alcune qualità, soprattutto nel montaggio, ma con una sceneggiatura che troppo spesso si perde lungo la strada, che decade nel macchiettistico del suo protagonista Stefano Accorsi e che smorza le buone intenzioni di un autore interessante che sa cosa è il cinema e lo sa fare.

I nostalgici dell’inimitabile e fin qui inarrivabile “Grand Prix “ di John Frankenheimer, dello splendido “Linea Rossa 7000” di Howard Hawks più che del non perfettamente riuscito “Le Mans” di Lee Katzin con Steve McQueen non ritroveranno in “Veloce come il Vento” quelle atmosfere cariche di tensione e ammantate di mito.

L'automobilismo per raccontare una storia

Il modello al quale si riferisce Rovere è diverso. L’automobilismo è un medium per parlare d’altro. Lo fece anche Ron Howard in "Rush" dove prese le figure di Hunt e Lauda per addentrarsi in una personale e raffinata riflessione sui cambiamenti anche sociali intervenuti negli Anni’70. Per Rovere il campionato italiano GT è il palcoscenico in cui innescare una storia privata di fratelli e sorelle, alle prese con un’assenza.

Sono orfani le figure di Giulia De Martino, del piccolo Nico e di Loris, il reprobo, il fuggitivo, il tossico rifugiatosi nella droga quando la madre scappò di casa. Quella mancanza, quella ferita che non si rimargina, lo ha portato ad abbandonare una promettente carriera da pilota - ogni libero riferimento alla vicenda umana del campione europeo di rally Carlo Capone non è puramente casuale- e ad andarsene da casa.

Le riprese in pista nel Gt Italiano

Ci torna quasi costretto dalle circostanze - il padre muore d’infarto in corsia box a Monza mentre la giovane Giulia sta correndo appunto nel campionato GT - perché è l’unico maggiorenne del gruppo e a lui non resta che iniziare un nuovo cammino: quello dell’assunzione di responsabilità non prima di essere accettato dalla sorella che di fatto è l’unica a possedere la coscienza della famiglia e che lotta correndo in auto per salvare il casolare di campagna dove abitano, oggetto di una azzardata scommessa sottoscritta dal padre con un manager senza scrupoli.

L’automobilismo, quindi, per il piccolo nucleo diventa l’occasione per confrontarsi, ritrovare fiducia gli uni negli altri, costruire un legame di sangue che fino ad allora non c’era mai stato. Prendere coscienza di sé stessi.

Il film è tutto giocato sulle differenze caratteriali tra Giulia, la minorenne diventata suo malgrado donna, e Loris, colui che si è perduto; sui loro diverbi, sul progressivo avvicinamento, sulla certezza finale che in un mondo che sta andando a rotoli il legame li porterà, forse, alla salvezza, accettandosi per come sono.

Le riprese sono buone, l'adrenalina garantita

In “ Veloce come il Vento” l’automobilismo è il tratto di congiunzione di queste solitudini. Le riprese sono buone, l’adrenalina è garantita; in molti si riconosceranno nelle immagini che la troupe di Rovere ha girato nelle varie tappe del campionato. Esistono alcune imprecisioni, alcuni immagini non corrispondenti alla realtà - improbabile nell’automobilismo che una vettura venga gestita da un solo occasionale meccanico in un garage di una cascina - ma si tratta di fiction non di un documento per specialisti. Anche se è grave che venga citata come rivista di riferimento del settore agonistico Quattroruote piuttosto che la "bibbia" degli appassionati Autosprint.

C'è la Peugeot 205 Turbo 16

Le scene più spettacolari non sono quelle legate alla pista. È quando il personaggio di Accorsi sale sulla splendida e gloriosa Peugeot 205 Turbo 16 - etichettata troppo frettolosamente all’inizio del film come un ferro vecchio - per lanciarsi in quella Italian Race clandestina che in origine avrebbe dovuto essere il titolo dell’opera di Rovere o quando lo stesso Accorsi allena la sorella con la vettura con la quale Paolo Andreucci, qui in veste di controfigura e quindi parte attiva del film, ha dominato il CIR.

Si strizza l'occhio ai "numeri" di Ken Block

Questo incontro tra due mondi, velocità e rally, pur improbabile nella realtà, permette a “ Veloce come il Vento” di allinearsi a certa produzione di autentico show che strizza l’occhio ai “numeri” ai quali ci ha abituato Ken Block. Bella anche la lunga fuga per il centro di Imola con una vecchia 205 GTI, scandita da un montaggio mozzafiato. Le riprese in autodromo sono più frammentate, raffinate sì ma discontinue, tutto sommato più piatte e meno interessanti con un non eccessivo uso del camera car.

Matilda De Angelis è perfetta nella parte

Il film funziona molto bene con il personaggio di Giulia, la giovane pilotessa “madre” dei due fratelli. La debuttante Matilda De Angelis è perfetta nella parte, misurata nella recitazione, ben guidata dal regista. Diverso il discorso per quanto riguarda la figura di Loris, interpretata da Stefano Accorsi. È vero che l’attore bolognese è il mattatore del film, che affascina per la fisicità e per la caratterizzazione di un uomo buono allo sbando che combatte contro i propri fantasmi e contro un mondo che sembra averlo escluso.

Ma è altrettanto vero che la sua prova accentua a dismisura la parte rischiando, come accennato, di farle perdere drammaticità in molti passaggi. Come se l’impalcatura del film sia stata costruita volontariamente su un doppio registro, tragico e comico - due poli che nelle arti non si annullano mai - senza però trovare una via di mezzo, se non in alcune occasioni.

In “ Veloce come il Vento” troviamo anche altri attori importanti. Roberta Mattei, uno dei cuori pulsanti dell’indimenticabile “Non Essere Cattivo“ di Claudio Caligari è la compagna di Loris e si conferma attrice di enorme potenziale un’altra volta ancora. Paolo Graziosi, caposaldo del teatro italiano, interpreta l’anziano meccanico Tonino. Insegnando a tutti quanti che si può essere grandi attori mostrando con pochi tocchi il significato della misura recitativa ed essere contemporaneamente maschera tragica. 

 

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