Video Martini: "La Tyrrell a sei ruote? La considero la geisha della F1!"
Il romagnolo ha portato alla terza edizione dell'Historic Minardi Day la celebre Tyrrell P34 del 1977 con cui corse Ronnie Peterson. Pierluigi la confronta con le monoposto a effetto suolo degli Anni 80 e la considera un gioiello della meccanica.
Foto di: Photo Ciabatti
Pierluigi Martini ha deciso di far debuttare la sua Tyrrell P34 in occasione della terza edizione dell'Historic Minardi Day: il pilota romagnolo ci teneva a portare in pista a Imola la sei ruote del 1977 che era stata di Ronnie Peterson e Jody Scheckter, visto che aveva ultimato il restauro completo solo negli ultimi giorni dopo un lungo lavoro che lo ha portato fino in Australia per ritrovare alcuni particolari:
"La macchina è originale in tutto e per tutto - svela un soddisfatto Pierluigi - il volante è proprio quello di Ronnie con una tacca su una razza che è facilmente riscontrabile nelle foto dell'epoca. Sono riuscito a recuperare anche il sedile di Patrick Depailler che era il compagno di squadra di Peterson, altrimenti non sarei riuscito a guidare la 6 ruote con quello di Ronnie, vista la grande differenza di statura".
Martini si è "letteralmente" innamorato della Tyrrell P34 e vi invitiamo ad ascoltare cosa dice Pierluigi nella video-intervista che gli abbiamo fatto accanto alla sei ruote...
La P34 è stata restaurata secondo le specifiche dell'ultimo GP disputato, quello del Giappone 1977 quando la monoposto progettata da Derek Gardner e, poi modificata da Maurice Philippe, corse l'ultima gara. La sei ruote vinse nel 1976 con Jody Schcketer nel GP di Svezia e conquistò in 30 GP anche 1 pole, 3 giri più veloci, 14 podi e ben 100 punti iridati.
Gardner aveva convinto Ken Tyrrell alle quattro ruotine anteriori sostenendo che la monoposto avrebbe avuto una minore resistenza all'avanzamento visto che il muso carenato avrebbe ampiamente coperto le gomme davanti.
La monoposto spinta dal tradizionale Ford Cosworth DFV di tre litri aveva mostrato un'agilità in curva fantastica e una difficoltà in frenata oltre a problemi di raffreddamento del motore che hanno consigliato i tecnici Tyrrell a spostare sul muso due radiatori.
"La considero una monoposto fantastica - prosegue Martini - Philippe decise di allargare sempre di più la carreggiata nel 1977 perché la Goodyear non aveva sviluppato le gomme anteriori da 10 pollici per cui erano emersi dei problemi di stabilità nell'anteriore. La Avon che realizza oggi gli pneumatici per le F.1 storiche ha prodotto delle anteriori che sono fantastiche, per cui non solo sono tornato alla carreggiata stretta di Gardner, ma ho trovato un bilanciamento sorprendente che rende questa F1 godibile da guidare. Sono certo che se avesse potuto disporre degli pneumatici adatti la Tyrrell avrebbe vinto il mondiale".
Pierluigi è riuscito a percorrere pochi giri dell'Enzo e Dino Ferrari a causa di un problema al semiasse destro: "Mi sono fidato di chi mi diceva che non era necessaria la revisione del cappuccio, uno dei pochi particolari che non abbiamo revisionato e si è rotto. Voglio portare la macchina al concorso di eleganza di Villa d'Este, per cui faremo in modo che tutto sia in ordine, perché ci tengo a fare bella figura. Manca ancora la luce posteriore: attualmente è montata quella che è obbligatoria per correre nei GP storici, ma io la voglio orginale in ogni dettaglio. Ho trovato il fanalino in Gran Bretagna".
"Il recupero della macchina è stato complesso perché nel 1977 facevano le modifiche alla macchina e poi facevano i disegni, per cui non si è trovato molto. Per fortuna ho avuto modo di parlare con il disegnatore della Tyrrell dell'epoca che mi ha chiarito molti dubbi".
Per il "Puffo", come era stato soprannominato Martini, la Tyrrell sei ruote, ma più in generale le monoposto degli Anni '70 hanno rappresentato la summa delle meccanica, dove l'aerodinamica era approssimativa: "Ho girato a Imola senza il minimo sforzo fisico - aggiunge Martini - ora capisco perché c'erano piloti chi fumavano 40 sigarette al giorno ed erano competitivi: la sei ruote è docile, metti le ruote esattamente dove vuoi senza reazioni anomale e più potenza le dai e più ne vorrebbe".
La musica poi è cambiata:
"Certo e non solo per il turbo che ha caratterizzato il decennio successivo: negli Anni 80 con l'effetto suolo e il predominare dell'aerodinamica è cambiato tutto. Le macchine erano diventate ostiche da guidare e faticose dal punto di vista fisico. La P34, quindi, è per me un vero gioiello perché rappresenta un'epoca irripetibile!".
Perché non correre il GP di Monte Carlo storico?
"Ho chiesto se potevo realizzare una copia della macchina e con quella sarei andato a confrontarmi , ma il regolamento della gara del Principato ammette solo monoposto originali per cui ho lasciato perdere. Non vorrei rovinare tutto il lavoro che ho fatto per rimettere in ordine la P34 pr disputare una gara. Eppoi quella di Monaco è l'unica gara che meriterebbe di essere disputata, per la cornice e per il ivello dei piloti. Per tutto il resto è meglio lasciar perdere...".
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