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Fotogallery | Un giro al Museo Ferrari, tra sogni ed emozioni

Motorsport.com ha avuto l'onore di poter fare una suggestiva visita al Museo Ferrari di Maranello; al suo interno, tra modelli di ieri ed oggi, si vive e respira la storia del Cavallino Rampante: ecco cosa si può vedere.

Ferrari 330 P4 (1967)

Foto di: Ferrari

Maranello, Casa di Enzo Ferrari e della Ferrari, il cuore pulsante del Cavallino Rampante. Un paesino situato in provincia di Modena, raggiungibile attraverso le classiche stradine che tra campagna e collina attraversano viali alberati o ampi campi. Il percorso ideale per chi arriva da Bologna e vuole godersi la tranquillità del paesaggio.

Si comincia a capire di essere in prossimità della meta quando, a pochi km, iniziano a sventolare le bandiere Rosse fuori da case, bar negozi che sorgono su Via Vignola, che diventa Via Claudia prima di giungere alla rotonda ove al centro fa bella mostra di sè un Cavallino Rampante nero.

Svoltando a destra imboccando Via Nazionale, ci si trova sul medesimo lato la Chiesa di San Biagio, quella divenuta famosa per le scampanate a festa del parroco ogni qual volta una Ferrari vinceva un Gran Premio. Proseguendo dritti, prima che il percorso diventi Via Abetone Inferiore e transiti proprio davanti all'ingresso principale della Casa emiliana, si svolta a sinistra alla rotonda che immette su Via Alfredo 'Dino' Ferrari.

Qui si arriva all'ampio parcheggio e sulla sinistra ecco il Museo Ferrari, fino a qualche anno fa 'Galleria Ferrari' e poi ribattezzato; una struttura con ampie vetrate e insegne ovunque che dànno già l'idea di cosa vi stia aspettando al suo interno.

All'ingresso si sale la scalinata che porta al piano superiore e nella prima sala, di fronte alla fedele riproduzione dell'ufficio che Enzo Ferrari aveva allestito nella prima sede di Modena, possiamo apprezzare i primi due modelli: una Ferrari 250 LM del 1963 e la più recente 812 GTS, con al loro fianco le scocche che mostrano chiaramente quanto l'evoluzione della tecnologia abbia compiuto passi da gigante, dalle lamiere battute a mano per dare le forme volute ai telai odierni in materiali all'avanguardia.

Su ogni parete dell'intero Museo si può ripercorre la storia della Ferrari, dalla fondazione alle vittorie, dagli episodi particolari ai più grandi protagonisti che hanno scritto ogni trafiletto di ciascun capitolo, assieme alle immancabili foto d'epoca e frasi. Vale la pena leggere ogni riga dei pannelli (in italiano e inglese) per calarsi nell'atmosfera e godersi a pieno l'esperienza.

La seconda sala offre qualcosa di molto particolare: le supercar. La GTO del 1984 e la F40 del 1987, e di fronte la F50 del 1995, con relativo motore esposto sotto una magnifica teca. E nella stanza adiacente, si alza ulteriormente l'asticella con i modelli Enzo, LaFerrari e FXX-K Evo, ma anche qui è bene trascorrere qualche minuto ad osservare i materiali esposti sul tavolo, rigorosamente protetti da teca. Antichi disegni e progetti, e stampe varie che arricchiscono ancora di più il momento, passando da ieri ad oggi nel medesimo istante.

Proseguendo, è poi il turno dell'atrio riservato alle personalizzazioni: ogni modello Ferrari può divenire unico secondo il volere dell'acquirente negli allestimenti. Ecco quindi cosa poter scegliere per interni, pelli, sedili, cerchi, volante, dischi freni e quant'altro per la propria vettura. Un esempio è la F12 Tour De France che un belga ha voluto con striscia gialla al centro e numero 24 per ricordare un altro modello del passato in suo possesso.

Un pezzo unico, così come quello che troviamo qualche metro più avanti: una Ferrari P80/C del 2019 che un cliente dell'Estremo Oriente ha comprato per divertirsi in pista con un'auto GT senza restrizioni da regolamenti, sulla quale è installata un'ala posteriore che inizialmente non era prevista come si può notare dalle immagini affisse ai pannelli adiacenti.

Lo studio di Enzo Ferrari a Modena
Ferrari 250 LM (1963)
Ferrari 250 LM (1963)
Scocca della Ferrari 812 SuperFast e Ferrari 812 GTS
Ferrari GTO (1984) e Ferrari F40 (1987)
Ferrari GTO (1984) e Ferrari F40 (1987)
Ferrari F50 (1995)
Ferrari Enzo (2002)
Ferrari Enzo (2002)
Ferrari LaFerrari (2013) e Ferrari FXX-K Evo (2017)
Ferrari F12 Tour De France (2015)
Ferrari F12 Tour De France (2015)
Ferrari P80/C (2019)
Ferrari 166 Berlinetta Vignale (1952)
Ferrari 166 Berlinetta Vignale (1952)
Ferrari 166 Berlinetta Vignale (1952)
Ferrari 340 MM Vignale Spider (1953)
Ferrari 340 MM Vignale Spider (1953)
Ferrari 340 MM Vignale Spider (1953)
Ferrari 340 MM Vignale Spider (1953)
Ferrari 268 Sport (1962)
Ferrari 268 Sport (1962)
Ferrari 268 Sport (1962)
Ferrari 268 Sport (1962)
Ferrari 268 Sport (1962)
Ferrari 268 Sport (1962)
Ferrari 268 Sport (1962)
Ferrari 430 Scuderia (2007)
Ferrari 637 Indy (1986)
Ferrari 637 Indy (1986)
Ferrari 637 Indy (1986)
Ferrari 330 P4 (1967)
Ferrari 330 P4 (1967)
Ferrari 330 P4 (1967)
Ferrari 330 P4 (1967)
Ferrari 330 P4 (1967)
Ferrari 330 P4 (1967)
Ferrari 330 P4 (1967)
Ferrari 330 P4 (1967)
Ferrari SF71H (2018)
Ferrari F430 GT3 Scuderia (2009)
Ferrari 150 LM (2014)
Ferrari 150 LM (2014)
Sala delle vittorie
Sala delle vittorie
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Girando l'angolo, scendiamo al piano inferiore e qui è subito un tuffo nel passato con le Ferrari 166 Berlinetta Vignale (1952) e 340 MM Vignale Spider (1953) una di fila all'altra che dànno il via al capitolo del mondo delle corse, trovando sulla sinistra la 268 Sport del 1962 e la più recente 430 Scuderia, protagonista dei campionati GT all'inizio dell'ultimo decennio.

A sinistra poi si passa alle monoposto: la Ferrari 637 Indy, 'provocazione' che il Drake volle nel 1986 minacciando di lasciare la F1 per passare alle competizioni americane ma senza mai andarci realmente, e la Ferrari SF71H (in livrea 2023 per motivi di sponsor) che corse il Mondiale di F1 del 2018, nel quale spiccò in particolar modo il successo di Kimi Räikkönen - ultimo Campione del Mondo Ferrari - ad Austin nel GP degli Stati Uniti.

Sulla parete dietro, ecco anche la genesi dello stemma Ferrari, dal Cavallino Rampante ispirato da Francesco Baracca e posto nello scudetto giallo, con tutte le sue evoluzioni nel corso degli anni.

Ma se ciò non basta a far tremare le gambe, è sufficiente voltarsi di 180° per trovarsi davanti la mitica 330 P4 protagonista del celebre arrivo in parata nella straordinaria 24h di Daytona del 1967, rappresentata dall'immagine di sfondo. Il modello in questione è quello al centro nella foto d'epoca, sul quale è stato successivamente rimosso il tettuccio e sostituito il #24 con il #7 per altre competizioni. Una lontanissima parente dell'attuale 499P LMH che corre nel FIA WEC che brilla ancora di una luce propria unica. L'inchino, qui, è doveroso.

Infine veniamo portati nelle ultime due salette. La prima è un omaggio al tracciato di Fiorano, dove tante auto hanno percorso i loro primi passi per poi crescere ed arrivare a grandi traguardi. E' il caso della Ferrari F430 GT3 Scuderia, come dicevamo prima, non lo è stato per il bellissimo prototipo 150 LM ancora in livrea mimetica, che comunque ha gettato in parte le basi ai successivi progetti di Hypercar dotati di nuovissime tecnologie all'avanguardia.

La seconda ed ultima è quella probabilmente più famosa di tutto il museo: la sala delle vittorie. Nel mini-anfiteatro oggi abbiamo la 126CK del 1981 con il mitico #27 di Gilles Villeneuve, la F310 (versione muso alto) di Michael Schumacher, la F399 che riportò il Mondiale Costruttori a Maranello nel 1999, la successiva F1-2000 con cui Schumi trionfò tra i piloti (questa con il #4 di Rubens Barrichello), poi le seguenti F2001, F2002, F2004 iridate con Schumi e l'ultima capace di salire sul tetto del mondo con un pilota, la F2007 di Räikkönen.

E di spalle tutti i trofei portati a casa dalla Scuderia nel vari Gran Premi, sotto i quali possiamo apprezzare tutti i modellini in scala 1:43 delle F1 dagli anni '50 ad oggi, i caschi dei Campioni del Mondo e quattro motori che hanno fatto la storia.

A questo possiamo aggiungere che il Museo Ferrari offre anche una guida che aiuta non solo a ripercorrere la storia del Costruttore e di ogni modello esposto (quasi tutti concessi in prestito da collezionisti, dato che una delle massime di Enzo era "Noi facciamo macchine per venderle, non per tenerle in casa"), ma anche tante attrazioni come simulatori, visite alla fabbrica e quant'altro per vivere una giornata memorabile all'insegna del Cavallino Rampante.

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