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Intervista

Quei successi in F.1 e F.E "firmati" da Claudio Corradini...

Il tecnico modenese è l’unico al mondo ad aver accompagnato un pilota al titolo di campione sia nel Circus che nella serie “full electric”: racconta la sua storia così, dalla Ferrari del 1981 alla Mahindra di oggi, passando per una... caffetteria.

Claudio Corradini, operations manager della Mahindra Racing di Formula E

Claudio Corradini, operations manager della Mahindra Racing di Formula E

Claudio Corradini, operations manager della Mahindra Racing di Formula E
Claudio Corradini, operations manager della Mahindra Racing di Formula E
Claudio Corradini, operations manager della Mahindra Racing di Formula E
Bruno Senna, Mahindra Racing
Nick Heidfeld, Mahindra Racing
Bruno Senna, Mahindra Racing
Nick Heidfeld, Mahindra Racing
Una monoposto della Mahindra Racing con il logo Magneti Marelli
Nelson Piquet Jr., China Racing
Nelson Piquet Jr., China Racing
Nelson Piquet Jr., China Racing
Il vincitore: Nelson Piquet Jr., China Racing
Benetton team photo
Michael Schumacher, Benetton Ford
La Benetton B195 di Michael Schumacher del 1995<br/> Riproduzione riservata, esclusiva Motorsport.com. Utilizzo per fini commerciali ? <a href=fr.adsales@motorsport.com" />
#18 1997 Benetton B197: Brian French
Anthony Davidson, BAR Honda
Anthony Davidson, BAR Honda
Gilles Villeneuve
Gilles Villeneuve, Ferrari 312T4
Gilles Villeneuve, Ferrari 312T2
Gilles Villeneuve
Jacques Villeneuve, Venturi Formula E Team
Jacques Villeneuve, Venturi Formula E Team
Jacques Villeneuve, Venturi Formula E Team
Jacques Villeneuve, Venturi Formula E Team

Non è un primato da poco, ed è detenuto da un italiano. Anzi, da uno di quei tanti emiliani e romagnoli le cui braccia e i cui cervelli hanno fornito l’ossatura del motorsport europeo, e non soltanto, per decenni, vale a dire dal primo Dopoguerra a oggi. Claudio Corradini è uno di loro.

Attuale operations manager della Mahindra Racing nel Campionato FIA di Formula E, vanta un’esperienza incredibile e finora è l’unico tecnico ad essersi aggiudicato un titolo di campione sia in Formula 1 (Michael Schumacher sulla Benetton-Ford nel 1994 e la Benetton-Renault nel 1995) che nella molto più recente specialità “full electric” ("Nelsinho" Piquet con la NextEV TCR nella stagione 2014-2015). La sua carriera nelle competizioni automobilistiche, lungo la quale si è fatalmente sedimentata un’impareggiabile esperienza e conoscenza del mestiere, cominciò nella più iconica delle aziende “racing”: la Ferrari.

Dunque, come ha iniziato la sua avventura nel motorsport?
"Beh, ho studiato e mi sono formato in un istituto tecnico professionale per meccanici di automobile con sede vicino a casa mia, a Modena. Sono cresciuto ad appena sei chilometri dal quartier generale e dalla fabbrica della Ferrari. Devo aggiungere che fin da bambino il mio sogno è stato quello di lavorare lì. Mi sono candidato a un posto di lavoro inviando il mio curriculum a Maranello nel 1981, quando ho terminato la scuola: avevo soltanto diciassette anni. Ero dubbioso di trovare lavoro, perché al compimento della maggiore età avrei dovuto partire per il servizio militare di leva. I datori di lavoro all’epoca erano molto riluttanti ad assumere persone della mia età che non fossero già militesenti".

Com’è andata a finire la questione della “naja” e della Ferrari?
"Non puntavo necessariamente a un posto di lavoro nel settore delle corse, ma la Ferrari mi ha assunto e mi ha assegnato direttamente al team di Formula 1. Siccome ero il più giovane e il meno esperto, mi hanno affidato subito tutti i lavori più umili e sporchi. Naturalmente, all’epoca quella era la politica della Ferrari per coltivare il talento e le competenze al proprio interno. Quanto a me, ero davvero molto contento di avere una meravigliosa opportunità per imparare dai migliori".

Con così tanti anni di Formula 1 alle spalle, non potrà non aver lavorato con alcuni dei piloti più leggendari...
"Ho avuto la fortuna di interagire e collaborare con alcuni dei migliori driver della loro epoca. Ho lavorato con Gilles Villeneuve, Andretti, Berger, Prost, Alesi e parecchi altri transitati in quegli anni dalla Ferrari. Quando mi sono trasferito alla Benetton, sono stato invece al fianco del grande Michael Schumacher e di altri piloti di peso come Herbert e Fisichella. Ho concluso il mio viaggio nel Circus alla BAR e alla Honda, dove mi sono interfacciato con altri corridori molto bravi come Panis, Button, Sato e, naturalmente, Jacques Villeneuve. È stato un piacere lavorare con padre e figlio: Gilles rimane uno dei miei eroi ed è stata una gioia vedere Jacques tornare alle monoposto da corsa all'inizio di questa stagione".

Nello specifico, com’è avvenuto l’approdo in Formula E?
"Ho lasciato la Formula 1 nella stagione 2005, dopodiché il mio impegno si è focalizzato su altre categorie dell’automobilismo, fra le quali la World Series by Renault. Nel 2013, avevo programmato di andare in pensione dal motorsport: avevo aperto un piccolo negozio di caffè con annesso bar a Valencia, quando mi è arrivata l'offerta per entrare in un team di Formula E. Ci ho riflettuto molto e ho trovato affascinante la possibilità di unirmi fin dall’inizio a un contesto sportivo che si sarebbe rivelato come qualcosa di rivoluzionario. Alla fine, non posso fare a meno di riconoscerlo, la scelta ha portato a uno dei successi più notevoli della mia vita, dal momento che siamo riusciti a vincere il primo campionato internazionale con Nelson Piquet Jr. A tutt’oggi, sono l'unica persona ad aver vinto il titolo piloti come tecnico sia in Formula 1 che in Formula E, il che mi rende molto orgoglioso...".

Quali sono le sue responsabilità e i suoi compiti durante i week end di gara del Campionato FIA di Formula E?
"Come operations manager, le mie mansioni in un fine settimana di competizione sono principalmente di tipo logistico. Come si può immaginare, lavorando su tanti circuiti cittadini e provvisori, con enormi vincoli di spazio e un lasso di tempo limitato per lavorare, è necessario essere molto ben organizzati e assicurarsi che tutto sia dove deve essere. A causa del mio background, il giorno della gara do anche un contributo in ambito meccanico. La giornata della corsa è intensa e importante: le prove libere, le qualifiche e la gara si svolgono nel giro di poche ore. Abbiamo una squadra fantastica. Quando capita di dover fare una riparazione improvvisa e con grande rapidità o un intervento insolito durante una corsa - ad esempio, una modifica al musetto o l’intervento su una ruota - quello è il momento in cui l'esperienza può fare la differenza".

E quali sono invece le incombenze come operations manager durante un week end completo della Formula E?
"Tra una gara e l’altra, io faccio base nella sede della Mahindra Racing a Barcellona. Organizzo anche la logistica e l’operatività della squadra per le manifestazioni immediatamente successive. È mia precisa responsabilità garantire che la scuderia abbia tutti gli strumenti e i materiali di cui avrà bisogno per le corse vere e proprie e per lo sviluppo della vettura dell’anno successivo. Supervisiono anche le trasferte dei membri della squadra nei luoghi delle gare nonché tutti i viaggi di chiunque si rechi presso la nostra pista di prova, effettui sessioni al simulatore oppure raggiunga il nostro laboratorio a Donington Park".

Qual è l'aspetto migliore di lavorare nel motorsport?
"Più di qualsiasi altra carriera lavorativa, il motorsport richiede che tu sia veramente appassionato e concentrato per avere successo. Ciò implica che soltanto se ti piace questo tipo di lavoro sarai disposto ad impegnarti fino in fondo. Le gare automobilistiche offrono anche opportunità uniche di viaggiare e inducono uno spirito di gruppo che credo non possa essere replicato altrove con facilità".

Che cosa le piace di più del lavoro alla Mahindra Racing?
"Sono stato fortunato a raggiungere l'apice del motorsport con uno dei marchi più famosi al mondo come la Ferrari e di esserci riuscito precocemente, cioè al principio della mia carriera. Sarebbe stato molto facile chiedersi: ‘e adesso?’. La verità è che c'è tantissimo da guadagnare dalla nascita di un nuovo team, e io sono molto fortunato di appartenere alla Mahindra. I primi anni di attività di una squadra esordiente possono essere tremendamente eccitanti: ad esempio, ogni guadagno in termini prestazionali e qualsiasi miglioramento nei risultati sono sempre molto soddisfacenti. Lo spirito di gruppo è anch’esso molto importante quando si ha il compito fondamentale di realizzare da zero una squadra corse".

Lei rappresenta anche un Paese inedito o quasi nel panorama agonistico internazionale...
"La Mahindra Racing è una squadra corse genuinamente indiana, una realtà che non si è mai palesata prima in questi termini. L’anima indiana è evidente in ogni singolo elemento e noi siamo tutti orgogliosi di difendere i colori di questo Paese, di competere sulla scena mondiale e di veicolare al pubblico un brand non soltanto piuttosto nuovo, ma anche in crescita costante da molti punti di vista. Abbiamo la concreta opportunità di creare qualcosa di inedito e di significativo. Dal momento che la Mahindra è un costruttore ‘vero e proprio’ e un’azienda seria, avremo certamente il piacere di vedere la tecnologia che stiamo sviluppando nelle corse approdare domani sulle strade di tutti i giorni e nelle automobili del futuro in maniera affidabile e conveniente. Tutto ciò è molto, molto importante".

Qual è la cosa più difficile del lavoro nel campo del motorsport?
"La sfida più ardua sono le lunghe ore di attività e di impegno necessarie quando si vuole contribuire all’edificazione di un team di successo. Non riesco davvero a immaginare il motorsport come un lavoro impiegatizio e routinario dalle nove del mattino alle cinque di pomeriggio. Non è così che funziona... Ma, come ho già avuto occasione di spiegare, se sei nel posto giusto e sei disposto a lavorare sodo, la tua passione ti porterà ad affrontare e a superare anche i momenti più difficili..".

Come si opera quotidianamente in Formula E? Ci sono differenze metodologiche rispetto ad altre categorie?
"Quando si lavora nel motorsport, ci si rende conto che il metodo e le procedure di approccio a una macchina da corsa sono più o meno sempre gli stessi. In ultima analisi, si passa attraverso le medesime modalità di lavorazione: l'abilità di un buon meccanico consente di applicare ciò che si è imparato a tecnologie diverse, a differenti layout tecnici e a tempistiche sempre cangianti. La Formula E è qualcosa di ancora molto nuovo e richiede un linguaggio tecnico inedito, ma un buon meccanico è sempre in grado di convertire questi passaggi e dinamiche apparentemente insolite in procedure familiari".

In “soldoni” qual è l’elemento di maggiore diversità?
"La principale differenza da un punto di vista della operatività quotidiana risiede nel fatto di gareggiare sui circuiti cittadini. Abbiamo molto meno spazio per lavorare di quello che si ha normalmente su un circuito tradizionale e molto meno tempo per prepararsi quando arriviamo. Inoltre, per la maggior parte del tempo ci muoviamo all’interno di strutture temporanee, il che è di per sé una cosa nuova. Ormai, dopo quasi due stagioni di impegno in Formula E, sappiamo tutti bene quello che stiamo facendo. Entro cinque ore dal termine di una gara, dobbiamo avere tutte e quattro le monoposto smontate e imballate nelle scatole da trasporto insieme ai materiali e agli utensili del garage, in maniera che tutto sia già pronto per partire alla volta della successiva destinazione di gara".

Quali sono i suoi interessi personali al di fuori dell'ambito motorsport?
"Io sono molto appassionato di fotografia. Ho documentato in immagini tutta la mia vita, immortalando molti momenti importanti anche da un punto di vista agonistico nonché i luoghi in cui sono stato. Cerco di viaggiare in maniera consapevole e di esplorare il mondo tutte le volte che posso, trascorrendo felicemente e tranquillamente giorni interi di pausa in attesa di scattare la ‘foto perfetta’. Mi piace viaggiare in molti Paesi e in località sempre diverse, ma le mie location preferite sono il Banff National Park in Canada e Torres del Paine in Cile. Lì tornerò più spesso che potrò...".

Quale consigli si sentirebbe di dare a chi volesse fare un giorno il suo lavoro?
"Molto nel mondo del motorsport si riduce a due concetti: perseveranza e dedizione. Per trovare una propria dimensione nelle corse, è necessario raccogliere esperienza dove si può, essendo disposti a bussare alle porte e a girare qui e là nei giorni di gara, offrendo il proprio aiuto. A poco a poco, si metteranno insieme l’esperienza, i contatti e le competenze necessarie per progredire ulteriormente e guadagnare bene".

Fonte: Mahindra Racing 

 

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