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Intervista

Ferdinando d'Asburgo: “Le corse sono tutta la mia vita”

L'erede al trono dell'Impero Austro-Ungarico, debuttante quest'anno fra le 2 litri Renault, si racconta a 360 gradi

Ferdinand Habsburg-Lothringen, Fortec Motorsports

Foto di: Dirk Bogaerts

Nato a Salisburgo il 21 giugno 1997, l'arciduca Ferdinand Zvonimir Maria Balthus Keith Michal Otto Antal Bahnam Leonhard von Habsburg-Lothringen (o, più semplicemente, Ferdinando Zvonimiro d'Asburgo-Lorena) non è soltanto l'attuale teorico erede al trono dell'Impero Austriaco e del Regno Apostolico d'Ungheria, Croazia e Boemia, ma anche un pilota da corsa al debutto quest'anno nella Formula Renault 2.0, fra Eurocup e serie ALPS e NEC.

Figlio dell'imperatore titolare Carlo II e di Francesca Thyssen-Bornemisza, nipote del celebre e longevo Ottone d'Asburgo e di Regina di Sassonia-Meiningen, ha trascorso alcuni anni nel Karting, prima di decidere di passare alla F.Renault 1.6 NEC con la squadra di Walter Lechner nel 2014 (quarto in classifica generale dopo aver concluso tutte le gare) e allenarsi nella Toyota Racing Series in Nuova Zelanda nel gennaio e febbraio 2015, chiudendo undicesimo nella graduatoria finale in forza di due podi nella categoria dei principianti.

Dunque, l'erede formale a quello che fu il trono secolare degli Asburgo, il potenziale imperatore d'Austria e re d'Ungheria al vertice della cosiddetta “monarchia duale”, ha fatto del motorsport non soltanto una disciplina agonistica, ma anche una vera e propria ragione di vita. Ferdinando d'Asburgo-Lorena si racconta in un'intervista a 360 gradi a Omnicorse e alla redazione italiana di motorsport.com.

Da dove viene la tua passione per il motorsport?

“La mia prima esperienza assoluta negli sport motoristici, nello specifico una gara indoor di Karting, mi ha fatto capire che quella sarebbe stata la disciplina agonistica ideale per me e che avrei voluto dedicare ad essa tutta la mia vita!”.

Com'è avvenuta la decisione di scendere effettivamente in pista come pilota e iniziare una carriera sportiva?

“Avevo sette anni, mi sono recato presso un'arena al coperto di Karting a Salisburgo, la città nella quale sono cresciuto, e sono stato letteralmente rapito da questo sport: ho iniziato ad andare lì più spesso che potevo! Sono cresciuto, mi sono migliorato e via via mi sono spostato verso Kart più competitivi e difficili da guidare, e da lì alle vere e proprie macchine da corsa. Ho deciso che il mio sogno più grande sarebbe stato quello di riuscire ad essere pagato per fare il mestiere che amo. Questa è la mia motivazione più forte, che mi spinge a lavorare duramente nella maniera in cui mi sono ormai abituato a fare. Ho anche in anticipo la consapevolezza del fatto che sarei veramente ripagato dei miei sforzi se ci dovessi riuscire...”.

Qual'è stata la difficoltà più grande affrontata prima del debutto per rendere concreta questa passione e trasformare un sogno personale in realtà?

“La parte più difficile è stata quella di imparare a lavorare sodo! Per fortuna, ho appreso e compreso molto presto che il duro impegno paga sempre in termini di risultati. A dire la verità, sono ancora in lotta con me stesso per costringermi a fare cose che non vorrei fare, ma che so essere importanti per consentirmi di salire sul podio. Il mio processo di apprendimento è in crescita esponenziale e questa è una bella sensazione, perché dà vigore alla mia passione...”.

Stando all'albero genealogico della famiglia Asburgo, tu sei formalmente l'erede al trono dell'Impero Austriaco e a quello del Regno Apostolico d'Ungheria: non ritieni sbagliato affrontare uno sport pericoloso come l'automobilismo, mettendo in pericolo la tua vita? Al via di Gara 1 a Silverstone te la sei vista forse brutta...

“Affatto! La mia famiglia ha la storia che ha, perché i suoi membri desideravano fortemente fare quello che hanno fatto e facevano meglio. Mi sento di dare continuità a questo patrimonio con la mia attività nel motorsport e ciò mi dà enorme soddisfazione. I miei genitori vedono la passione che metto in ciò che faccio e per questo mi sostengono. Sono convinto del fatto che se loro non vedessero il mio amore per le corse, allora probabilmente non mi aiuterebbero con tanta intensità. Posso dirlo con convinzione, dal mio punto di vista: sto facendo la cosa giusta non soltanto per me, ma anche per la mia famiglia!”.

Il tuo obiettivo è arrivare in Formula 1? In caso affermativo, come pensi di approdarci? Quali sono le strategie messe in campo per raggiungere tale scopo?

“La Formula 1 è il sogno di ogni appassionato del pilotaggio che si rispetti, ma io sono più che altro concentrato su come diventare un pilota di auto da corsa di successo. Non importa in quale vettura mi sieda, quale abitacolo occupi, finché godo del fatto di correre e sono un pilota professionista, magari pagato da un team ufficiale. Se ciò dovesse avvenire in Formula 1, nel WEC o in IndyCar, ne sarei felice comunque, perché ogni categoria è per me importante, e mi piacerebbe impegnarmi un po' dappertutto! La mia strategia per raggiungere questo obiettivo è un duro lavoro, la fatica, e la produzione di risultati concreti! Facendo il meglio che posso e impressionando chi mi guarda, sempre con il sorriso sulle labbra”.

Che cosa ti ha spinto a gareggiare con la Fortec Motorsport anziché con un'altra scuderia? Come ti trovi con Richard Dutton?

“Lui è una persona eccezionale e mi piace molto correre con la sua squadra corse! C'è una grande atmosfera inglese nel team e posso davvero dire di trascorrere bene il mio tempo alla Fortec. La squadra di Richard Dutton ha le auto più affidabili e meglio preparate del lotto, a mio parere, e credo anche quelle più veloci!”.

Che cosa ti ha suggerito di scegliere categorie addestrative come la Toyota Racing Series in Nuova Zelanda, la Formula Renault 1.6 NEC e ora l'Eurocup di Formula Renault 2.0 e la Formula Renault 2.0 ALPS e NEC?

“Più giri e più chilometri riesco a percorrere al volante di una macchina da corsa, meglio è: non importa quale tipo di auto. Le categorie elencate ho scelto di affrontarle perché offrono tutte un ottimo rapporto qualità-prezzo e mi consentono un apprendistato efficace e rapido. Siccome sono ancora un rookie, ho bisogno di guidare quanto più possibile per raggiungere il livello dei piloti di maggiore esperienza e questo è quanto sta effettivamente accadendo! Il mio manager, Jamie Campbell-Walter. mi sta dando grandi opportunità!”.

Qual è il tuo personaggio storico preferito e quale l'idolo fra i piloti da competizione, attuali o del passato?

“Il mio personaggio storico preferito è mio nonno Ottone (capo della casa d'Asburgo fra il 1922 e il 2007 e già membro del Parlamento Europeo, ndr), l'ho stimato con tutto me stesso e gli voglio ancora molto bene. Sono perennemente stupito dalla sua storia di vita e adoro sentirne parlare. Riguardo i piloti, io sono un grande fan di Valtteri Bottas e, in genere, dei grandi campioni austriaci! In realtà, ho sempre guardato con simpatia anche a Juan Manuel Fangio e Schumacher!”.

Perché gareggi con il numero di gara 62? E l'indirizzo “doubleeagle” del tuo sito Internet rammenta l'aquila bicipite simbolo della famiglia Asburgo?

“DoubleEagle, sì: è l'aquila a due teste, l'emblema del mio casato. Corro con il 62 perché è il mio numero preferito e ho disputato la prima gara internazionale con questa numerazione!”.

Nella tua pagina Facebook, sostieni di correre per l'Austria e per l'Ungheria: sei forse un nostalgico della cosiddetta Monarchia Duale?

“No, semplicemente così posso relazionarmi al meglio con gli ungheresi. Ho gareggiato in una squadra corse magiara per molti anni e ho frequentato il Campionato del Mondo di Kart come ungherese per ben due volte. Ho vinto molte gare in Ungheria e sono campione magiaro di Karting. Corro con una licenza sportiva austriaca, ma sono abituato a non dimenticarmi del mio legame con l'Ungheria: da qui lo status sulla mia pagina Facebook”.

Che cosa pensi dell'Europa di oggi, il continente nel quale tu pratichi sport e in cui vivi? C'è qualcosa che l'Impero Austro-Ungarico potrebbe ancora insegnare ai politici attuali?

“C'è sempre qualcosa da insegnare e altrettanto da imparare nella vita. So che ancora oggi parecchie persone hanno un grande rispetto per la monarchia di un tempo, ma io sono completamente concentrato sulle mie corse e finché le cose sulle piste continueranno a funzionare e io potrò seguitare a correre su di esse, ne sarò felice. Tanto mi basta, per ora”.

Quali sono i tuoi hobby e interessi al di fuori delle corse? Intendi iscriverti all'università?

“Io amo le discipline di resistenza come la corsa, il ciclismo e il nuoto, ma mi piace anche rifare un po' di Karting ogni tanto: ancora oggi, cerco di correre qua e là! Si tratta di una forma molto 'pura' di motorsport, a mio avviso. Adoro anche il tennis e il basket: sono uno sportivo nato e così mi cimento spesso con le discipline che si praticano all'aperto. Mi piace passare il mio tempo con amici e familiari, anche perché la voglia di socializzare è una parte importante della mia personalità. Frequentare corsi di laurea è qualcosa che mi piacerebbe, sì. Cercherei di provare ad affrontare seriamente l'università, ma il tempo è qualcosa che attualmente mi manca: quest'idea è stata messa in soffitta per ora, in attesa che io riesca a trovare il tempo libero necessario ad esplorare gli altri miei interessi e a imparare nuove lingue!”.

Il 28 luglio 2014 è stato il centesimo anniversario dello scoppio della Grande Guerra: la firma sulla dichiarazione di inizio delle ostilità fra Austria-Ungheria e Serbia porta la firma di un importante membro della famiglia Asburgo, l'imperatore Francesco Giuseppe. Che cosa hai pensato quel giorno?

“Quel giorno ho sentito molto la responsabilità della storia: ho partecipato a diversi eventi commemorativi e ho ritenuto che fosse corretto e importante farlo anche per una forma di rispetto nei riguardi della mia famiglia!”.

Ti piace l'Italia e quale è il tuo rapporto con essa?

“Mi piace molto l'Italia, ho trascorso un bel po' di tempo a Roma e in Vaticano, così come su diversi circuiti del vostro Paese. La cucina italiana è la mia preferita, tra quelle gustabili al mondo. Ho anche qualche parente che vive da voi ed è sempre un piacere venire a fargli visita in Italia”.

La livrea delle tue monoposto è stata finora disegnata da un artista svizzero: quali sono le ragioni di questa scelta?

“Mia madre è una famosa collezionista d'arte e ha un ottimo rapporto con gli artisti Lang und Bauman: hanno fatto un ottimo lavoro, realizzando un look unico per la mia monoposto ed è esattamente ciò che volevo! Una livrea che mi è piaciuta tantissimo e ha avuto grande attenzione e visibilità non soltanto nel mondo delle corse, ma anche in ambito culturale e artistico. È qualcosa che mi ha aiutato nella ricerca di sponsorizzazioni e nelle attività promozionali”.

Che tipo di supporto stai ricevendo dai fan austriaci e magiari? C'è qualche aneddoto meritevole di essere raccontato?

“Il supporto che ricevo è davvero impressionante. È comprensibile notare da dove principalmente venga, ma allo stesso tempo anche sorprendente. Ho racimolato un sacco di tifosi in Austria, Ungheria e America, ma anche nel Regno Unito. Amo parecchio ricevere messaggi e commenti sui miei post e le foto. Ovviamente a volte ci sono persone che si lasciano andare a considerazioni negative, ma va bene così. Il 99 per cento dei post sono di affetto e sostegno ed è fantastico pensare di godere dell'appoggio disinteressato di tutte queste persone!”.

 

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