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Ferrari 637: la Rossa che non ha percorso un metro!

Enzo Ferrari nel 1986 aveva minacciato di lasciare la F1 se le regole sui motori non fossero state cambiate e aveva fatto realizzare a Gusta Brunner una monoposto per la serie CART americana. Ecco la storia di una Rossa che non è mai scesa in pista!

Ferrari 637

Ferrari 637

Ferrari

La Ferrari è legata alla F1 come un uomo all’aria, ma nel tempo la Scuderia ha più volte minacciato di lasciare i GP per dedicarsi ad altre corse. Enzo Ferrari era un maestro nel saper far pesare l’enorme peso specifico di Maranello nel Circus, un’arte che si è tramandata nel tempo a chi ha preso le redini del Reparto Corse dopo il Commendatore.

C’è chi lo ha saputo fare più o meno bene: l’ultimo, Mattia Binotto, ha fatto balenare l’idea che la Ferrari potrebbe dedicarsi ad altri campionati se la volontà di ridurre il budget cap a 130 milioni di dollari l’anno dovesse andare avanti, cercando nuovi sbocchi dove il suo DNA sportivo non venisse mortificato da regole troppo prescrittive e dalla necessità di tagliare il personale.

E così è ripartita la voglia di tornare alla 24 Ore di Le Mans con un’Hypercar, mentre in precedenza proprio il Drake aveva avvertito la FIA che se avrebbe cambiato le regole sui motori avrebbe dato corso a un progetto per una monoposto di Formula CART, per disputare la 500 Miglia di Indianapolis e la serie USA che oggi è rappresentata dall’Indycar.

Ferrari 637

Ferrari 637

Photo by: Morio

A metà degli Anni ’80 proprio Enzo Ferrari fece costruire in gran segreto la 637, una monoposto che fu disegnata da Gustav Brunner. Il progettista austriaco s’ispirò alla March 85C del team Truesport di Jim Trueman, la squadra che divenne consulente del Cavallino e avrebbe dovuto gestire la Rossa in America. Il pilota era Bobby Rahal, che poi nel 1986 vinse la 500 Miglia di Indianapolis: l’americano era stato invitato a Maranello per spiegare i segreti delle gare CART.

Effettuò un test a Fiorano il 16 settembre con la March 85C e percorse 48 giri sulla pista del Cavallino con un miglior tempo di 1’12”74 a quattro secondi circa dalla prestazione delle F1. E Alboreto si limitò a fare qualche giro dimostrativo e niente di più.

Ovviamente c’erano stati contatti con gli organizzatori della CART, eccitati dall’idea di vedere arrivare la Ferrari Oltreoceano. E la 637 intanto crescere con un motore V8 di 2,65 litri di cilindrata secondo i dettami dei regolamenti americani.

Il propulsore con una V di 90 gradi era una realizzazione che la Ferrari aveva ceduto alla Lancia per la partecipazione della LC2 al mondiale di durata: fu usato nei test del 1983 ma poi fu portato dai tecnici Abarth ai tre litri concessi dalle norme 1984.

La versione originale fu comunque la base per l’unità che avrebbe equipaggiato la 637 dotato di turbina Garrett e di iniezione elettronica Magneti Marelli, capace di una potenza di 690 cavalli a 12 mila giri. Ovviamente il motore era stato rivisto completamente perché in America si usava l’etanolo come carburante.

Il telaio era di una composizione mista: il guscio inferiore della monoscocca era in alluminio avional, mentre la parte superiore era in materiali compositi con inserti di alluminio. I due elementi erano uniti da un incollaggio e un fissaggio meccanico.

Enzo Ferrari nell’estate 1986 decise che era arrivato il momento di mostrare la Ferrari per la CART. La leggenda narra che a Fiorano la 637 sia stata portata al debutto in pista da Michele Alboreto in un test per valutare se tutto stesse insieme e che già nelle prime tornate si era rivelata nettamente meglio della March 85C disegnata da un giovane Adrian Newey.

In realtà la Ferrari per Indy non ha mai fatto un metro. A confermarlo è Piero Ferrari che era presenta al vernissage della macchina: “Ci fu la messa in moto del motore nel piazzale di Fiorano – ricorda il vice presidente del Cavallino – a testimoniare che la vettura era marciante, ma non è mai andata in pista”. E come ricorda Nadia Alboreto nella nostra video intervista di ricordo di Michele, il pilota milanese non salì sulla monoposto per l'America.

La Ferrari CART è dunque rimasta solo un esercizio di stile. Utile, utilissima a combattere una guerra regolamentare con la FIA che Enzo vinse. La 637 è uno dei gioielli che gli appassionati possono ammirare nel Museo di Maranello.

Festa dei 90 anni della Scuderia a Milano: sul palco con le F1 c'era la 637 per Indy. Perché?

Festa dei 90 anni della Scuderia a Milano: sul palco con le F1 c'era la 637 per Indy. Perché?

Photo by: Ferrari

Il bello è che una macchina di 34 anni fa che non ha mai percorso un giro di pista abbia ancora non solo un certo fascino, ma anche un potere “politico”.

In occasione della festa dei 90 anni della Scuderia che la Ferrari ha celebrato prima del GP d’Italia in Piazza Duomo a Milano, sul palco insieme alle F1 più importanti del Cavallino era apparsa anche la 637. Un’intrusa?

Assolutamente no: era il primo segnale che Mattia Binotto ha voluto dare a Liberty, alla FIA e alla F1. Messo già in tasca l’accordo per ricavare il 38% dai premi fissi dei dividendi che scaturiranno dal nuovo Patto della Concordia, il team principal ha iniziato a combattere le battaglia del budget cap e delle regole tecniche.

Il messaggio, poco subliminale, evidentemente non era stato raccolto (sul palco c’erano Chase Carey di F1 e Jean Todt per la FIA), per cui Mattia ha lanciato un altro sasso nello stagno che non si limita a disegnare cerchi concentrici, ma sta scatenando un vero tsunami…

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