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Gli esempi del passato che possono ispirare Correa

Juan Manuel Correa è soltanto l'ultimo pilota in grado di sfidare i propri limiti fisici per tornare in monoposto. In passato altri illustri colleghi hanno dimostrato di poter tornare a vincere lasciando tutti a bocca aperta.

Juan Manuel Correa, Sauber Junior Team di Charouz

FIA Formula 2

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Piloti, che gente. Si potrebbe prendere in prestito il titolo dell’ultimo libro scritto da Enzo Ferrari per descrivere una categoria di persone fuori dal comune, prive di paura ed in grado di andare oltre il limite dell’umana concezione pur di raggiungere un obiettivo.

Juan Manuel Correa è soltanto l’ultimo esponente di una specie a parte. Il pilota americano ha vissuto un vero e proprio calvario iniziato il  31 agosto 2019, ma non si è mai arreso. Ha lottato con i denti, subìto decine di interventi all’arto martoriato, ma ha sempre avuto ben chiaro un obiettivo: tornare a correre.

L’annuncio della sua partecipazione al campionato 2021 di Formula 3 a distanza di poco meno di due anni dal terribile incidente in Belgio ha lasciato tutti a bocca aperta ed ha riportato alla mente altri ritorni impossibili.

Billy Monger

Uno schianto tremendo, la vita appesa ad un filo, una forza di volontà incredibile. Classe 1999, Billy Monger ha impresse a fuoco nella sua mente due date che hanno segnato la sua esistenza: 16 aprile 2017 e 20 maggio 2019.

Quel giorno di 4 anni fa il pilota inglese ha visto la propria vita completamente stravolta. Sul tracciato di Donnington, in occasione del round della Formula 4 britannica, quel ragazzino dal volto pulito ha visto la morte in faccia quando è andato a schiantarsi a tutta velocità contro il retrotreno della vettura condotta da Patrik Pasma che procedeva lentamente.

Le conseguenze di quell’incidente, però, furono drammatiche. Monger perse entrambe le gambe, ma non la sua volontà ferrea di tornare in monoposto.

A febbraio del 2018 Billy si è ripresentato all’interno di un abitacolo di una F3 del team Carlin in occasione di un test organizzato sulla pista di Oulton Park, per poi disputare l’intera stagione della F3 inglese chiusa con un bottino di due pole, quattro podi ed il sesto posto in classifica piloti.

La sfida si fa più impegnativa l’anno seguente quando Monger compie un’impresa incredibile. Salito di categoria, e passato in Euroformula Open sempre con i colori del team Carlin, Billy si presenta al secondo appuntamento stagionale sul prestigioso ed affascinante tracciato di Pau.

Billy Monger, team Carlin. Il pilota inglese ha stupito tutti con il successo conquistato in Gara 2 a Pau

Billy Monger, team Carlin. Il pilota inglese ha stupito tutti con il successo conquistato in Gara 2 a Pau

Un circuito cittadino ricco di insidie, specie se si è costretti a percorrerlo con la pioggia che, puntualmente, è presente quel 20 maggio 2019.

Monger, a differenza di tutti gli altri rivali, dopo il giro di formazione torna ai box e chiede di montare gomme rain nonostante il parere contrario del suo ingegnere. La scelta si rivela azzeccata.

La pioggia aumenta di intensità e la sua decisione lo premia consentendogli di girare su tempi inarrivabili per tutti gli altri rivali rimasti su gomme slick.

Il contatto tra i due piloti in testa, Lawson ed Hanses, gli spalanca la strada verso un successo inatteso per tutti ma non per lui che a distanza di due anni dal tremendo schianto di Donington è riuscito a conquistare il primo successo in monoposto e guardare in faccia il destino beffardo dall’alto del primo gradino del podio.

Niki Lauda

1° agosto 1976. E’ quella la data che segna uno spartiacque nella vita di Lauda. Il tremendo rogo del Nurburgring rischia di mettere fine non solo alla carriera, ma anche alla vita di Niki.

Estratto dalla monoposto in fiamme da un impavido Arturo Merzario, Lauda viene trasportato all’ospedale di Mannheim dove, più che le gravi ustioni, a preoccupare è lo stato dei suoi polmoni a causa dei fumi tossici inalati.

Dopo appena 4 giorni, Niki lascia la struttura per essere trasferito nell’ospedale di  Ludwigshafen specializzato per le grandi ustioni.

Da quel momento inizia una corsa contro il tempo senza precedenti. Il secondo titolo mondiale che sembrava saldamente nelle sue mani inizia pian piano a evaporare complice la rimonta in classifica di Hunt, così come la fiducia in Enzo Ferrari quando il Drake si muove in tutta fretta per trovare un sostituto dell’austriaco.

42 giorni dopo quel tremendo rogo, Lauda torna in pista tra lo stupore generale. Con le ferite in testa ancora sanguinanti, Niki indossa un casco opportunamente modificato e si cala nell’abitacolo della sua 312 T2 per disputare il GP di Monza.

Niki Lauda, Ferrari 312T2. 42 giorni dopo il rogo del Nurburgring, Niki tornò e stupì tutti

Niki Lauda, Ferrari 312T2. 42 giorni dopo il rogo del Nurburgring, Niki tornò e stupì tutti

Photo by: Motorsport Images

Il quinto tempo in qualifica è impressionante, ma a lasciare tutti sbigottiti è il quarto posto in gara. Lauda parte male, rimane imbottigliato nel traffico ma non molla. Stringe i denti, resiste al dolore tremendo delle ustioni ed inizia una rimonta clamorosa che lo porterà a chiudere in una incredibile, ed inattesa alla vigilia, quarta posizione.

Niki perse il titolo soltanto nell’ultima gara del Fuji, per poi rifarsi l’anno successivo e conquistare il terzo alloro nel 1984.

Il suo ritorno alle corse, la sua determinazione, la sua forza di volontà, dimostrano ancora oggi come i piloti siano degli esseri mitologici inarrivabili.

Alessandro Zanardi

Un esempio concreto di come nella vita non si debba mai mollare. Alessandro Zanardi ha dimostrato come un uomo, un pilota, possa affrontare anche la più difficile delle sfide e costruirsi nuove opportunità sempre con il sorriso sulle labbra.

Quel 15 settembre 2001 la vita di Alex è cambiata drasticamente. L’incidente del Lausitzring in IndyCar lo ha privato sì delle gambe, ma non della voglia di lottare, di guidare e di guardare al futuro sempre con ottimismo.

Dopo sei settimane di ricovero presso la struttura ospedaliera di Berlino, dove era giunto a seguito dell’incidente, Zanardì ha iniziato un lungo processo di riabilitazione assistito dalla figura paterna del Dottor Claudio Costa.

Il primo grande momento di emozione Alex lo ha regalato a dicembre dello stesso anno. Giunto a Bologna per la premiazione dei Caschi d’Oro, Zanardì è arrivato sul palco delle premiazioni in sedia a rotelle accolto dagli applausi scroscianti del pubblico presente trasformatisi poi in una vera e propria ovazione quando Alex si alzò dalla sedia a rotelle facendo scendere la lacrime a tutti i presenti.

Quello fu il primo passo verso il ritorno ad una carriera agonistica che lo ha visto tornare in gara nel WTCC al volante della BMW 320i nel 2005 per poi salire sul gradino più alto del podio al termine di Gara 2 ad Oschersleben e conquistare, sempre lo stesso anno, anche il titolo nel Campionato Italiano Superturismo.

Alex Zanardi. Nel 2005 il pilota bolognese è stato in grado di tornare sul gradino più alto del podio

Alex Zanardi. Nel 2005 il pilota bolognese è stato in grado di tornare sul gradino più alto del podio

Photo by: Fabrice Crosnier

Alex ha poi continuato a vincere e stupire in auto, ottenendo l’ultima vittoria nel 2016 nel GT Italiano in Gara 2 al Mugello, ma ha anche lasciato tutti a bocca aperta alla guida della handbike conquistando ben 4 medaglie d’oro in occasione delle Olimpiadi di Londra e Rio de Janeiro.

Robert Kubica

9 anni. Tanto è durata l'attesa di Robert Kubica per poter tornare nuovamente alla guida di una monoposto di Formula 1.

Un allontanamento forzato, quello di Robert, dovuto al drammatico incidente avvenuto il 6 febbraio 2011 durante una prova del Rally Ronde di Andora. Kubica rimane gravemente ferito alla spalla, alla mano ed al braccio destro ed è sottoposto ad un lungo intervento presso l'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure.

L'arto è salvo anche se compromesso e Robert dovrà sottoporsi ad altre lunghe operazioni ed affrontare un infinito periodo di riabilitazione.

Il fisico è provato, ma l'amore per le corse no. Kubica non molla e torna a sedersi al volante di una macchina da rally, una Citroen DS3, conquistando il titolo WRC 2 nel 2013, per poi disputare nello stesso anno alcune prove del WRC.

Nel 2014 Kubica è impegnato a tempo pieno nel Mondiale ed a Monte Carlo lascia tutti sbigottiti vincendo le due prime prove speciali. La sua presenza nel WRC proseguirà anche la stagione successiva, ma il richiamo della pista si fa più forte anno dopo anno.

La volontà di tornare in Formula 1 spinge Robert oltre ogni limite e dopo aver ottenuto un contratto come terzo pilota Williams nel 2018, l'anno successivo viene promosso titolare al fianco del rookie George Russell.

Kubica si trova alle prese con una monoposto che definire non competitiva sarebbe riduttivo. 

Lo storico team di Sir Frank è alle prese con la stagione peggiore della sua storia e la FW42, dopo essere stata assemblata in ritardo, si rivela una delusione totale.

Kubica non si arrende, è consapevole che in quella stagione sarà costretto a correre costantemente nelle retrovie, ma in Germania accade qualcosa.

Robert Kubica, Williams FW42. Ad Hockenheim ha conquistato l'unico punto stagionale per la scuderia inglese

Robert Kubica, Williams FW42. Ad Hockenheim ha conquistato l'unico punto stagionale per la scuderia inglese

Photo by: Jerry Andre / Motorsport Images

Il meteo folle di Hockenheim regala una gara pazza. L'asfalto insidioso trae in inganno quasi tutti, ma non Robert. 

Il polacco non sbaglia nulla, azzecca ogni scelta strategica dall'alto della sua esperienza e quando transita sotto la bandiera a scacchi conquista il primo e l'unico punto della stagione per la Williams.

Quel decimo posto equivale ad una vittoria, considerando le prestazioni della vettura del 2019, ma per Kubica è molto di più. Quel punticino rappresenta la chiusura del cerchio per Robert e la conferma che senza quel tremendo scherzo del destino la sua storia in Formula 1 avrebbe potuto essere ben diversa.

Si potrebbe anche ricordare quanto fatto da Alessandro Nannini, in grado di vincere nel DTM dopo l’amputazione dell’avambraccio destro a seguito di un incidente in elicottero, così come si potrebbero citare altri esempi illustri, ma per spiegare cosa spinge un pilota a tornare al volante sfidando i propri limiti fisici si possono citare le parole di Juan Manuel Correa pronunciate subito dopo l’annuncio del suo ingaggio in ART Grand Prix.

“In questo ultimo anno e mezzo mi è mancata quella scarica di adrenalina che ti danno le corse. Tornerò a fare ciò che amo di più”.

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