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Intervista

Michelin: un treno di gomme EV2 per la F.E sarà 5 kg più leggero!

Alessandro Barlozzi, responsabile comunicazione di Michelin Motorsport, ci ha spiegato all'ePrix di Roma quale sarà l'evoluzione degli pneumatici con l'arrivo della Gen2. La Casa francese utilizza le nanotecnologie cercando efficienza e prestazioni.

Felix Rosenqvist, Mahindra Racing, Sam Bird, DS Virgin Racing, Mitch Evans, Jaguar Racing, guidano l'ePrix

Felix Rosenqvist, Mahindra Racing, Sam Bird, DS Virgin Racing, Mitch Evans, Jaguar Racing, guidano l'ePrix

Sam Bloxham / Motorsport Images

Pneumatico Michelin 2019
Pascal Couasnon, Michelin Motorsport Director
Omino Michelin
Pneumatici Michelin, dettaglio
Daniel Abt, Audi Sport ABT Schaeffler
Sam Bird, DS Virgin Racing
Formula E Gen2
Lucas di Grassi, Audi Sport ABT Schaeffler
Sébastien Buemi, Renault e.Dams

La Formula E per la Michelin è un importante terreno di ricerca. La categoria elettrica, infatti, adotta pneumatici ogni tempo che più di qualsiasi altri si avvicinano al prodotto di serie, visto che vestono su cerchi da 18 pollici e hanno le caratteristiche delle gomme per le auto da alte performance.

La sperimentazione non si ferma e per le nuove monoposto GEN2 che entreranno in azione nella stagione cinque la Michelin è pronta a introdurre il Pilot Sport EV2, un pneumatico del tutto nuovo che si è potuto vedere in anteprima nel paddock dell’ePrix di Roma.

“E’ una gomma completamente nuova – spiega Alessandro Barlozzi, responsabile della comunicazione di Michelin Motorsport – l’aspetto principale è che un treno sarà 5 kg più leggero di quello che sta correndo contribuendo all’efficienza, ma abbiamo lavorato anche sulle deformazioni e sui carichi laterali”.

Da quando la F.E è nata, solo dalle gomme sono stati tolti 10 kg nelle due fasi evolutive del prodotto Pilot Sport…
“Sì è proprio così, dal primo modello siamo riusciti a togliere 10 kg: passare dall’EV all’EV2 permetterà ai piloti di fare un giro di pista in più rispetto alla prima versione grazie alla maggiore efficienza, oppure potranno guadagnare in performance”.

Dal 2019 non ci sarà più il cambio macchina, per cui le gomme dovranno durare di più…
“Con le gomme attuali si potrebbero già disputare due ePrix senza cali di prestazioni perché la longevità è notevole. Queste coperture sono studiate per mantenere un rendimento costante. La tassellatura non scende mai a un livello tale da aumentare l’impronta a terra per simulare il comportamento della slick. E comunque l’altezza del battistrada non è tale da generare dei movimenti parassiti, quindi c’è anche poco effetto usura…”.

La mescola, quindi, è piuttosto dura…
“In realtà si è posta una grande attenzione sul warm up della gomma, visto che in Formula E non sono permesse le termocoperte: l’aderenza si ha già a partire da 40 gradi e lavora fino a 60 gradi, a seconda della temperatura dell’asfalto”.

Associare l’efficienza energetica alla performance è come mettere a confronto due aspetti in antitesi…
“Ma questo è il problema chiave dell’automotive di oggi. La dispersione di energia in una gomma è data dal fatto che si scalda, però se non si scalda non tiene. C’è una contraddizione fisica sulla quale lavoriamo dal 1992 quando abbiamo lanciato il primo Energy MXT di serie”.

“Me lo ricordo bene quel periodo perché eravamo visti come dei matti per aver studiato una copertura a bassa resistenza al rotolamento, mentre oggi abbiamo sviluppato una tecnologia che ci permette di esaltare proprio questo aspetto e la Formula E ci riporta all’apice del problema”.

Per quale ragione? Con una gomma monotipo c’è poco sviluppo…
“La F.E è un… laboratorio: i piloti vogliono gomme più aderenti e spingono per migliorare le prestazioni, mentre la FIA spinge a cercare l’efficienza. Siamo arrivati al punto che la Federazione Internazionale non vuole più grip, ma insegue l’efficienza energetica”.

In quale modo le gomme della Formula E hanno contribuito allo sviluppo degli pneumatici di Michelin Motorsport impegnati nelle altre serie?
“Un aspetto importante sono le quantità: in Formula E ci bastano poco più di 100 gomme a ePrix e sono sufficienti due linee di montaggio, mentre alla 24 Ore di Le Mans ci sono 7.000 gomme e dodici linee di montaggio. La F.E è efficiente anche dal punto di vista organizzativo: si è scelto un tipo di gomma che deve fare tutto e lo fa bene”.

“Possiamo aggiungere che oggi portiamo a Le Mans 7.000 gomme e un tempo ne avevamo 13 mila perché c’era il bisogno di avere 4 o 5 slick diverse, mentre la 24 Ore si disputa solo con due tipi di pneumatici”.

“Un treno di gomme a Le Mans percorre 700 km (l’equivalente di oltre 2 GP di F1 a una velocità media di 240 km/h con motori che hanno mille cavalli!). C’è una volontà da parte nostra di far evolvere le gomme nelle corse, per renderle più moderne, tecnologiche. E’ facile fare tante gomme diverse, mentre è difficile realizzare una copertura che funziona da 10 a 40 gradi di temperatura ambiente”.

State utilizzando nuovi materiali?
“Sì, ci sono materiali con le nanotecnologie, come la nanosilice. E le novità non riguardano solo le mescole, ma anche la struttura con nuovi materiali più leggeri e resistenti che non vogliamo nominare per ragioni di riservatezza”.

 

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