Wolff: "Andretti in F1? Per entrare serve almeno 1 miliardo"
L'intenzione di Michael Andretti di entrare in Formula 1 con un proprio team ha provocato reazioni contrastanti nell'ambiente. Toto Wolff si è mostrato diffidente, mentre Seidl e Rossi sono sembrati più disponibili ad un nuovo ingresso.
Dal 2017 la Formula 1 vede al via dieci squadre. In questo lasso di tempo si sono verificate diverse cessioni e conseguenti acquisizioni, ma i nuclei centrali dei team sono sempre rimasti invariati.
Negli ultimi giorni ha fatto notizia l’intenzione di Michael Andretti di richiedere alla FIA una entry per l’ingresso in Formula 1 con una propria squadra, decisione maturata dopo il fallimento della trattativa che puntava all’acquisizione della Sauber. Quando la scorsa estate erano in corso i negoziati tra i rappresentanti legali di Andretti e Sauber le altre squadre non si sono particolarmente interessate alla vicenda, ma quando è emersa la possibilità che il progetto possa ora essere accolto in Formula 1 come una nuova squadra, le reazioni non si sono fatte attendere.
I top team difendono con i denti il territorio, per impedire di dividere gli introiti commerciali con un ulteriore pretendente. La ‘barriera’ posta nell’ultimo Concorde agreement, che impone ad ogni nuova squadra il pagamento di 200 milioni di dollari per compensare le squadre già presenti per la loro potenziale perdita di introiti, non è comunque un ostacolo per progetti ben strutturati, come sembra essere quello guidato da Andretti.
George Russell, Mercedes W13
Photo by: Carl Bingham / Motorsport Images
Toto Wolff, come facilmente prevedibile, solleva molte perplessità in merito: “Andretti è un nome di peso, questo è certo, come lo è l’importanza che riveste oggi il mercato americano. Ma ogni squadra che si candida ad entrare in Formula 1 deve portare un valore aggiunto. Non è solo una questione di pagare una franchigia di 200 milioni di dollari (imposta prevista oggi dal Concorde agreement) ma di dimostrare di poter portare qualcosa in più nell’interesse di tutti, solo così cresceremo. Siamo l'apice assoluto, possiamo essere considerati come la Champions League o la NFL, e non possiamo pensare di dare franchigie senza tutte le verifiche del caso, non è solo questione di 200 milioni, perché per entrare in questo club bisogno disporre almeno di un miliardo di dollari”.
Wolff è apparso il più determinato nel mettere dei paletti molto solidi, mentre Christian Horner ha mediato, lanciando un messaggio più diplomatico ma non di grande apertura: “È molto positivo constatare che ci sia grande interesse per entrare in Formula 1, e il nome Andretti è sicuramente importante. Ma ci sono dei criteri da rispettare previsti nel Concorde agreement, e l’accordo è tendenzialmente protettivo nei confronti dei 10 team attualmente presenti. Quindi è qualcosa che andrà analizzato con molta attenzione”.
Fernando Alonso, Alpine A522
Photo by: Carl Bingham / Motorsport Images
Non tutte le squadre fanno però ostruzione. Alpine, come confermato da Laurent Rossi, è decisamente favorevole all’arrivo di una nuova squadra, poiché porterebbe un potenziale cliente a cui poter proporre la fornitura della power unit. Ed anche Andrea Seidl ha confermato un’apertura totale davanti a questa possibilità. “Da parte nostra accogliamo con favore il progetto di Andretti – ha commentato il team principal della McLaren – un nome di peso che ci aiuterebbe a far crescere ulteriormente il nostro sport negli Stati Uniti, coinvolgendo più giovani piloti ed i generale molto interesse”.
Ma Siedl è andato oltre, spiegando anche uno scenario che giocherebbe nell’interesse di tutte le squadre già presenti oggi in Formula 1. Il limite massimo di monoposto al via previsto dal regolamento attualmente in vigore è di 24, ovvero dodici squadre, e secondo il team principal della McLaren se si arrivasse ad avere effettivamente 12 team al via, il valore delle franchigie salirebbe con decisione. “A quel punto sarebbe chiaro che l’unico modo per entrare in Formula 1 sarebbe attraverso l’acquisizione di una squadra già presente – ha concluso Siedl – e questo sarebbe decisamente un fattore a favore del valore delle franchigie”.
Lando Norris, McLaren MCL36
Photo by: Carl Bingham / Motorsport Images
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