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F1 | Verstappen incoronato, ma il risultato è... condizionato

Il collegio dei commissari sportivi ha ricusato i due reclami presentati dalla Mercedes, per cui il 24enne olandese può festeggiare il suo primo titolo mondiale legittimato (sportivamente) da Lewis e papà. Chi mastica amaro è Toto Wolff che non si piega al giudizio FIA e promette di andare in appello. Michael Masi è finito di nuovo sotto accusa: c'è la necessità di rivedere le regole sportive che sono diventate troppo asfissianti.

Max Verstappen, Red Bull Racing, 1a posizione, festeggia all'arrivo nel Parc Ferme

Foto di: Steven Tee / Motorsport Images

Il Gran Premio di Abu Dhabi ha avuto uno svolgimento andato ben oltre ciò che riporteranno le classifiche ufficiali, ovvero un’ora, trenta minuti e diciassette secondi. Alle 23:05 di Yas Marina, dopo ben tre visite al collegio dei Commissari Sportivi, Christian Horner ed Adrian Newey sono usciti dalla direzione gara.

Mentre camminavano a passo svelto, Horner ha messo il braccio sulla spalla di Newey e ha sorriso al resto del team che lo stava aspettando davanti all’hospitality. È stata la conferma che Max Verstappen è il campione del mondo 2021, anche se ci sarà molto probabilmente una coda legata all’appello Mercedes, visto che la squadra si è riservata il diritto di presentarlo.

Quanto è accaduto oggi a Yas Marina farà discutere a lungo, perché a sette giorni di distanza dai fatti di Jeddah ci si è ritrovati nuovamente a dover scandagliare tra i cavilli del regolamento sportivo per capire se quanto festeggiato più di tre ore prima sul podio era ciò che effettivamente sarebbe andato in archivio.

Sotto molto aspetti è una fortuna che il verdetto della bandiera a scacchi sia stato confermato, ne va della credibilità dello sport e della veridicità di ciò a cui si assiste in pista. Un esito differente sarebbe stato un colpo durissimo alla direzione gara e al sistema che regolamenta la Formula 1.

Max Verstappen a ventiquattro anni è sul tetto del mondo, e in pieno stile “Super Max” ci è salito con l’ultima chiamata possibile, ovvero la safety car che ha congelato la corsa a cinque giri dal termine. In una domenica in cui la Mercedes ha confermato di avere la monoposto migliore, la paura di sbagliare ha prevalso sulla necessità di osare, cosa riuscita perfettamente nel box Red Bull.

I due scenari erano ovviamente differenti: in Mercedes c’era la paura di rovinare una gara fino a quel momento perfetta, per la Red Bull la consapevolezza di non aver altre opportunità di puntare sulla scelta opposta a quella dell’avversario, un compito più facile che alla fine ha pagato.

La Mercedes non ha richiamato Hamilton ai box, forse per la paura che la corsa non sarebbe ripartita, e la Red Bull ha agito di conseguenza, fermando Verstappen e montandogli un set di gomme fresche.

A quel punto la corsa era nelle mani di Michael Masi: in caso di restart era chiarissimo che a vincere il Gran Premio di Abu Dhabi ed il mondiale 2021 sarebbe stato Max, viceversa Hamilton avrebbe festeggiato l’ottavo titolo. La bandiera verde è arrivata ad un giro dal termine, e tutto è andato come da pronostico, con Verstappen capace di fulminare Hamilton grazie ad un grip molto maggiore garantitogli dagli pneumatici.

A Verstappen, indubbiamente fortunato nella circostanza, va riconosciuto il merito di non aver mai mollato, anche quando la logica lo aveva ormai condannato alla sconfitta. Ha avuto un’opportunità e l’ha sfruttata nel modo migliore, come ha saputo fare in molte altre occasioni durante questa stagione.

A lasciare l’amaro in bocca alla Mercedes è stato soprattutto l’aver perso gara e mondiale in una giornata in cui Hamilton è stato impeccabile (ad iniziare dal via) e nella quale la monoposto si è confermata superiore alla Red Bull.

Capita, quando si arriva a giocarsi tutto in una corsa, bisogna mettere in conto che un episodio può cambiare tutto, e oggi a Yas Marina il jolly è stata l’uscita di pista di Nicolas Latifi e la conseguente safety car.

Il nervosismo Mercedes è comprensibile, ma alla fine la lezione migliore è arrivata dai due grandi protagonisti di questa fantastica stagione, ovvero Lewis e Max.

L’ex campione del mondo (già…) si è complimentato pubblicamente con l’avversario, e così ha fatto anche papà Anthony con papà Jos, un gesto distensivo e sportivo che ha permesso di vivere una premiazione autentica. Poi sono salite in cattedra le squadre, con Mercedes che si è sentita scippata di un campionato che sentiva già in tasca e Red Bull chiamata ad appoggiare le bottiglie di champagne per riprendere in mano i regolamenti.

Per tre ore c’è stata una lunga spola tra le hospitality delle due squadre ed il collegio dei commissari sportivi, chiamati agli straordinari. Alla fine è arrivato il verdetto, che sembra indicare la strada del buonsenso: “Il Direttore di Gara ha anche affermato che era stato concordato da tutte le squadre che, ove possibile, sarebbe stato altamente auspicabile che la gara si concludesse in una condizione "verde" (ovvero non in regime di Safety Car)”. Sempre nello stesso documento c’è anche un altro passaggio interessante: “L'Articolo 15.3 consente al Direttore di Gara di controllare l'uso della safety car, che include il suo schieramento e ritiro”.

Giusto, anzi giustissimo, ma a questo punto si deduce che altri articoli (impugnati da Mercedes) hanno di fatto un significato nullo. Dopo i weekend di Jeddah e Yas Marina emerge la necessità di una riflessione generale sulla filosofia di un regolamento cresciuto anno dopo anno fino a diventare asfissiante anche per chi siede nella stanza dei bottoni. Lo meritano Verstappen, Hamilton e gli altri piloti al via, che hanno regalato insieme alle rispettive squadre una stagione fantastica con un finale pazzesco.

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