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Vettel: "Siamo stati più veloci della Red Bull di un paio di decimi"

Vettel ammette che la Ferrari non era veloce come le Mercedes, ma era un paio di decimi più veloce delle Red Bull. La squadra del Cavallino, secondo il tedesco, è stata penalizzata dalle qualifiche perché la macchina aveva un passo da podio.

Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H

Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H

XPB Images

Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Sebastian Vettel, Ferrari on the grid
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Grid girl for Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Sebastian Vettel, Ferrari on the grid
Kimi Raikkonen, Ferrari con il compagno di squadra Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Sebastian Vettel, Ferrari on the grid

I numeri dicono che a privare Sebastian Vettel del terzo posto, che gli avrebbe permesso di salire sul podio dell’Hungaroring, sono stati i sei decimi di secondo che sul traguardo hanno separato la Ferrari del tedesco dalla Red Bull di Daniel Ricciardo. Ma non bisogna confondere la causa con l’effetto. A confermare quel margine che ha privato Seb del sesto podio stagionale è stata la posizione di partenza, figlia delle tormentate qualifiche di ieri. E non era, questo, un verdetto così scontato.

Su una pista tornata a temperature estive (53 i gradi dell'asfalto) la SF16-H si è espressa bene nell’arco dei 70 giri di gara dell’Hungaroring.
“Eravamo più veloci della Red Bull – ha spiegato Vettel - la macchina oggi andava bene. Come passo non eravamo all’altezza delle due Mercedes, che fanno un campionato a parte, ma eravamo un paio di decimi più veloci delle RB12. La strategia ci ha permesso di passare Verstappen, ma purtroppo non Ricciardo. Il problema è stata la qualifica, oggi avevamo un passo da podio, ma questa è una pista dove due decimi al giro di vantaggio non ti permettono di passare”.

Vettel era stato profeta preannunciando una corsa difficile se al via non fosse riuscito a superare le Red Bull...
“Speravo di fare di più – ha proseguito Sebastian - sono partito bene, forse anche troppo, perché la distanza fino alla prima curva è molto lunga, quindi sono dovuto uscire dalla scia un pò troppo presto. E' un peccato, perché da lì in avanti sono rimasto bloccato in quinta posizione”.

Al tedesco è giunta in aiuto la strategia Ferrari (impeccabile in gara), che gli ha permesso di scavalcare Verstappen con un undercut perfetto ai danni dell’olandese.

Quando Vettel si è ritrovato dietro alla Red Bull di Ricciardo, al muretto ferrarista (e non solo) hanno sperato in un esito positivo dell’assalto finale alla monoposto di Milton Keynes, confidando soprattutto in un problema di degrado degli pneumatici che l’australiano ha effettivamente avuto, ma non in modo così penalizzante come era stato sperato da Vettel:
“Anche a fine gara eravamo più forti, sempre un paio di decimi al giro, ma sfortunatamente non abbastanza per sorpassare. Se avessi potuto avrei fatto di più, ma ci ho provato fino alla fine. Non siamo contenti di finire quarti, perché corriamo per vincere, dobbiamo ancora migliorare in diversi punti, anche se penso che la differenza con la Mercedes non sia così grande. Sembra che loro gestissero meglio le gomme e questo vantaggio, nell'arco di molti giri, si traduce in un certo divario”.

La strategia su due soste supersoft al via poi soft e ancora soft complessivamente ha funzionato, anche se qualche dubbio è rimasto sulla possibilità di allungare lo stint centrale per poi completare gli ultimi venti giri con un set di supersoft nuovo, che erano ancora a disposizione di Vettel.

Un’ipotesi che è figlia della grande gara di Raikkonen, il quale ha coperto proprio due stint con il compound più tenero. Ma in ogni caso Vettel avrebbe dovuto superare Ricciardo in pista, impresa comunque non proprio semplice.

Anche gli stessi doppiaggi sono stati in alcune fasi un problema, con un Vettel in versione “latina” che imprecava via-radio contro le monoposto più lente. Ma dopo la gara Seb ci ha tenuto a chiarire il suo pensiero:
“Nella concitazione della gara la tensione sale quando hai la percezione di perdere tempo, e capita di dire qualche parola di troppo. Ma so che non è semplice mettersi nei panni anche di chi deve lasciare strada, e bisogna rispettare chi sta correndo. La configurazione dell’Hungaroring non aiuta, a Baku sarebbe diverso”.

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