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Intervista

Perché la giustizia sociale e gli Esport sono così importanti per la Formula E

Jamie Reigle, CEO della Formula E, parla in #ThinkingForward dell’intrattenimento, di come la sua categoria vede budget cap della Formula 1 e di come attrarre il pubblico alle gare.

Sébastien Buemi, Nissan e.Dams, Nissan IMO2

Sébastien Buemi, Nissan e.Dams, Nissan IMO2

Alastair Staley / Motorsport Images

La Formula E è nata come una categoria di gare con un obiettivo chiaro: creare un futuro più sostenibile. Dato che il mondo è cambiato drasticamente quest’anno, anche lo sport è pronto ad adattarsi. Attualmente si trova nella pausa che precede l’inizio della settima stagione, che partirà a gennaio. Il campionato ha avuto un finale di successo in Brasile lo scorso agosto, avendo usato un format simile a quello della UEFA Champions League: avere sei gare in nove giorni in una sola città per incoronare il campione. È stato questo pensiero in cerca di nuove necessità che caratterizza l’automobilismo e la Formula E in particolare. Ora che strada prende la serie? Attualmente dipende dai costruttori, che hanno le proprie sfide, inoltre mantenere i costi sotto controllo è essenziale per il futuro.

Nell’ultima intervista di #ThinkingForward, la serie di incontri con i leader dell’automobilismo, parliamo con Jamie Reigle, CEO della Formula E, di una grande varietà di temi.

Quale impatto pensi che avrà la crisi del Covid nell’impulso che stavamo già vedendo verso la mobilità elettrica e la decarbonizzazione dell’automobilismo? Come credi che influenzerà i costruttori e dove si concentreranno i loro budget per le gare del futuro?
A fine marzo, inizio di aprile, sai già che lo scenario era piuttosto brutto. Se ricordi quei momenti, eravamo tutti insicuri sulla direzione che avrebbe preso il mondo. Ho molta fiducia nel potenziale a lungo termine della Formula E, nel potere di ispirazione dello sport. Non ho dubbi sul percorso a lungo termine. Allo stesso tempo, qualsiasi categoria del motorsport sta lavorando sugli eventi in diretta, con un’esposizione crescente dell’industria dell’automotive. Ad aprile, questo era un campo piuttosto incerto in cui stare.  Penso che ciò che abbiamo visto sia l’agenda climatica ed è stato fatto un passo avanti verso i veicoli elettrici. Penso che per quanto riguarda il consumatore, la gente stesse guardando fuori, forse respiravano un’aria più fresca dopo molto tempo, soprattutto se vivevano in una città. Questo riguarda proprio ciò di cui si parla.

Con le conseguenze economiche della crisi, sono stati dati molti sostegno e stimoli dal governo alle economie. In Francia ed in Gran Bretagna, questi sussidi sono stati indirizzati alle tecnologie sostenibili e consideriamo questa cosa davvero positiva. Non è male avere il governo a proprio favore! Quindi ci siamo sentiti piuttosto bene rispetto a dove siamo, ma siamo anche consapevoli delle sfide che tutti affrontiamo, dobbiamo trovare un modo di recuperare il nostro prodotto, di qualsiasi tipo di automobilismo. Dobbiamo riuscire ad organizzare eventi in maniera sicura e recuperare il pubblico, perché, per quanto possa essere orgoglioso di ciò che abbiamo ottenuto insieme a Berlino, mentirei se dicessi che non sarebbe stato meglio avere lì tutti i nostri fan.

Jamie Reigle, CEO della Formula E, con Antonio Felix da Costa, DS Techeetah in griglia di partenza

Jamie Reigle, CEO della Formula E, con Antonio Felix da Costa, DS Techeetah in griglia di partenza

Photo by: Dom Romney / Motorsport Images

Tornando al lockdown, nessuno ha comprato auto per molto tempo, i costruttori dovevano fare qualsiasi tipo di pianificazione su come sarebbe stato il futuro. Ora, ovviamente, in tutto il mondo le cose si sono aperte un po’, si è tornati a vendere auto. La Formula E dipende molto dai costruttori: che cosa sentite da loro sull’intenzione di investire nello sport a breve e medio termine?
Beh, abbiamo trascorso molto tempo in primavera a parlare con tutti i nostri team, in particolare con i costruttori che sono relazionati con la Formula E. In termini molto semplici, la nostra priorità come campionato è quella di crescere a livelli di audience per rendere lo sport il più popolare possibile ed anche farlo diventare una proposta di investimento interessante. Così, sia se sei un gran costruttore vincolato alla mobilità elettrica o se sei un team indipendente che cerca nella Formula E solo la vittoria dei campionati, con fortuna si possono guadagnare soldi. Deve esserci un percorso verso la redditività, ci deve essere un rientro degli investimenti ed in primavera abbiamo trascorso molto tempo con la FIA e con tutti i rappresentanti, i team, i costruttori, per provare a vedere cosa possiamo controllare nell’ambito degli affari.

Ciò che non possiamo controllare è quando il virus sarà sotto controllo, dove e quando potremo correre. Alcuni di questi aspetti sono variabili, sconosciuti anche oggi, rispetto al 2021.

Noi possiamo controllare gli aspetti interni. Possiamo verificare quanto sia interessante partecipare alla Formula E? quando cosa mettere insieme un team competitivo? Il DNA del campionato è che ogni squadra ed ogni pilota possa vincere ed Alejando Agag lo ha configurato in maniera che i costi possano essere mantenuti il più possibile. Ma, come con tutto ciò che si relazione con l’innovazione e l’automobilismo, questi costi tendono ad aumentare. Per questo abbiamo analizzato molto da vicino le restrizioni delle risorse. Non pensiamo che ritardare la Generazione 3 sarebbe il messaggio corretto per il mercato, perché promuoviamo il progresso e deve esserci unione tra innovazione ed i programmi di auto da strada. Quindi, volevamo poterlo lanciare, ma fare in modo che la generazione durasse di più. Dunque saranno quattro anni invece di tre. Avremo due omologazioni invece che quattro. Questo ha un impatto sui costi. Poi il nostro lavoro come campionato è quello di far crescere l’audience affinché possano guadagnare soldi, sponsor, media, ecc.

Oliver Rowland, Nissan e.Dams, Nissan IMO2

Oliver Rowland, Nissan e.Dams, Nissan IMO2

Photo by: Alastair Staley / Motorsport Images

Guardando dall’esterno, si tratta davvero di trovare il giusto equilibrio tra le parti comuni e le parti del costruttore, le cose che lasciano spazio per parlare di innovazione. Guardando a ciò che ha fatto la Formula 1 con il budget cap, con l’obiettivo di eguagliare le cose con le nuove regole, si parla di un’iniziativa simile per la Formula E?
Assolutamente. Penso che abbiamo la responsabilità di sviluppare un modello di business vantaggioso per noi, ma anche per tutti i nostri gruppi di interesse. La sfida è che ogni team ed ogni costruttore lo affronta con obiettivi leggermente diversi. Quindi proviamo a normalizzarlo fino ad un certo punto, ma alla fine bisogna concentrarsi nel capire se il prodotto è davvero convincente, se le gare sono convincenti. Per la Formula E, questo significa che tutti i team abbiano una buona opportunità di vincere. Dove va l’investimento nelle auto che permette ad ogni squadra oppure ogni costruttore di raccontare una storia diversa, nel nostro caso mediante il powertrain e lo sviluppo del software che converte l’energia della batteria in powertrain. Poi si può parlare delle restrizioni delle risorse; stiamo cercando un contenimento dei costi o dei regolamenti finanziari. Non siamo così avanzati come la Formula 1 e ovviamente hanno avuto successo nell’istituire questo budget cap, che in linea generale è una cosa buona. Uno degli aspetti positivi di una crisi come questa è che concentra le menti. Quando ho iniziato un anno fa, mi è stato chiaro che questo budget cap non sarebbe stato possibile nell’automobilismo. Esiste in molti altri sport. Allora, o pensi che l’automobilismo sia realmente unico in questo senso o è una questione di regolamenti, regole e rispetto delle stesse. Ma per avere tutto si ha bisogno di volontà collettiva tra le parti interessate. Credo che ciò che abbiamo visto negli ultimi sei mesi sia un impulso verso questo. Perciò direi che non voglio fare una previsione sul fatto che metteremo in atto il budget cap, ma certamente è qualcosa che abbiamo sul tavolo e penso che potrebbe servire da segnale forte per incitare il ritorno degli investimenti dei team nel campionato o per nuovi investitori che stanno considerando di entrare nella categoria.

Jamie Reigle, CEO della Formula E

Jamie Reigle, CEO della Formula E

Photo by: Dom Romney / Motorsport Images

Quindi lo sport ha un forte senso di esistenza e proposito con la mobilità elettrica, ma anche la Formula E offre molto intrattenimento. Voglio dire, le gare sono serrate, c’è molta, moltissima azione. Come lo valuti a livello di prodotto di intrattenimento?
Beh, penso che se guardi gli ingredienti di tutti i migliori sport, sono quelli che hanno avuto più successo a livello commerciale, che hanno basi solide e profonde di fan appassionati e questa è ovviamente la nostra ambizione. Quali sono le caratteristiche? Sono inseriti in una cultura piuttosto autentica, hanno un prodotto naturalmente competitivo, i risultati sono imprevedibili. Quindi, quando guardo la Formula E, sai già che abbiamo molti di questi ingredienti, giusto? Siamo sempre aggiornati per quel che riguarda la mobilità elettrica. Il modo in cui la FIA, la Formula E, Alejandro Agag ed il team hanno stabilito il format delle qualifiche per mischiare le cose; la natura della competitività è elevata, ogni quattro gare abbiamo tre vincitori diversi; tutto questo è fantastico per l’intrattenimento in diretta. Abbiamo tutti gli ingredienti lì.

Parlando dell’esperienza dei fan, guardiamo alla prossima stagione, che comincerà ovviamente a gennaio. Vedremo i fan alle gare ed immagini di arrivare a Londra fra un anno con tutte le strade piene?
Credo che negli ultimi sei mesi si sia dimostrato che fare pronostici sul futuro di questa pandemia sia una stupidaggine. Ma sarei molto deluso se l’anno prossimo non avessimo fan in nessuna delle gare. Credo che guardando al 2021, non ci sia alcun dubbio sul fatto che il mondo sarà condizionato dal Covid-19. Questo dipenderà da paese a paese in base alla propria legislazione, quante persone si possono accogliere in un determinato luogo nello stesso momento. Entrano in gioco molte variabili.

Nonostante stiamo vedendo una seconda ondata in molti mercati, ho molta fiducia nel fatto che sappiamo che siamo stati in grado di preparare qualcosa per Berlino. Crediamo che ci siano i modi, anche se siamo limitati ad un solo luogo, per accogliere eventi con i fan in tutta la città. Questo ci permetterebbe di coinvolgere i nostri fan i nostri sponsor per poter attivarsi. Quindi penso che dovremo solo adattarci ed essere flessibili. Prendo spunto dal calcio in Germania, dove ci sono 1000 persone ad ogni evento attualmente. Mi sembra di capire che si voglia passare a 5000 in un paio di mesi. Non posso guardarti negli occhi e fare una previsione azzardata. Ma sono sicuro che troveremo il modo di far partecipare degli appassionati a Londra.

Edoardo Mortara, Venturi, EQ Silver Arrow 01

Edoardo Mortara, Venturi, EQ Silver Arrow 01

Photo by: Sam Bloxham / Motorsport Images

Parlando di accessibilità allo sport, ovviamente gli eSports sono una componente chiave, soprattutto nelle discipline automobilistiche. Come molti altri, anche voi avete puntato sulle gare virtuale durante il lockdown con l’iniziativa Race At Home ed il sostegno all’UNICEDF. Cosa ha significato, in termini di sviluppo nell’ambito del simracing e nell’accessibilità delle persone alla categoria?
La verità è che non siamo stati i primi a farlo. Ricordo che a marzo ci sono state una serie di iniziative che sono sorte e noi le abbiamo guardate dicendo ‘non avremo questo fattore di novità’. Come ci differenziamo in un’area così concorrenziale, non solo come motorsport, ma come sport in generale? Ci siamo associati con UNICEF perché ci è sembrato giusto e abbiamo voluto sostenere in particolare i giovani che fronteggiavano il Coronavirus. Abbiamo differenziato il prodotto assicurandoci che tutti i team e piloti di Formula E vi partecipassero. Ci siamo anche differenziati per avere quella che abbiamo chiamato Challenge Grid, che in poche parole si è fusa in un solo prodotto, la griglia tra giocatori e personaggi famosi. L’audience è stata molto ampia, ci sono stati alcuni mercati dove è stata così ampia che ha superato quella di un evento normale. Questo dimostra che abbiamo del lavoro da fare negli eventi con presenze. Ma mostra anche che c’è voglia di seguire e che l’audience è chiaramente più giovane.  Con cose come l’Attack Mode ed il Fan Boost, siamo un mix naturale del mondo reale e di quello del videogioco, per questo il salto non è così grande. Ma è servito proprio ad unire il pubblico. Tutti i team ed i piloti sono stati entusiasti e vogliono continuare, quindi stiamo lavorando su diversi piani per sostenere il principale campionato di Formula E ed accedere a questo pubblico così complementare.

Antonio Felix da Costa, DS Techeetah, DS E-Tense FE20, alla partenza

Antonio Felix da Costa, DS Techeetah, DS E-Tense FE20, alla partenza

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

Ci siamo sentiti tutti più vulnerabili, penso che a livello mondiale, per ciò che sta succedendo con la situazione del Covid-19, soprattutto i business sportivi basati su eventi con presenza. Cosa si sta facendo per assicurare il futuro della Formula E?
La Formula E è qualcosa di unico nel senso che è stata fondata con il principio di base di provare a rendere il mondo un posto migliore in termini semplici, attraverso la lotta contro il cambiamento climatico con veicoli elettrici. Il mondo deve affrontare un gran numero di sfide: il virus, la giustizia razziale, i temi di ingiustizia sociale, che sono apparsi in forma molto ampia negli ultimi mesi. Credo che vedremo il 2020 con un punto di inflessione per lo sport dove c’è un’aspettative dei nostri fan e dovremo approfittare della nostra piattaforma per attirare l’attenzione su alcune delle disuguaglianze nel mondo. In questa primavera abbiamo avuto molto tempo per riflettere su questo, come Formula E. ci siamo detti ‘in termini semplici, scommettiamo su un futuro migliore’. Di questo tratta la Formula E in termini di cambiamento climatico, dove possiamo estendere la nostra piattaforma? In quale altro luogo dobbiamo parlare? Il tema della giustizioa sociale è davvero importante, per questo ci è venuto in mente questo tipo di principio di base sulla ‘ricarica positiva’, che è veramente un punto d’incontro interno per il nostro personale ma si estende ai nostri soci ed ai nostri appassionati. Fra cinque anni guarderemo indietro e diremo ‘è stato un momento incredibile da vivere’. Come sport, bisogna essere umili in questo senso. Ma lo sport ha anche questo meraviglioso potere di mostrare il meglio dell’umanità e proviamo a dare il nostro piccolo contributo.  

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