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Villeneuve: "Ora ho capito le emozioni di mio padre"

Jacques rapito dalla Ferrari 312 T4: il canadese parla a cuore aperto di Gilles e del futuro

Villeneuve:
Jacques Villeneuve con la tuta rossa e un Cavallino rampante sul cuore. Ha fatto solo otto giri di Fiorano, ma sono bastati per capire quali fossero le sensazioni di guida del padre sulla Rossa. Una scoperta piacevole, tutta da raccontare... Com'è la Ferrari 312 T4? "Ha un motore con una gran coppia e la macchina la puoi anche mettere di traverso che non ti sorprende. Si può guidare con una scivolata controllata che offre una sensazione bellissima. Devo essere sincero la 312 T4 non sembra una monoposto di trenta anni fa, l'età davvero non la dimostra". Cosa ti ha colpito nel guidarla? "Per esempio che si può guidare come una F.1 più moderna: il cambio, infatti, è fantastico perché ho usato il piede sinistro in frenata, per cui non usavo la frizione nei passaggi di marcia e non ci sono stati problemi, anche se all'epoca non c'era tutta l'elettronica di oggi". E che sensazioni ti ha dato? "Mi sono immaginato al via di un Gran Premio vero con una macchina come questa. E ora forse capisco meglio ciò che è stato capace di fare mio padre con queste F.1. Riguardo alle emozioni: ho accettato la proposta della Ferrari perché mi hanno assicurato che non sarebbe stata una semplice esibizione, ma avrei avuto l'opportunità di spingere per capire effettivamente come funzionava una monoposto di quel periodo. E dopo due o tre giri di apprendimento devo dire che l'ho guidata come una macchina da corsa di quelle che conosco". Tuo padre ha vinto sei Gp ed è diventato un mito, tu hai vinto un mondiale e il campionato Indycar. Da un punto di vista sportivo hai ottenuto risultati più importanti di Gilles... "Si è vero. Non sono diventato un mito, ma sono vivo! Questo fa una grande differenza". Non hai voluto vincere un mondiale di F.1 per fare meglio di lui? "Non ha mai corso contro di lui. Questo è quello che la gente voleva che dicessi e, forse, per questo certe volte ero reticente a voler parlare di lui. Ho corso, ho vinto perchè mi piaceva, non perché volessi dimostrare di essere migliore di Gilles. Mio padre è un mito, non potrò mai essere migliore di lui. Eppoi vi dico che nel 1982 avrebbe vint il mondiale e stava cambiando il modo di vedere le corse: pensava di più in ottica di campionato che in funzione di ogni singola gara. Sono sicuro che avrebbe vinto molto, anche se non si saprà mai". C'è mai stato un momento nella carriera in cui hai pensato di poter diventare un pilota della Ferrari? "Dopo la vittoria nel campionato del mondo nel 1997 sarebbe stato molto bello poter approdare a Maranello, ma non è stato possibile perché c'era Michael e non si sono mai create le condizioni perché ciò potesse avvenire. Poi quando non vinci più, le porte si chiudono...". Eppure le voci di un passaggio alla Ferrari erano ricorrenti... "Non c'è mai stato un contatto ufficiale, mai...". Alle reti di Fiorano c'era molta gente per vederti girare... "Li ho visti ed erano numerosi, molti erano gli stessi che passavano delle ore per vedere transitare mio padre, ne sono sicuro...". Per vincere tutto ti manca la 24 Ore di Le Mans... "Beh, allora ci vorrebbe anche un successo in Nascar per dire di avere vinto davvero dappertutto. Le Mans mi manca: e ci sono andato vicino. Devo dire che è una gara strana. Solo che oggi le opportunità di salire su una macchina vincente sono poche".. Potresti correre anche con una GT... "Certo, per vincere la classe, ma così non conta. Ha valore solo il successo assoluto. Hai provato una Ferrari di 30 anni fa e vedi le monoposto di oggi: ci sono tante differenze... "E' vero, per esempio non piace vedere che i sorpassi si fanno con l'ala mobile. Questa mi sembra una F.1 un po' falsa..." Hai detto che ai tempi di tuo padre i piloti erano duri, ma corretti, mentre oggi vedi manovre di chi deliberatamente cerca di buttare fuori pista un avversario... "Webber è sempre stato molto scorretto, tanto per fare un nome. Poi i due della Sauber ho visto che si danno delle gran botte anche sul dritto. Sono diventati un po' tutti così: non si trova più un pilota che frena e mantiene la stessa traiettoria. Così è rischioso...". Parliamo del futuro: la Nascar resta un sogno? "Io ci provo, non mollo. Anche se per ora resta un sogno. Non è facile se non si è americani...". Anche per un canadese? "Si, perché sono canadese con il nome francofono. Eppoi sono visto come un pilota che arriva dalla Formula 1: per loro questo è un limite. Pensano che non siamo capaci di guidare su un ovale, ma si dimenticano che ho vinto anche la 500 Miglia di Indianapolis e i catini, quindi, li conosco...".

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