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Analisi

Serie minori: vincere il COVID-19 per non morire

Anche se la F1 teme ripercussioni dallo stop causato dalla pandemia di Coronavirus, sono le categorie addestrative quelle che rischiano di perdere molte squadre incapaci di sostenere la totale mancanza di attività, senza la quale non ci sono entrate da piloti e sponsor.

Robert Shwartzman, Prema Racing

Robert Shwartzman, Prema Racing

Carl Bingham / Motorsport Images

È una corsa contro il tempo, la sfida più impegnativa a cui sono chiamate molte squadre che popolano il mondo delle cosiddette serie ‘minori’.

Il lockdown di tutte le attività, incluse ovviamente quelle sportive, ha creato una situazione d’emergenza in molti team, ad iniziare dalle strutture che militano nei campionati Internazionali per monoposto (Formula 2 e Formula 3) e, soprattutto, per le realtà che popolano le serie nazionali, squadre la cui attività è concentrata per lo più in Formula 4, con abbinamenti in F.Renault o Formula Regional.

Ma in generale il problema tocca tutte le squadre che hanno un modello di business basato principalmente sui contributi economici garantiti dai piloti.

La situazione è molto semplice da comprendere: se non si corre, difficilmente i piloti e i loro sponsor pagheranno il budget concordato alla firma del contratto con le rispettive squadre.

E se questa per un team rappresenta l’unica entrata finanziaria, il problema diventa di notevole portata. A togliere il sonno a chi gestisce queste squadre sono principalmente i costi del personale, composto in media da 10 a 35 dipendenti, a seconda del numero di campionati in cui un team è impegnato.

Gli ammortizzatori sociali coprono una parte di queste spese e solo per i dipendenti (quindi sono esclusi i liberi professionisti) ed in più non si tratta di una garanzia nel lungo periodo. Inoltre nell’economia dei team pesano molto le spese già sostenuti per l’avvio della stagione (iscrizioni, logistica, magazzino ricambi, etc) che vengono anticipati per essere poi recuperati ed ammortizzati durante lo svolgimento del campionato.

Altro rischio da non sottovalutare è che l’attuale situazione possa innescare una lunga serie di contese legali, sulla base delle clausole presenti in alcuni contratti.

Molti team si proteggono con delle postille in cui una scuderia si riserva di ottenere comunque il budget concordato qualora l’annullamento di una gara avvenga per motivi estranei al suo operato, uno scenario che potrebbe includere la situazione attuale.

Ma oggi non sono siamo davanti all’annullamento di un singolo evento e difficilmente un team può sperare di ottenere un budget completo a fronte di un servizio di fatto non fornito.

L’unica via d’uscita sarà il buon senso, ovvero la volontà da parte di squadre, piloti, sponsor ed organizzatori dei campionati di trovare il miglior compromesso possibile.

Tutti sono destinati a subire un danno economico, ma se condiviso tra le parti può trasformarsi da una possibile condanna ad un sacrificio, duro, ma sopportabile. Se, invece, ci sarà la tendenza ad arroccarsi su posizioni rigide, difficilmente se ne verrà a capo.

La speranza è che lo stop attuale possa concludersi in estate, consentendo la ripresa dell’attività in pista con un numero di gare sufficiente ad onorare i contratti firmati ad inizio stagione. Viceversa le ripercussioni saranno pesanti, ed andranno ad impattare anche sulla pianificazione del 2021.

Le serie minori non hanno un volano economico come la Formula 1 ed il rischio di perdere per strada delle squadre è concreto.

Formula 2 e Formula 3 sono comunque due realtà gestite commercialmente da Liberty Media, e questo fornisce qualche garanzia in più qualora fosse necessario fare degli investimenti per ripartire, ma altre serie possono contare solo sulla FIA e i promotori privati, realtà economiche minori e apparati burocratici molto rigidi nella loro gestione.

È a rischio un patrimonio importante, quello delle realtà ‘minori’ di fatto ma vitali per il movimento generale del motorsport, dove tutto prende vita, anche le storie destinate ad arrivare ai piani alti.

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