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Schumacher: aspettiamoci tempi lunghi per il risveglio

Nicola Acciarri, neuro-chirurgo del Bellaria di Bologna, spiega perché non non ci sono aggiornamenti su Michael

Come sta Michael Schumacher? La domanda è ricorrente: gli amici del campione tedesco, i tifosi e tutti quelli che nel mondo stanno seguendo il suo dramma dal 29 dicembre sono rimasti senza alcuna informazione. Siamo passati dalla fase della massima esposizione mediatica al silenzio assoluto. Dopo che i giornalisti sono stati invitati da Corinna a lasciare il Centro Universitario Ospedaliero di Grenoble non ci sono stati aggiornamenti, né bollettini medici. Nessuna nuova, buona nuova: dice un adagio popolare. L’attuale situazione clinica di Michael è tenuta nel massimo riserbo. L'unica speranza, quindi, è che non essendo stata data alcuna informazione ufficiale recente, lo stato di coma sia stabile, e quindi che non vi siano stati peggioramenti. Ma dobbiamo essere molto pazienti, perché potremmo non avere aggiornamenti per molti giorni, se non per settimane. Ecco perché abbiamo nuovamente contattato il dottor Nicola Acciari, specialista neuro-chirurgo dell’Ospedale Bellaria di Bologna, uno dei nostri centri di eccellenza, che avevamo sentito subito dopo il dramma di Michael. Il dottor Acciarri aveva subito “fotografato” la situazione, pur disponendo di dati sommari. Ora gli chiediamo cosa ci possiamo aspettare da un paziente come Michael Schumacher che è sedato in terapia intensiva dopo un grave trauma cranico causato dalla caduta sulle nevi di Meribel, in Francia. “Lo stato di coma farmacologico serve a fare in modo che il grado di ossigenazione cerebrale sia migliore, anche grazie ad un'ipotermia indotta, che riduce le richieste metaboliche del cervello stesso. Dai pochi bollettini medici emessi, riguardo alle conseguenze del grave trauma cranico, sembra che Schumacher abbia subìto lacerazioni cerebrali multiple e sia stato operato, inizialmente a destra, per un ematoma sottodurale acuto. Il secondo intervento, invece, sarebbe stato necessario per "diminuire" la pressione endocranica”. Su OmniCorse.it avevamo pubblicato una mappa dei danni cerebrali che era stata riportata dall’agenzia France Press… “Stando alle indicazioni dei medici ci sarebbe stata una "decompressione" osteodurale (ovvero, l'asportazione di una parte della teca cranica, con possibile ampliamento della meninge), al fine di ridurre la pressione sul cervello, verosimilmente edematoso e sofferente per altre lacero-contusioni. Tale intervento non necessariamente può essere stato eseguito dalla stessa parte del primo; quindi, se ipoteticamente il primo intervento è avvenuto a destra, il secondo può essere stato eseguito a sinistra, se l’edema cerebrale era ancora presente nell’area non operata. Ma ufficialmente, i medici di Grenoble non hanno mai detto esattamente se Michael è stato operato prima a destra e poi a sinistra”. In base a quali dati si definisce un paziente stabile? Per valutare cambiamenti e miglioramenti cerebrali durante lo stato di coma si sottopongono i pazienti a TC encefaliche, o Risonanze Magnetiche, piuttosto frequentemente. In molti casi di grave trauma cranico può essere indovata durante un intervento chirurgico anche una Sonda per il monitoraggio diretto della Pressione Endocranica. L'aumento della pressione endocranica, deleterio per la corretta ripresa funzionale del cervello, viene contrastato con farmaci ed ipotermia. E va aggiunto che le conseguenze cliniche di un grave trauma cranico non sono mai completamente valutabili al risveglio dal coma (spontaneo e/o indotto), perché gli esiti degli ematomi-lacerazioni cerebrali possono condizionare per molto tempo il quadro clinico”. Fare delle previsioni su come starà Schumacher, quando e se uscirà da questa situazione di coma, è possibile? ”Azzardare ipotesi in questo momento è puramente speculativo. Persone giovani, in buone condizioni fisiche polmonari e cardio-circolatorie, come si suppone siano state quelle di Schumacher al momento del trauma, hanno sicuramente vantaggi in termini di prognosi rispetto a persone anziane o con altre malattie concomitanti. Sicuramente, se è stata eseguita una decompressione osteodurale (ovvero, è stata asportata una parte della calotta cranica), in futuro (comunemente, da 1 a 6 mesi, ma a volte anche di più ) dovrà essere eseguita una "cranioplastica", ovvero un intervento per il ripristino della calotta ossea mancante”. Perché si apre uno “sportellino” nella calotta cranica? E quando è il momento di richiuderlo? “La decompressione osteodurale, quando necessaria per ridurre l’edema cerebrale, non deve mai essere troppo piccola. L’obiettivo è quello di mantenere il cervello “decompresso”, e quindi meno alterato da edema, fino al ripristino di condizioni pressorie endocraniche più fisiologiche. In quel momento, il riposizionamento della calotta cranica non ha solo un significato estetico (peraltro importante), ma ha soprattutto un significato protettivo: quando le condizioni di pressione endocranica saranno ritornate normali è controproducente tenere “l’apertura” ossea più del dovuto, in quanto potrebbero instaurarsi erniazioni meningo-encefaliche e alterazioni cerebrali "barometriche" (crisi epilettiche, per esempio). La "cranioplastica" può essere eseguita riapponendo lo stesso osso del paziente (se conservato adeguatamente in un'apposita "banca dell'osso "), ma più spesso in Neurochirurgia avviene riposizionando un opercolo neoformato artificialmente ("Custom made") in materiale biocompatibile, come resina acrilica o ceramica, e progettato e costruito con programmi computerizzati, basati sulle immagini TC della "lacuna" cranica”. Si parla di possibili conseguenze che possono derivare da questa fase critica: ci può fare un esempio? ”Fra i rischi degli esiti dei sanguinamenti legati al trauma c’è la possibilità che, più o meno tardivamente, si possa creare un idrocefalo (ovvero un patologico accumulo del liquor cefalo-rachidiano che normalmente circonda l'encefalo, e che scorre all'interno del cervello verso il midollo spinale in cavità denominate ventricoli ). Nessuno che non sia informato sull'attuale quadro diagnostico sa se tale complicazione può avvenire nel caso di Schumacher; ma ovviamente, se ci fosse un idrocefalo post-traumatico, questo potrebbe rallentare la ripresa clinica del campione, e potrebbero essere necessari altri interventi chirurgici”. Ma c’è una piccola speranza che Michael possa cavarsela senza gravi deficit? ”Riguardo ai possibili futuri danni motori-sensitivi, cognitivi, o crisi epilettiche, come esito del trauma, io credo che non sia adeguato fare alcuna previsione al momento, vista l’obiettiva disinformazione diretta sul caso. La prognosi rimane riservata proprio per questo motivo. Ma, considerando la tempra del Campione e l'alta professionalità e competenza dei Medici che seguono Schumacher a Grenoble, io spero sempre di sentirlo presto salutare e rassicurare direttamente i suoi tanti tifosi, magari nel suo "germanico" italiano...”. Allora ci aggrappiamo a questa speranza…

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