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Intervista

Correa: "Ho spinto per tornare a correre anche per Anthoine"

In questa lunga intervista Juan Manuel Correa ha parlato della motivazione che l'ha spinto ad accelerare il recupero fisico per tornare in pista nel 2021 e delle nuove sfide che ha dovuto affrontare dopo il drammatico incidente di Spa.

Juan Manuel Correa, Sauber Junior Team by Charouz

FIA Formula 2

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Una forza d’animo enorme. E’ questo quello che traspare quando si riesce a chiacchierare a tu per tu, seppur solo attraverso lo schermo di un PC, con Juan Manuel Correa.

Ad appena 21 anni è stato messo di fronte a delle prove strazianti che avrebbero fatto crollare chiunque.

L’incidente di Spa del 2019 lo ha segnato nel fisico e nella mente, ma la sua determinazione lo ha spinto a superare ogni ostacolo ed a stupire il mondo quando il primo febbraio ha annunciato il suo ritorno in monoposto alla guida di una Formula 3 con la ART Grand Prix.

Un annuncio che è stato accolto con enorme gioia da tutti gli appassionati veri del motorsport perché il percorso che ha dovuto affrontare Correa, e che dovrà ancora affrontare, non è stato senza dubbio semplice.

All’orario concordato Juan Manuel si presenta puntuale all’appuntamento, sorridente e pronto per affrontare una lunga chiacchierata in esclusiva con Motorsport.com nel corso della quale si è confidato senza filtri.

L’annuncio del tuo ritorno alle gare nel 2021 ha spiazzato tutti…
“E’ stata una grande notizia perché nessuno se l’aspettava dopo quanto accaduto a Spa ed in considerazione del poco tempo passato dall’incidente. Tutto è stato possibile grazie al durissimo lavoro di riabilitazione che ho compiuto in questo anno e mezzo. Ho sempre avuto come obiettivo il tornare a correre in auto il prima possibile”.

“Ho fatto più riabilitazione di quella suggerita dai medici ed ho cercato di accelerare i tempi. Sono orgoglioso di esserci riuscito e questo ritorno significa molto per me anche da un punto di vista mentale, è una grande conquista. L’ho fatto per me, ma anche per Anthoine e per chiudere un capitolo della mia vita”.

Lo scorso anno avevi già dichiarato di voler tornare nel 2021 e sembrava una battuta più che una dichiarazione d’intenti. E’ stato il tuo primo obiettivo?
“In realtà il mio primo obiettivo quando ero ricoverato era quello di sopravvivere. Quando ci sono riuscito il mio secondo obiettivo è stato quello di salvare la gamba. Successivamente, col passare dei mesi, ho iniziato a pensare al cambiamento che avrebbe subìto la mia vita, sia da un punto di vista fisico che mentale”.

“Ho riportato dei danni permanenti che avrebbero potuto mettere la parola fine alla mia carriera. Tutti pensavano che non sarei mai più riuscito a tornare in auto, sia i medici che la mia famiglia. Io però mi sono chiesto cosa avrei voluto fare per il resto della mia vita, e le corse erano la cosa che amavo di più”.

“Avrei potuto scegliere di andare all’università ed affrontare una vita “normale”, ma non avrei mai avuto le stesse sensazioni che mi hanno regalato le corse”.

“Pochi mesi dopo l’incidente ho deciso che sarei tornato a correre ed ho sfruttato questa scelta come motivazione per superare tutte le difficoltà derivanti dalle operazioni, dal dolore, dalla sofferenza per aver perso uno dei miei migliori amici e per aver rischiato di perdere la gamba”.

“In pochi secondi il mio mondo è cambiato completamente, mi sono trovato su una sedia a rotelle ed è stato duro da affrontare psicologicamente. Dovevo trovare una motivazione per superare tutto questo nonostante tutti mi dicessero che ero pazzo e che sarebbe stato impossibile tornare a correre in così breve tempo. Non ho mai dato peso a queste voci negative e mi sono detto che ce l’avrei fatta”.  

Puoi raccontarmi com’è andato l’accordo con la ART Grand Prix?
“La prima volta ho parlato con i vertici della squadra a settembre 2020. Quando gli ho detto dei miei progetti pensavano che mi riferissi al 2022, ma quando ho spiegato che volevo tornare nel 2021 mi hanno preso per pazzo”.

“In quel momento io ero ancora in sedia a rotelle e riuscivo a camminare solo con le stampelle. Ma ho chiesto loro la possibilità di spiegare perché credevo fosse possibile e di mostrare tutta la documentazione medica. Ci siamo incontrati a Parigi qualche giorno dopo, hanno visto tutti i documenti ed hanno apprezzato la mia motivazione e la mia determinazione”.

Poche settimane dopo che sei stato dimesso dall’ospedale hai pubblicato una foto sui tuoi profili social dove eri impegnato al simulatore a casa mentre guidavi a Spa. Perché scegliere proprio quel circuito?
“Ho scelto Spa di proposito per mostrare alle persone che non avevo paura, volevo mostrare la mia forza mentale. Per me la parte più difficile di quell’incidente è stata accettare cosa era successo, ma quello che è capitato a Spa poteva accadere in qualunque circuito. Io, però, volevo dimostrare di poter tornare ad andare forte proprio su quella pista, anche se solo in un simulatore”.

Lo scorso anno sei tornato fisicamente a Spa. Che emozioni hai provato in quel weekend?
“Ho ricevuto una bella accoglienza, molto calorosa. Purtroppo con le restrizioni dovute al COVID non ho potuto incontrare tutte le persone che avrei voluto, ma ho sentito l’affetto di una famiglia. Quella visita mi ha dato una motivazione extra per tornare”.

“E’ stato un weekend emozionante, era l’anniversario dell’incidente. Ho incontrato la madre di Anthoine, l’ho vista per la prima volta dopo quel tragico 31 agosto. E’ stato un weekend bello, ma anche intenso. Per me era necessario esserci per pagare il mio tributo ad Hubert”.

Vi sentite spesso con la famiglia di Anthoine?
“Subito dopo l’incidente la mia famiglia è entrata in contatto con la sua. Loro erano stati invitati al suo funerale proprio il giorno in cui sono entrato in coma ed ovviamente non sono potuti andare perché non sapevano se sarei sopravvissuto o meno. I genitori di Anthoine, però, hanno sempre chiesto informazioni su di me e sui miei progressi. Quando sono tornato a casa siamo rimasti in contatto e ci mandiamo spesso dei messaggi sia con loro che con la ragazza di Anthoine che conoscevo già da prima. Ovviamente non parliamo dell’incidente perché sappiamo cosa è accaduto, ma condividiamo lo stesso dolore”.

Penso che la tua storia possa essere da esempio per molte persone che lontano dai riflettori devono affrontare situazioni complicate e che hanno perso la speranza di poter tornare ad avere una vita normale…
“Dopo tutto quello che ho passato capisco cosa significhi non poter fare molte cose. Ti senti tagliato fuori. Ho trascorso oltre un anno sulla sedia a rotelle ed adesso cammino con l’aiuto delle stampelle, provo dolore ad ogni passo che faccio e sono consapevole che per il resto della mia vita avrò dei danni irreversibili. Forse quando sarò più grande sarò costretto all’amputazione della gamba, è una possibilità concreta”.

“Devi però accettare questa realtà e cercare di trovare il meglio da questa situazione. Ovviamente sei consapevole che non potrai tornare a camminare come prima, ma puoi trovare la felicità anche stando semplicemente con la tua famiglia. Quello che ho capito in questo anno e mezzo è che non devi essere fisicamente al 100% per essere felice, devi esserlo mentalmente per goderti ciò che ti regala la vita”.

“Spero di poter essere un esempio per tutte quelle persone che stanno affrontando un momento difficile e che stanno recuperando da una situazione simile. Sono certo che ci sono molte persone al mondo che devono convivere con danni permanenti come me e che hanno visto la propria vita stravolta”.

“Se non dovessi arrivare in Formula 1 potrei utilizzare la scusa dell’incidente per giustificarmi, ma non è quello che voglio, non è la via che ho scelto. Io farò di tutto per riuscirci e spero che quando avrò quarant’anni mi chiederanno come ho fatto ad arrivare in Formula 1 nonostante tutto quello che è successo. Spero di essere un esempio proprio per questo”.

La scorsa settimana hai affrontato una giornata di test al Paul Ricard con una GP3. Com’è stato tornare al volante di una monoposto dopo tutto questo tempo?
“Il test è andato bene. Fisicamente devo lavorare ancora un po' sulla preparazione, soprattutto per i muscoli della gamba perché ho avvertito del dolore, ma sono rimasto sorpreso di essere stato in grado di spingere sul gas completamente e senza alcuna modifica alla vettura. Era la cosa che mi preoccupava di più”.

“Tornare dopo un anno e mezzo è stato impegnativo. Sarà una stagione di grandi sfide, ma ho scelto di correre in Formula 3 proprio perché il campionato inizierà a maggio ed avrò così la possibilità di essere pronto fisicamente per il primo round. Voglio essere competitivo, non mi interessa correre nelle retrovie per la prima metà di stagione”.

“Ovviamente sarà un anno di transizione perché dovrò anche proseguire la mia riabilitazione per migliorare la mia qualità di vita e spero di poter camminare presto senza l’assistenza delle stampelle”.

Quali obiettivi ti sei posto per questa stagione?
“Per me riuscire a correre la prima gara senza particolari problemi sarebbe già una vittoria. Non voglio fare i soliti annunci preconfezionati, ma sono un pilota, sono un ragazzo competitivo, e come tutti punto ad ottenere pole e vittorie”.

Il nuovo format previsto per quest’anno con 3 gare in un weekend potrebbe rappresentare un problema da un punto di vista fisico?
“Non credo. In occasione del test al Paul Ricard ho coperto una distanza chilometrica di gran lunga superiore a quella prevista nei weekend e non ho accusato particolari problemi”.

Hai già sorpreso tutti con il tuo ritorno quest’anno, dobbiamo aspettarci di vederti in Formula 2 nel 2022?
“Ero già in Formula 2 nel 2019 e nel mio anno di debutto avevo conquistato due podi. Al momento sono concentrato completamente su questa stagione, vediamo che risultati otterrò e come recupererò con la gamba”.

“Questa stagione servirà da preparazione per la prossima, ma non escludo di puntare al ritorno in Formula 2. Bisognerà vedere se avrò anche il supporto economico per poter correre, dato che sono richiesti budget impegnativi. Vedremo, non si sai mai cosa potrà accadere”.

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