22 gennaio 2007: dieci anni fa l’addio a Emmanuel De Graffenried
Il barone dell’automobilismo, scomparso quasi centenario, fu il primo svizzero a vincere un classico Gran Premio. Corse di solito su Maserati, rappresentò la Philip Morris e fu amico d'infanzia dello Scià...
Foto di: Archivio Maniago
Sono già due lustri a separarci alla morte di Emmanuel “Toulo” De Graffenried, aristocratico ed elegante antesignano dell’automobilismo svizzero. Aveva le idee chiare, così come le ambizioni. All’età di 22 anni non debuttò in qualche piccola corsa locale, magari in Salita; partecipò nientemeno che alla Mille Miglia del 1936, al volante di un’Alfa Romeo 6C 1500 della Scuderia Maremmana.
“Poco dopo la partenza sfiorai il parapetto di un ponte, andando a finire in mezzo a un prato. Comunque si continuò ancora per cinquecento chilometri, dopodiché venne il ritiro”, raccontò così i fatti. Il suo primo Gran Premio “vero e proprio”? Partecipò al GP di Svizzera 1939 sul circuito del parco del Bremgarten, presso Berna, al volante di una Maserati 6C del 1934. L’inizio di un amore.
Exploit a Silverstone nel 1949
Il suo più grande successo fu quello ottenuto nel Grand Prix d’Inghilterra 1949 sul circuito di Silverstone, dove s’impose al volante di una Maserati 4CLT della Scuderia di Enrico Platé di Milano. Erano altri tempi: infatti, per i cento giri della gara, De Graffenried impiegò 3 ore, 52 minuti e 50 secondi, quindi quasi quattro ore di guida ininterrotta, a parte il rifornimento.
Nel 1953 Emmanuel vinse a Siracusa su una Maserati A6GCM di Formula 2, ma con la stessa macchina s’impose pure alla corsa dell’Eifel al Nürburgring. Alla fine dell’anno, “Toulo” si recò in Brasile e si aggiudicò due gare Sport a Rio de Janeiro e San Paolo con una Maserati A6GCS 2000.
Nel 1950 e 1951 fece pure parte della rinomata squadra dell’Alfa Romeo, con Juan Manuel Fangio, Nino Farina e Felice Bonetto. Con la famosa “Alfetta” 158 giunse secondo al Gran Premio delle Nazioni di Ginevra, datato ‘50, dietro all’invincibile argentino poi cinque volte campione del mondo.
A scuola con un... imperatore
Emmanuel De Graffenried era nato a Parigi il 18 maggio 1914 da madre americana, mentre il padre, discendente di una nota e antica famiglia bernese le cui origini risalgono al 13esimo secolo era stato addetto militare della Confederazione Svizzera a Vienna. La nonna sarebbe stata addirittura ungherese.
“Tra i nostri parenti c’erano parecchi diplomatici o alti ufficiali”, ripeteva agli interlocutori. Frequentò il famoso Institut Le Rosey di Losanna, il college dove studiavano i rampolli delle cosiddette “famiglie bene”. Un suo amico di classe si chiamava Reza Pahlevi, diventato poi Scià di Persia.
Come mai tutti lo chiamavano “Toulo”? La sua risposta: “Questo nomignolo me lo diede la bambinaia inglese, e rimase per tutta la vita". Dimostrò sempre di avere la passione dei motori e diventò effettivamente pilota. Da ragazzo incominciò con una motocicletta. Efficacissimo poliglotta, parlava quattro lingue, era sempre aperto agli altri nonché di buon umore.
Gli accordi? Una pacca sulla spalla
Nel Dopoguerra partecipò ai Gran Premi, correndo – salvo qualche eccezione – per l’amico Luigi Platé, vale a dire dal 1946 al 1954. I contratti a fine stagione? “Dicevamo: ‘Allora, si continua insieme? Poi una stretta di mano con una pacca sulla spalla. Quello era il contratto in essere”.
Nella stessa scuderia correva pure il principe siamese “Bira”, al secolo Birabongse Bhanutej Bhanuban. De Graffenried si ricordava così dei suoi tempi di sportivo: “Eravamo come una grande famiglia, i piloti erano amici tra di loro. Se possibile si abitava negli stessi alberghi, si pranzava insieme, si chiacchierava e si rideva. Spesso facevamo degli scherzi”.
Durante la cena dopo la vittoria al Gran Premio d’Inghilterra del 1949, Emmanuel in un certo momento sparì nella propria camera di hotel. Ritornò vestito soltanto con le mutande, con la corona d’alloro attorno al collo. Grandi risate.
Un chiaro segnale per il ritiro
Si ritirò dalle corse nel 1954, dopo che il suo team manager e amico, Enrico Platé, il 2 febbraio era rimasto ucciso durante il GP d’Argentina, dove fu investito da una macchina uscita di strada. E lui? “Per me è stato il segno del ritiro".
Negli Anni 70 e 80 assisteva nuovamente ai Gran Premi di Formula 1, però come ospite dalla Philip Morris: era una specie di pierre de luxe del gigante del tabacco. A quei tempi capì che l’atmosfera tra i piloti non era più quella amichevole di una volta. Erano diventati tutti chiusi, ognuno per sé.
Nel 1964 è stato pure un membro fondatore del Club des Anciens Pilotes de Grand Prix, la prestigiosa associazione di piloti presieduta da Juan Manuel Fangio e Louis Chiron. Emmanuel De Graffenried è morto esattamente dieci anni or sono, il 22 gennaio 2007, nella sua villa vicino a Losanna, avendo ormai raggiunto la veneranda età di novantatré anni...
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